Il Giappone. Studi e Ricerche
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<p>Siamo molto lieti di aprire questa breve presentazione al numero inaugurale della Rivista <em>Il Giappone. Studi e Ricerche</em> ringraziando vivamente il Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, Prof. Roberto Tottoli, e il Direttore del Dipartimento Asia, Africa e Mediterraneo, Prof. Andrea Manzo, per il prezioso sostegno ricevuto. Estendiamo il ringraziamento alla Prof.ssa Matilde Mastrangelo, Presidente dell’Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi Aistugia, per il messaggio di saluto che ha voluto indirizzarci. Ringraziamo altresì il Prof. Adolfo Tamburello, Direttore per circa cinquant’anni della pubblicazione periodica <em>Il Giappone,</em> a tutti noi ben nota, fucina di ricerche innovative, approfondimenti, approcci originali, e di fatto scuola e trampolino di lancio per svariate generazioni di ricercatori e studiosi del Giappone. È di certo un grande privilegio per noi dar vita a questa nuova rivista, in quanto di fatto espressione e risultato di tale antica e consolidata tradizione dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”: intenzionalmente, dunque, ne abbiamo mantenuto l’esplicita evocazione nel titolo.</p> <p>I messaggi di saluto e di augurio ricevuti, che accompagnano questo volume inaugurale, ci onorano e ci rendono ancor più consapevoli della rilevanza dell’impegno assunto. Ci auspichiamo sinceramente di poter contribuire alla diffusione degli studi sul Giappone, di stimolarne lo sviluppo, e di fornire a ricercatori e specialisti, sia giovani sia studiosi affermati, un appropriato strumento di confronto e di dialogo con la comunità scientifica ed accademica, muovendone l’agire anche in un contesto internazionale. Di qui la scelta di accogliere nella nostra rivista, che avrà periodicità annuale, testi in lingua inglese, giapponese, italiana. Per la selezione dei saggi è stato adottato il sistema del doppio referaggio anonimo, secondo rigorosi criteri di selezione. Nella sezione “<strong><em>In evidenza”</em></strong>, ci riserviamo di inserire occasionalmente saggi e scritti di coloro che sono stati e sono Maestri nel condiviso cammino di ricerca.</p> <p>In questo primo numero abbiamo voluto dedicare un posto d’onore al Professore Emerito Ury Eppstein, musicologo israeliano di fama internazionale, che ha voluto donarci il suo saggio “Militarism in Japanese School Songs” e che ringraziamo calorosamente. Attivo sin dagli anni Cinquanta in Israele, Giappone ed Europa, il Prof. Eppstein ha tradotto testi importanti del repertorio kabuki, come il <em>Kanjinchō</em>, e scritto monografie fondamentali nel campo delle ricerche musicologiche, con particolare riferimento al Giappone. Tra i numerosi e prestigiosi riconoscimenti ricevuti per la sua attività scientifica ed accademica, ricordiamo l’onorificenza dell’Ordine del Sol Levante Raggi in Oro con Nastri conferitagli nel 1989.</p>UniorPressit-ITIl Giappone. Studi e Ricerche2724-4369物語の構成原理としての異界往還と、近代におけるリアリティーの確保
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<p></p> <p class="CorpoA">La tipologia narrativa in cui l'eroe va avanti e indietro verso e da un altro mondo è una delle strutture di base del racconto. L'atto stesso della lettura è un movimento da e verso un altro mondo. Tuttavia, nei tempi moderni, si è reso necessario garantire un certo livello di realtà che si adatti al pubblico dei lettori. Ecco alcuni modi per farlo, utilizzando come esempio i moderni romanzi giapponesi.</p> <p class="CorpoA">Esempi di come garantire la realtà:</p> <p class="CorpoA">(1) Impostare l'altro mondo su un mondo che presenti elementi di continuità rispetto al mondo reale.</p> <p class="CorpoA">(2) Mostrare prove fisiche che motivino in modo convincente lo spostamento.</p> <p class="CorpoA">(3) Meccanismo narrativo.</p> <p class="CorpoA">(4) Tratteggiare la realtà sensoriale percepita dal personaggio che si è spostato.</p>SHINDŌ MASAHIRO
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2025-02-162025-02-16271210.6093/2724-4369DIPLOMAZIA E DUALISMI RELIGIOSI NEL GIAPPONE DEL PRIMO ‘700
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<p></p> <p class="CorpoA">Il 25 agosto 1708, il missionario palermitano Giovanni Battista Sidoti (1668-1714) partì per la terza volta da Manila con la nave <em>Santissima Trinidad</em> e sbarcò a Yakushima nella tarda notte del 10 ottobre 1708. Subito catturato, fu sottoposto all'esame dei governatori dell'isola e, non essendoci interpreti, si decise di trasferirlo immediatamente a Nagasaki. All'interno della città portuale, a causa della politica di isolamento del Paese, agli olandesi fu permesso di rimanere, confinati nell'isolotto di Dejima. Ed è proprio agli olandesi che il governo, rendendosi conto dell'impossibilità di comunicare con una persona straniera, chiese aiuto per capirlo.</p> <p class="CorpoA">Questo articolo si propone di analizzare l'interrogatorio a Sidoti, come riportato nei rapporti degli olandesi, chiamati in causa per mediare questi incontri con il missionario, e, soprattutto, il ruolo che essi ebbero, come testimoni oculari, nel tentativo del missionario di ristabilire le relazioni con il Giappone e le missioni cattoliche. Vedremo anche, da un lato, l'immediato risentimento del sacerdote nei confronti degli olandesi, che ritiene i fautori dell'espulsione degli europei cattolici dal Giappone; dall'altro, come gli olandesi si sentano minacciati dalla presenza dell'ecclesiastico tanto da screditarlo palesemente.</p>CAROLINA CAPASSO
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2025-02-162025-02-162134610.6093/2724-4369KOTODAMA AND KIMIGAYO: THE ‘SPIRIT OF LANGUAGE’ MYTH AND JAPAN’S NATIONAL ANTHEM
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<p></p> <p class="CorpoA">Questo articolo discute il rapporto tra il <em>kotodama</em>, il mito dello “spirito della lingua”, e la controversia sull'inno nazionale in Giappone da un punto di vista sociolinguistico. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, l'inno nazionale giapponese, <em>Kimigayo</em> (Regno di Sua Maestà Imperiale), ha suscitato sentite controversie all'interno della coscienza nazionale. Coloro che apprezzano la canzone sostengono che si tratta di un inno nazionale tradizionale cantato fin dal XIX secolo con un testo basato su un <em>waka</em> classica scritta nel X secolo. Coloro che la criticano considerano il testo imperialista e associano la canzone alle connotazioni negative della guerra. Sebbene sia chiaro che l'opposizione si basa principalmente su un'interpretazione politica del testo, questo articolo fa luce sul ruolo del <em>kotodama</em>, il mito giapponese dello spirito del linguaggio, e sul suo possibile legame con l'intensità non comune della controversia. L'idea principale alla base del mito del <em>kotodama</em> è che le parole, pronunciate in un certo modo, abbiano un impatto sulla realtà grazie al potere divino. Sulla base di questa premessa, il mito del <em>kotodama</em> è stato reinterpretato e incorporato nei discorsi sociali e politici giapponesi nel corso della storia. Discutendo la natura degli inni nazionali e il ruolo discorsivo dell'antico mito, questo articolo fornisce un'osservazione originale e una nuova visione delle controversie sull'inno nazionale in Giappone.</p>NAOKO HOSOKAWA
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2025-02-162025-02-162476810.6093/2724-4369MIKADO BAZAAR DI SUNDERLAND E JAPANESE SHOP DI DARLINGTON: PRESENZA DI ARTICOLI GIAPPONESI NEI NEGOZI DEL NORD-EST DELL’INGHILTERRA, 1860-1900
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<p></p> <p class="CorpoA">Nella seconda metà del XIX secolo, molti Paesi europei e il Nord America furono investiti da una grande ondata di interesse per tutto ciò che era giapponese. Questo articolo esamina come i rivenditori locali abbiano avuto un ruolo centrale nella diffusione di questo fenomeno culturale in una regione periferica, il Nord Est dell'Inghilterra.</p> <p class="CorpoA">Attraverso negozi più o meno specializzati, gli articoli decorativi giapponesi come i tessuti, le ceramiche, le lacche e i ventagli divennero accessibili nel Nord-Est, contemporaneamente a molte altre zone della Gran Bretagna. Grazie alle inserzioni sui giornali, è stato possibile dimostrare che i rivenditori locali promuovevano la stessa visione idealizzata del Giappone pre-moderno, che si intrecciava con il desiderio di cosmopolitismo di tutto il Paese.</p> <p class="CorpoA">Il Mikado Bazaar di Sunderland sfruttò questo nuovo modello di consumo organizzando un'esperienza di acquisto multiforme attraverso la quale i clienti potevano virtualmente viaggiare in un Giappone idealizzato senza lasciare Sunderland. Un'immagine così rassicurante e desiderabile del Giappone è stata determinante per ridurre la cultura giapponese allo stato di un insieme di oggetti mercificabili.</p> <p class="CorpoA">Se il Mikado Bazaar dimostra come le tendenze nazionali e globali possano essere viste nel Nord Est dell'Inghilterra e come questi negozi diventino dei mediatori che diffondono fenomeni culturali per la comunità locale, il Japanese Shop di Darlington riflette una tendenza complementare.</p> <p class="CorpoA">Probabilmente ispirato da eventi a tema giapponese organizzati in città, il proprietario del Japanese Shop di Darlington ha sfruttato la popolarità già consolidata dei temi giapponesi tra i membri della comunità locale per associare articoli non giapponesi all'eccellenza estetica comunemente attribuita alle tradizioni artistiche giapponesi.</p>Massimiliano Papini
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2025-02-162025-02-1626910410.6093/2724-4369BETWEEN TEXT AND PARATEXT: BŌKEN SEKAI AS THE TEXTUAL SYSTEM FORMING THE IMAGINATION OF JAPANESE CLASSIC SCIENCE-FICTION
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<p></p> <p class="CorpoA">Questo articolo analizza le dimensioni testuali e paratestuali della rivista per ragazzi <em>Bōken sekai</em> (Mondo dell'avventura, 1908-19) per esplorare la formazione dell'immaginario della fantascienza. Si concentra, in particolare, su un insieme di testi pubblicati nel 1908 e nel 1910, che, nella storia della rivista, sono i due anni in cui si registra il maggior numero di testi di finzione e non che hanno alimentato l'immaginario speculativo della fantascienza. Saggi come “Kūchū sensō kitei” (La guerra aerea dei dirigibili, 1908) di Hashō Sei esprimono tre elementi: l'atteggiamento speculativo, la dimensione futura e l'interesse per il discorso tecno-scientifico moderno. Questi elementi sono presenti anche nei racconti di fantascienza della rivista, come “Kasei kitan” (Uno strano racconto marziano, 1908) di Kimura Shōshū e “Tessha ōkoku” (Il regno della macchina d'acciaio, 1910) di Oshikawa Shunrō. L'articolo suggerisce che questi testi testimoniano la fase germinativa della fantascienza giapponese, i cui inizi sono solitamente collocati negli anni del dopoguerra, e che la formazione dell'immaginario fantascientifico si comprende meglio se ci si concentra sul complesso sistema formato dai numerosi testi di <em>Bōken sekai</em>.</p>GIUSEPPE STRIPPOLI
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2025-02-162025-02-16210512710.6093/2724-4369SAITÔ MARESHI, QU’EST-CE QUE LE MONDE SINOGRAPHIQUE ? QUATRE CONFÈRENCES DU PROFESSOUR SAITÔ MARESHI AU COLLÈGE DE FRANCE
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<p></p> <p class="CorpoA">Recensione di <em>Saitô Mareshi, Qu</em>’<em>est-ce que le monde sinographique</em><em><span lang="ZH-TW">?</span> </em><em><span lang="EN-US">Quatre confèrences du Professeur Saitô Mareshi au Collège de France</span></em><span lang="EN-US">, Traduction: Arthure Defrance, Avant-propos: Jean-Noël Robert (Travaux et confèrences de l’Institut des hautes études japonaises - Collège de France), Paris: Collège de France, 2021, 139 pp., ISBN 978-29-13-21744-7.</span></p>Antonio MANIERI
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2025-02-162025-02-16212913610.6093/2724-4369