http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/issue/feed La camera blu. Rivista di studi di genere 2022-04-11T18:41:46+00:00 La Redazione lacamerablu@unina.it Open Journal Systems <p>La versione digitale de "La camera blu" prosegue l’attività della omonima rivista in formato cartaceo nata nel 2006 dalla ricerca, dalle esperienze didattiche e dalla fitta rete di relazioni scientifiche internazionali promosse dal Dottorato in Studi di Genere dell’Università di Napoli Federico II.<br>La rivista si propone di dare spazio ai temi più stimolanti e innovativi emersi nell’ambito degli studi di genere in una prospettiva multidisciplinare, mettendo a confronto, intorno al tema monografico di ciascun numero, studi filosofici, letterari, psicologici, socio-antropologici e storici. Sezioni specifiche sono dedicate al pensiero e ai movimenti femministi postcoloniali e alle esperienze di formazione ispirate agli studi di genere.</p> http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8945 Introduzione 2022-02-28T18:40:09+00:00 Maria Rosaria Pelizzari m.pelizzari@unisa.it <div> <p>La moda​ è il tema unificante del​ ​numero 24 d​i&nbsp;​<em>La Camera Blu&nbsp;Journal of Women and Gender Studies</em>, un numero monografico<em>​</em> ​in cui, grazie a&nbsp;una prospettiva interdisciplinare,&nbsp;sono raccolti,&nbsp;intorno al concetto “Diversamente Moda”, saggi che lo attraversano dal punto di vista dell’identità e della fluidità di genere. Trovano inoltre spazio articoli che analizzano l’<em>empowerment</em> dell’impresa femminile e di soggetti percepiti come marginali, nonché contributi che studiano le differenti percezioni e rappresentazioni di corpi ‘al di là degli schemi’. Un percorso che va ​dalla Storia alla Pedagogia, dalla Sociologia alla Letteratura, alle rappresentazioni teatrali, dalla Filosofia alle Scienze della comunicazione e al marketing. Si cerca di capire sulla base di quali indizi si intravedono oggi, attraverso il marketing inclusivo, prospettive future di tipo culturale e sociale. Fino a che punto la moda può costituire una spinta di mobilità sociale e di innovazione, di abbattimento di stereotipi e di inclusività?</p> </div> <div>&nbsp;</div> 2022-02-12T14:08:46+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8881 Perspectives on Diversity and Inclusion in the Fashion Industry 2022-03-19T15:49:42+00:00 Giancarlo Pazzanese Mardones gpazzanese@gmail.com Irene Solvas Ayala lacamerablu@unina.it <p class="Standard">Nonostante un aumento della consapevolezza su argomenti come diversità e inclusione nell'industria della moda, sono ancora molti quei brand che confondono ancora questi due termini; li usano in modo intercambiabile o concentrandosi solo sul marketing della diversità, dimenticando di implementare politiche inclusive all’interno dell'organizzazione. Il saggio prende in esame le prospettive storiche, sociali, comunicative e manageriali per discutere le sfide che i brand devono affrontare quando si parla di diversità e inclusione nel settore della moda. Lo scopo è definire e chiarire i concetti chiave di diversità e inclusione e fornire esempi di come i marchi di moda li stiano integrando nei diversi aspetti delle loro attività; compresa la cultura aziendale, lo sviluppo del prodotto, la rappresentazione dei media e le relazioni con i clienti. Per quanto riguarda la diversità, l'attenzione si concentra principalmente su razza, espressione di genere, capacità fisiche, età e tipo di corporatura. L'articolo inizia affrontando come l'industria della moda sia stata storicamente basata sull'esclusione e sul privilegio, avendo un'influenza sociale sin dalle sue origini, operando da un fondamentale bisogno umano di appartenenza e stabilendo comportamenti normativi. Negli ultimi anni, la diversità è stata al centro della scena, ma molto c’è ancora da fare. Sebbene l'anno 2018 sia stato considerato “l'anno della diversità” dai media della moda, le analisi quantitative della rappresentazione dell'identità plus size, multirazziale o transgender tra il 2018 e il 2021 non supportano tale affermazione. Quello che manca è un radicale cambiamento di mentalità. Le persone tendono a pensare in termini binari, mentre una prospettiva inclusiva non vede confini ma una transizione fluida che collega e unisce gli opposti. Un altro concetto chiave discusso è quelo dell’intersezionalità, che considera come i diversi aspetti della discriminazione sociale si sovrappongono l’un l'altro. Dopo l’analisi storica e sociologica dell'industria della moda e l'elaborazione dei concetti chiave rilevanti per la discussione, questi vengono applicati all'analisi di brand, prodotti del settore moda. Il saggio prende in esame quattro esempi di buone pratiche nei marchi di prêt-à-porter. Infine, si parlerà di quei cambiamenti strutturali necessari all'interno di un'organizzazione al fine di creare una cultura dell'inclusione.</p> <p class="Standard"><em>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Parole chiave</em>: inclusione, diversità, pensiero binario, intersezionalità, genere inclusivo, moda inclusiva</p> <p>&nbsp;</p> 2022-02-12T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8921 Moda, identità e cultura: promuovere l’inclusione attraverso l’Apprezzamento Culturale 2022-02-28T18:39:35+00:00 Francesca D'Acierno f.dacierno@studenti.unisa.it Bice Della Piana bdellapiana@unisa.it <p>“Simbolizzare le persone” non basta a trasformare la diversità culturale in una filosofia cardine del proprio modo di lavorare e comunicare. Diversità e Inclusione non sono un fenomeno di tendenza. Esse rappresentano un valore fondamentale che va reso attivo, ossia una pratica, all’esterno e all’interno delle organizzazioni. La diversità dovrebbe essere vissuta come una forza (approccio positivo) che muove e motiva le azioni delle Maison della Moda affinché il coinvolgimento con culture differenti possa portare ad una concreta pratica inclusiva. Il presente lavoro muove da tale premessa per affrontare il problema dell’Appropriazione Culturale fino a riportare, dopo l’evidenza di tali casi negativi, anche le opportunità derivanti dall’Apprezzamento Culturale. Termina con una riflessione sulle competenze necessarie affinché sia promosso un comportamento inclusivo finalizzato alla eliminazione di atteggiamenti non rispettosi delle altrui culture.</p> 2022-02-25T20:52:25+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8920 Positividad Corporal en la moda ¿estrategia de mercado o inclusión?, acercamiento desde la percepción de hombres y mujeres mexicanas 2022-02-28T18:39:52+00:00 Berenize Galicia Isasmendi berenize.galicia@correo.buap.mx <p>En la presente investigación parto de la concepción propuesta por Jessica Cwynar —en <em>Documenting feminity: body positivity and female empowerment on instagram</em>— para el movimiento body positivity, entendido como el mensaje (visual o escrito) que busca la inclusión de todo tipo de cuerpos para promover la aceptación y el amor propio. Este movimiento surge como algo urgente para contrarrestar la belleza irreal que exhiben los medios masivos de comunicación, específicamente las redes sociales. Sin embargo, tal como afirma Cwynar, hay marcas de ropa que han visto en el body positivity una forma más de mercantilización y objetivación del cuerpo.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Ante la posibilidad de una verdadera inclusión, surge la pregunta central de esta investigación ¿en el mundo de la moda, de manera específica en México, realmente se trata de una inclusión o es una estrategia más de venta? Para responder a esta pregunta reflexiono sobre las premisas del movimiento de la Positividad Corporal desde la propuesta del feminismo descolonial antirracista. Este feminismo es fundamental porque permitió, además, generar una encuesta centrada en la cotidianidad de los encuestados e indagar en su percepción y valoración. Los encuestados fueron un grupo de 37 personas (hombres y mujeres mexicanas, en un rango de edad de los 16 a 42 años). Presento los resultados a partir de una valoración de tipo cualitativo.</p> 2022-02-13T17:39:04+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8898 Diversamente bianco. L’abito da sposa nella (de)costruzione dei generi 2022-02-28T18:39:56+00:00 Monica Di Barbora monica.dibarbora@gmail.com <p>Il saggio ripercorre brevemente la storia dell’abito bianco da sposa, evidenziando le ragioni del suo successo e mostrando le incrostazioni di senso che l’hanno reso uno dei simboli della femminilità eteronormativa. Quindi presenta tre artiste che hanno lavorato sulla decostruzione degli stereotipi legati all’abito bianco e la sua risignificazione.</p> <p>Marcella Campagnano e Tomaso Binga partecipano alla vivacità culturale e artistica del movimento femminista degli anni settanta. Campagnano mette in discussione, in un processo di produzione fotografica collettivo, la straordinarietà della sposa in abito bianco, riducendola a uno dei molti ruoli attribuiti alle donne dal patriarcato. Binga, invece, con una fotografia di se stessa nel doppio ruolo di sposa e sposo, svela la costruzione e l’interscambiabilità dei generi anticipando, in qualche modo, l’idea del genere come rappresentazione di sé. Pippa Bacca, infine, trent’anni dopo, in un contesto storico-sociale completamente mutato, assume consapevolmente l’abito bianco come simbolo positivo ma attribuendogli un valore che, oltre l’idea di coppia, si estende a una visione di collettività ampia e di celebrazione della vita e della pace.</p> 2022-02-13T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8940 Gli abiti nell’identità trans. Note sul senso del vestire e sulla risignificazione trans tra terfismo e prigioni 2022-02-28T18:39:46+00:00 Claudia Musso claudia.musso96@gmail.com <p>Che ruolo hanno gli abiti femminili nella costruzione dell’identità delle donne transessuali? L’acquisizione delle insegne stereotipiche di genere è un fattore necessario nella vita di alcune di loro? Sarebbe possibile, o preferibile, che tutte le vite trans fossero vissute in modo <em>genderless</em>? In questo lavoro, esplorerò le critiche che il femminismo radicale trans-escludente muove all’assunzione delle insegne tradizionali del femminile nel contesto della vita trans e proporrò delle repliche, mostrando il ruolo cruciale che tale acquisizione riveste, non solo nella costruzione dell’identità di alcune donne trans, ma anche nel contesto più ampio della lotta al sistema etero-patriarcale. A questo scopo, cercherò di mettere in luce come il femminismo terf fraintenda l’identità trans, mostrandone la portata sovversiva ed esplorando i complessi e spesso contraddittori processi di soggettivazione delle vite trans e, in generale, oppresse. Infine, rivolgendo un breve sguardo a quel microcosmo che è il sistema carcerario, cercherò di fornire un esempio pratico di quanto possa essere deleterio sminuire ciecamente l’assunzione delle insegne classiche del femminile.</p> 2022-02-16T18:14:12+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8888 Il Made in Italy cinese di San Giuseppe Vesuviano 2022-04-11T18:41:31+00:00 Anna Maria Musilli musilliannamaria@gmail.com <p>Il saggio prende in esame l’attività imprenditoriale dei cinesi, cui contribuiscono anche le donne. In particolar modo viene analizzata la gestione di attività laboratoriale e di vendita nel settore dell’abbigliamento a San Giuseppe Vesuviano. In questa zona i cinesi non rivendicano spazi propri, né hanno creato una sorta di Chinatown, ma sono stati capaci di penetrare in maniera silenziosa all’interno dell’economia locale: entrando a San Giuseppe si ha la sensazione di essere trovarsi in un paese la cui attività precipua è l’attività commerciale all’ingrosso e al dettaglio nei settori dell’abbigliamento, della biancheria e dei tessuti. L’unica differenza che può percepire l’osservatore esterno è data dal fatto che i negozi all’ingrosso, che hanno conservato la loro struttura originaria, oggi sono gestiti dai cinesi. Il primo segnale esterno che consente di cogliere il cambiamento è dato dalle lanterne che sono esposte dinanzi ad ogni ingresso. La zona dei negozi, quindi, non ha assunto le caratteristiche che possano connotarla come quartiere etnico, ma ha conservato la fisionomia precedente all’arrivo dei cinesi. Essi seguono un percorso imprenditoriale ben preciso: dapprima lavorano come dipendenti presso altri cinesi, in un secondo momento, quando hanno accumulato un po’ di danaro aprono un laboratorio sartoriale; solo dopo alcuni anni investono gli utili nell’apertura di attività commerciali all’ingrosso di abbigliamento e biancheria.&nbsp; Nel settore dell’abbigliamento hanno dato vita ad un mercato con produzione di articoli di fattura non molto ricercata e dai prezzi concorrenziali rispetto ai prodotti italiani. Ciò è possibile perché essi intendono il lavoro autonomo completamente sganciato da regole e da norme: all’attività lavorativa molto spesso partecipano anche le mogli e i figli, che non sono inquadrati legalmente.</p> <p>Oggi i cinesi di San Giuseppe sono consapevoli della loro forza economica e si difendono meglio degli italiani della crisi acuita dalla pandemia. Riescono a vendere e a conservare il loro spazio senza aver dovuto modificare eccessivamente la loro offerta. Ma se l’emergenza virale ci ha insegnato che i processi simbiotici anomali devono essere corretti, spostando il discorso dal virus agli uomini, si dovrebbe lavorare per riequilibrare i rapporti all’interno di una società che è ancor più precaria del passato e a rischio di continui disequilibri e di frizioni etniche.</p> <p>&nbsp;</p> 2022-04-11T16:18:53+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8947 Scritto sul corpo. Lettura della moda curvy 2022-02-28T18:39:41+00:00 Alfonso Amendola alfamendola@unisa.it <p>La bellezza non è un concetto statico. Eppure sin dalle origini i canoni generali stabiliscono ciò che per la società assume il significato di “bello”. E così il canone di bellezza è l'ideale estetico, espressione esteriore della persona, plasmato dalla società e dipendente dall’epoca nonché dalla situazione storica, economica e sociale di un popolo, di una cultura e di una comunità. Da ciò ne consegue che ogni periodo storico definisce un proprio canone estetico. E senza volerci appellare alle radici fondative dell’antica Grecia ma semplicemente analizzando l’ultima metà del secolo scorso, si intuisce che ideali di bellezza anche molto distanti tra loro si sono continuamente susseguiti (basti pensare ad esempio alla morbida fisicità di Marylin Monroe contrapposta alla magrezza quasi estrema di Twiggy, giusto per fare qualche esempio).</p> <p>L’idea di partenza di questa indagine è quella di analizzare il corpo nella sua complessità della tipologia “curvy” e come s’inserisce in maniera innovativa ed antidiscriminatoria nell’universo della moda. Se ancor oggi sono insopportabilmente quotidiani i casi di body shaming, di non accettazione del proprio corpo, di discriminazioni causate da un numero su una bilancia. Dall’altro vediamo come la dimensione “curvy” diventa sempre più centrale nei grandi immaginari social, nel lavoro di influencer e nello specifico del nostro discorso in quel grande storytelling che è la moda contemporanea. Traendo spunti da questa riflessione, il saggio si concentrerà sull’evoluzione del corpo femminile e nello specifico sulle curvy influencer nell’ambito della moda. Partendo da alcuni necessari approfondimenti dedicati ai cambiamenti e all’evoluzione del corpo femminile nell’era pre social fino a giungere all’attualità. In pratica partendo dagli anni Sessanta-Settanta (le curve delle famose pin-up) fino ad arrivare ad uno stereotipo di bellezza nel nuovo millennio caratterizzato da una magrezza estrema. Poi altro elemento d’analizzare sarà quello specifico delle curvy influencer e delle modelle curvy che diffondono messaggi sul body positive attraverso i Social Network (in particolare la piattaforma Instagram). E definendo, quindi, il rapporto tra una nuova concezione di bellezza che non è più sinonimo di magrezza ed il social network fortemente radicato nella quotidianità della gran parte della popolazione mondiale.</p> 2022-02-16T18:31:53+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8889 Gli abiti di scena gender fluid: l’influenza di Oskar Schlemmer su David Bowie e Lady Gaga 2022-03-28T14:09:24+00:00 Jessica Camargo Molano j.cavalagliocamar@students.uninettunouniversity.net Michelle Grillo michelle.grillo@studenti.uniecampus.it <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Nel 1922 Oskar Schlemmer portò in scena il <em>Triadisches Ballett</em>, una grande rivoluzione i cui effetti sono visibili ancora oggi. L’artista applicò i principi della scuola d’arte tedesca Bauhaus al mondo teatrale, trasformando il rapporto tra attori ed oggetti posti sulla scena in rapporti geometrici.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Schlemmer spoglia la figura umana delle sue caratteristiche intrinseche, prima fra tutte l’unicità, e la presenta in scena come una maschera costituita da elementi geometrici. Per Schlemmer i protagonisti dell’opera non hanno un sesso definito, gli abiti li trasformano in architetture semoventi. Il corpo non ha genere, è solo un insieme di linee, figure piane e solide. Gli abiti sono realizzati con quelli che Schlemmer definisce «elementi plastici colorati o metallici che si muovono nello spazio, realizzati con materiale che è tanto eccitante usare nel nostro tempo di invenzioni tecniche e di nuove sostanze».</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; La sperimentazione di Schlemmer era così avanguardistica da colpire anche gli artisti delle epoche successive. Il corpo diventa elemento centrale, «inteso come performance, cioè come costruzione sempre aperta dell’identità materiale»(Calefato, 1996). In più occasioni David Bowie, artista che ha reso il suo stesso corpo un’opera d’arte gender fluid, ha tratto ispirazione dalle opere di Schlemmer. Nel 1974 Bowie apparve nel video di <em>Ziggy Stardust </em>con un costume disegnato da Kansai Yamamoto, che di fatto riproduceva uno dei costumi del<em> Triadisches Ballett</em>. Nel dicembre 1979 Bowie si esibì al <em>Saturday Night</em> <em>Live</em> in un abito estremamente modulare, anch’esso sembrava appena uscito dal balletto di Schlemmer. Si trattava di un outfit con spalle larghe, stretto in vita e assottigliato verso i piedi. L’abito riduceva il corpo del cantante in una forma geometrica esattamente come i protagonisti dell’opera di Schlemmer.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; La vivacità della sperimentazione di Schlemmer continua tutt’oggi a colpire l’immaginario degli artisti. Nel 2009 Lady Gaga si affida alla designer Bea Åkerlund per la realizzazione degli abiti da indossare sul set del video <em>Paparazzi</em>. La Åkerlund non viene dal mondo della moda tradizionale, ma da quello del design industriale (ha anche disegnato una collezione per <em>Ikea</em>). La designer decide di creare per Lady Gaga una commistione tra accessori di moda già presentati nelle sfilate di <em>Thierry Mugler, John Galliano, Chanel, Christian Dior e Dolce &amp; Gabbana</em>, ed abiti realizzati appositamente per il video. L’obiettivo della Åkerlund è quello di dare nuova forma al corpo umano, in accordo sia con il pensiero di accettazione del proprio aspetto, di cui Lady Gaga si è sempre fatta portatrice, sia con la narrazione portata avanti dal regista del videoclip Jonas Åkerlund.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Per raggiungere il suo obiettivo, Bea Åkerlund trae ispirazione proprio dalla geometrizzazione del corpo umano proposta dalla sperimentazione di Oskar Schlemmer nel <em>Triadisches Ballett</em>. Situazione analoga nel video di <em>Bad Romance</em>, in cui gli abiti e gli accessori realizzati dal designer Alexander McQueen sembrano snaturare la corporeità di Lady Gaga: non esiste un femminile ed un maschile, ma solo forme.</p> 2022-02-25T21:23:38+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8948 Luoghi e territori nell’espressione della moda 2022-03-19T18:40:17+00:00 Antonina Plutino aplutino@unisa.it Paola Zoccoli aplutino@unisa.it <p>&nbsp;Gli stilisti, visionari per definizione, hanno da sempre incarnato l’ideale estetico nella donna. Il lavoro del creatore di moda si propone come costruzione di una dialettica espressiva tra la liberazione della essenza femminile, che si dispiega in ogni sua <em>nuance,</em> sublimata nel luogo della sfilata come manifestazione di minoranze o di status, sintetizzando nel codice di abbigliamento l’identità di un movimento o quella delle idee di cui si è portatori. La moda è canone estetico condiviso che diventa regola di abbigliamento, ma chi fa moda intende creare e ricreare quella regola di stile cogliendo e determinando tendenze che sono chiaramente visibili nella sfera sociale e culturale, e si manifestano nei luoghi di esistenza dei soggetti che vivono un determinato territorio.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Lo spazio espressivo estetico definisce un luogo in grado di superare l’ortodossia routinaria, come proposta ed interpretazione di idee e valori attraverso cui sagomare l’identità. Il profilo estetico diventa la componente rappresentativa del contesto come luogo, visivo e fisico, di riconoscimento e di appartenenza. Questo profilo si trasforma nel ridisegno di modelli, colori e materiali, che diventano sintesi di “nuove diversità”, che alla stregua di quelle biologiche, sono capaci di esprimere la ricchezza mutevole di un mondo che si evolve.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; La realtà composita data dalla componente sociale, da quella sostenibile, dal ruolo femminile e dall’affermazione della parità di genere, &nbsp;la si ritrova nelle iniziative di organismi internazionali che&nbsp; estrinsecano la trasversalità e la forza unificante nello spazio della essenza della moda in ogni <em>shaping expression</em>, <em>be yourself-find itself</em>, &nbsp;<em>empower over border</em>, &nbsp;<em>ride through borders</em>, perché la moda e le mode esprimono la “foggia” delle cose plasmando l’oggetto qualificato come di moda, indicato dall’espressione come la manifestazione di un modo di essere in uno spazio, in un territorio, ma anche ponte per superamento di confini.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Attraverso gli <em>hint</em> della storia dell’abbigliamento si delineano negli oggetti indossati gli elementi denotativi: lo status, il lutto (<em>burial</em>), il credo religioso (i dervisci rotanti), il genere, ecc., che da un ruolo espressivo passivo passano ad un ruolo prospettico sociale. I territori in cui ciò prende forma saranno oggetto del paper e da una loro sistematica presentazione, attraverso il criterio analitico della catalogazione delle semantiche della moda, si tratteggeranno i fattori della espressività rafforzativa dei movimenti da cui assumono profili configurativi di nuovi spazi e territori della realtà.</p> 2022-03-19T15:38:37+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8887 “Girls aren’t what they used to be”: renegotiating gender roles in Agatha Christie’s Beresford novels 2022-04-11T13:27:15+00:00 Debora A. Sarnelli dsarnelli@unisa.it <p>Il saggio prende in esame la figura di Tuppence Beresford, un esempio di donna moderna secondo la Christie. Tuppence personifica quella indipendenza sociale ed economica che le donne iniziano ad acquisire durante e dopo gli anni della Grande Guerra. Tuppence sa bilanciare la propria vita privata con gli impegni professionali e sfrutta a suo vantaggio i limiti che la società impone alle donne.</p> <p>Con i romanzi di Tommy e Tuppence, Christie mette in discussione la relazione tra donne e sfera domestica e sovverte i ruoli di genere tradizionali. La donna non è relegata ai soli compiti domestici, ma partecipa attivamente alle avventure in un rapporto di parità sia sul piano professionale che privato. I due investigatori, infatti, incarnano un esempio di collaborazione personale e professionale tra uomo e donna.</p> 2022-02-27T23:21:34+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8942 Unveiling rights 2022-03-29T18:40:40+00:00 Giuliana Cacciapuoti info@giulianacacciapuoti.it <p>Dal 2015 Modest fashion indica un modo di vestire femminile e le musulmane osservanti ritengono che sia esempio di empowerment. Marchi famosi producono collezioni in forma islamicamente corretta e il settore fattura 250 milioni annui. Il termine è però ambiguo, sottende un “concetto cinico” che mette a rischio diritti, pari opportunità. Codificare cosa sia adatto o non per l’abbigliamento femminile, quantificare la superficie di pelle esposta come passaporto per affrontare lo spazio pubblico,</p> 2022-03-29T16:27:39+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8922 ¿Qué hay detrás de un vestido nupcial? La novia en la Grecia Antigua 2022-04-11T18:41:34+00:00 Elena Duce Pastor elena.duce.pastor@gmail.com <p class="Standard">La preparación, arreglo y vestido de la novia tuvo implicaciones económicas y sociales en la Grecia Antigua. Era una oportunidad para la familia de mostrar su estatus y de formar solidaridades femeninas entre ambas partes. En este artículo estudiamos los casos de Atenas y Esparta, dos ciudades que se consideran antagónicas y que ritualizaron el matrimonio de maneras opuestas. No obstante, en ambos casos huvo una clara proyección de los valores cívicos y del ideal de la virtud de sus mujeres. Las novias eran preparadas en un ambiente íntimo dotándoles de elementos simbólicos que facilitaban el tránsito al estatus pleno como mujeres casadas y educadoras de los futuros ciudadanos.</p> <p>&nbsp;</p> 2022-04-11T15:19:38+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8941 White garments, petticoats and straw hats: analysing sartorial clues in Wilkie Collins’s The Woman in White 2022-02-28T18:39:27+00:00 Debora A. Sarnelli dsarnelli@unisa.it <p>Il seguente lavoro prende in esame la dimensione simbolica che gli abiti acquisiscono in relazione ai personaggi principali del romanzo di Wilkie Collins, The Woman in White. I vestiti bianchi di Anne e Laura diventano strumenti per costruire e controllare l'identità femminile. Gli abiti eccentrici che indossano Marian e Fosco, invece, simboleggiano il loro essere personaggi che spesso si muovono tra diversi ruoli di genere. Infine, gli abiti come simbolo dell'autorità patriarcale e di controllo del corpo femminile saranno esaminati in relazione a due personaggi femminili secondari, Madame Fosco e Mrs Catherick.</p> 2022-02-27T22:40:31+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8923 El vestir femenino español a través de la literatura moral, 1677-1691 2022-04-11T18:41:42+00:00 Erika Galicia Isasmendi ergalia@hotmail.com <p>El presente artículo analizará el discurso proveniente de dos manuales religiosos que se enfocaron en señalar las maneras correctas en el vestir femenino y que tuvieron&nbsp;como tarea “educar” y “controlar” los modales y la corporeidad femenina.&nbsp;El primero de ellos corresponde al autor&nbsp;Juan Bautista con su&nbsp;<em>Juicio theologico moral, que hace de las galas, escotados y aceites de las mujeres</em>&nbsp;(1677) y el segundo a Antonio de Escaray,&nbsp;<em>Voces del dolor. Nacidas de la multitud de pecados, que se cometen por los trajes profanos, aceites, escotados, y culpables ornatos</em>&nbsp;(1691).&nbsp;En las ideas que se manejan en dichos textos, se observa como un acto normal y cotidiano, la forma de vestir de las mujeres, fue vigilado con el objetivo de evitar la lujuria; pues según señalan dichos manuales el uso de joyas, de encajes, de telas suntuosas y vestidos escotados provocaban desórdenes y despertaban las pasiones. San Agustín decía a este respecto, que hay personas que viven según la carne, en los deleites corporales inclinados a la sensualidad del cuerpo (vestir y actuar) cuya “malicia” del apetito se llama “Libido” y que los movimientos torpes y deshonestos del cuerpo provocan muchos vicios. La Magdalena es un claro ejemplo de la mujer pecadora “al presentar la fealdad, y abominación debido a la inmundici de sus torpezas y profundo abismo de vicios.” Su cuerpo y sus sentidos, al pertenecer a una prostituta, son mostrados como instrumentos de “deleite y seducción (mostrando) los ojos altivos, su larga caballera y un cuerpo desnudo”.&nbsp;</p> 2022-04-11T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8925 Moda e imagen corporal 2022-04-11T18:41:39+00:00 Mariela Favero mariefavero@yahoo.com.ar Esteban Nicolás Zucchelli di.zucchelliesteban@gmail.com <p>El presente artículo busca comprender cómo se construye el ideal de cuerpo perfecto por influencia de la moda, interviniendo en la representación social, cultural y su impacto; y cuál es el camino hacia una posible inclusión de la diversidad corporal en la moda. Así mismo, contribuir a los estudios de la moda y la imagen corporal presentando diferentes escenarios que reflejan la incipiente demanda por parte de los consumidores en relación a la exclusión en moda. Se relevarán algunas voces de diferentes actores sociales del territorio Argentino, que buscan ser escuchadas. Las mismas están cargadas de valores y experiencias que manifiestan una necesidad de cambio.&nbsp;</p> 2022-04-11T11:36:53+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8946 Sustainable fashion sector through a gender diversity perspective: evidence from Italy 2022-02-28T18:40:02+00:00 Daniela Sica dsica@unisa.it Benedetta Esposito dsica@unisa.it Maria Rosaria Sessa masessa@unisa.it Ornella Malandrino ornellam@unisa.it Stefania Supino stefania.supino@uniroma5.it <p>Negli ultimi decenni, le molteplici pressioni determinate dal contesto estremamente complesso in cui le organizzazioni si sono trovate ad operare, hanno imposto cambiamenti incessanti nelle politiche gestionali e strategiche, per affrontare e, quindi, individuare nuove soluzioni ai possibili problemi.</p> <p>Il mondo della produzione e, in particolare, quello della moda è chiamato ad assumere precise responsabilità morali basate su principi etici socialmente condivisi, capaci di creare, attraverso strategie sagge e lungimiranti, un valore sostenibile per tutti gli attori del ‘web della vita’.</p> <p>Lo scopo di questo contributo è evidenziare come il coinvolgimento delle organizzazioni che operano nel settore della moda sia necessario per ‘costruire’ una sostenibilità duratura, in quanto capace di integrare la crescita con la competitività, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sociale. Ciò è dovuto alle straordinarie sinergie che possono nascere dall’adozione strutturata di percorsi improntati alla sostenibilità, all’inclusione delle diversità e alla promozione di dinamiche orientate allo sviluppo locale.</p> 2022-02-12T18:10:35+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8943 Il Diversamente Moda attraverso lo storytelling di Benedetta De Luca 2022-03-29T18:40:42+00:00 Annachiara Guerra achiaraguerra@gmail.com <p>I temi che ruotano attorno all’espressione “Diversamente Moda” possono essere affrontati secondo vari punti di vista. Attraverso un approccio sociologico e di analisi dei media, calato anche nei vari periodi storici, si può evincere come ci siano stati profondi cambiamenti associati al concetto di moda e come la moda stessa si sia approcciata alle diversità. Oggi con l’avvento di internet e dei social media, la moda e i grandi brand trovano un modo per veicolare particolari temi e messaggi molto sensibili, tra cui quello dell’inclusività rivolta a ogni genere di corpo. Lo scopo del saggio è capire le dinamiche e i meccanismi della moda e dell’inclusività nel presente attraverso il prezioso contributo dell’influencer Benedetta De Luca.</p> 2022-03-29T16:17:03+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8900 Female ecopreneurship in the Italian Fashion Industry: a preliminary study 2022-04-11T12:49:27+00:00 Cristina Santini santini.cristina@gmail.com Stefania Supino stefania.supino@uniroma5.it Mario Testa mtesta@unisa.it <p>Female entrepreneurship is a growing research issue that has progressively gained interest among scholars. At the same time, the topic of sustainable entrepreneurship, and more specifically ecopreneurship, has emerged in the literature, highlighting the gradual development of women's businesses in many fields, including the fashion industry. This phenomenon was favoured by the market demand for sustainable products and the increased importance of corporate social responsibility in strategic management in many fields, including the fashion industry.</p> <p>&nbsp;&nbsp;&nbsp; Starting from an overview of some of the emerging drivers influencing the fashion industry for long-lasting competitiveness, such as sustainability and circular economy, in this paper, a reasoned literature review on the topics of ecopreneurship and female entrepreneurship will be performed with a focus on the fashion industry. An analysis of information gathered from multiple web-based sources will be performed to investigate the phenomenon of female fashion ecopreneurship in Italy. Therefore, some stories can be a source of inspiration and emulation and can represent a sparkle for transforming an idea into a start-up company.</p> 2022-04-11T12:37:16+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8919 La moda come processo di inclusione ed esclusione nei giovani 2022-04-11T18:41:37+00:00 Antonio Elefante aelefante@unisa.it <p class="Default">Il saggio, partendo dal Manifesto&nbsp; dell‘Inclusione e della Diversità della moda,&nbsp; intende affrontare il concetto di moda nella sua ambivalenza e complessità, nella fattispecie l’attenzione viene focalizzata sui processi di inclusione e di esclusione sociale che la moda determina all’interno di un gruppo di giovani.</p> <p>&nbsp;</p> 2022-04-11T14:29:05+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8944 Il marketing inclusivo: reale cambiamento di prospettiva? 2022-03-28T18:40:51+00:00 Maria Giuseppina Matrona Della Valle mapistyle@gmail.com <p>Nella società detta 5.0 si sta assistendo all’abbattimento di tutti i confini e all’avvento della rete digitale, cambiamenti che consentono la nascita e lo sviluppo di ibridazioni culturali (Kotler, Kartajaya, Setiawan, 2021). Il superamento di vecchi cliché permette di definire normale ciò che precedentemente era solo eccezione. Questa nuova attitudine relazionale si è riversata anche sui comportamenti di acquisto. Le aziende si avvicinano ai clienti ridisegnando il proprio brand, costruendo identità visive che rispecchiano le caratteristiche del target a cui si riferiscono, acquisiscono un nuovo linguaggio. Ne sono esempi le numerose campagne a favore delle donne, della comunità LGBT+, dei diversamente abili. Viene allora naturale chiedersi se le aziende sono diventate realmente più sensibili a queste tematiche o se sentono oggi di dover ‘necessariamente’ accogliere questi valori, come una sorta di diktat. &nbsp;Tali considerazioni, insieme all’analisi delle strategie di marketing, hanno guidato la nostra indagine per capire, da una parte, le metodologie, le strategie del marketing nell’avvicinare ‘altri’ utenti e ampliare la propria fetta di mercato. Dall’altra parte, osservando le attuali tendenze del marketing a dare voce alle nuove realtà socio-culturali emergenti, abbiamo cercato di far emergere i primi effetti, e le linee di tendenza, delle nuove campagne sulla cultura e la mentalità del pubblico dei consumatori.</p> 2022-03-28T16:32:15+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/camerablu/article/view/8896 L’idea della moda è plurale: linguaggi, soggetti, corpi, culture 2022-04-11T18:41:46+00:00 Hernán Rodríguez Vargas erodriguezvargas@unisa.it <p>I tre volumi che compongono Moda &amp; Mode, tradizione e innovazione (Franco Angeli, 2020), a cura di Maria Rosaria Pelizzari affrontano l’idea della moda come una continua esperienza del presente. Sono 79 gli autori che hanno apportato il loro contributo a questo progetto, occupandosi della moda in numerosi ambiti del sapere, che vanno dalla sociologia alla psicologia, dalla storia dell’arte alla linguistica e alla letteratura, dall’economia alle scienze della comunicazione, mettendo in evidenza il senso in cui l’idea della moda, anche se di solito immaginata al singolare, è assolutamente plurale e multipla.</p> 2022-04-11T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement##