© 2010
-
Emanuele Curzel
per
"Reti Medievali"
ISSN 1593-2214
Nota introduttiva
L’interesse
storiografico nei confronti delle modalità con cui la Chiesa cristiana
d’Occidente si rese presente nelle “campagne” (termine generico che
vorrebbe qui
indicare lo spazio esterno alle città) non è recente. Spesso il punto di
partenza si trova nell’erudizione settecentesca, che raccoglieva dati
per
definire l’antichità o lo status privilegiato di una
chiesa rispetto a quelle circostanti. Ma da più di un secolo il tema è
considerato interessante per motivi che trascendono la descrizione della
struttura organizzativa in quanto tale.
In ordine cronologico, la
precedenza
va data probabilmente alla scuola storico-giuridica, che nei primi
decenni del
XX secolo voleva tra l’altro riconoscere nelle circoscrizioni
parrocchiali le
tracce di più remote ripartizioni territoriali (i pagi dell’antichità
romana) o i presupposti di quelli che poi sarebbero stati i comuni
rurali
bassomedioevali. I giuristi hanno anche a lungo discusso della decima
sacramentale che alle parrocchie era dovuta. La parrocchia è stata poi
studiata
come uno dei punti nodali dell’organizzazione del territorio: sono state
discusse le interrelazioni tra essa e i castelli, le vie di
comunicazione, le
forme del popolamento. Le modalità di costituzione e consolidamento
dell’istituzione ecclesiastica nelle “villenove” e nei “borghi franchi”,
nati
tra il XII e la metà del XIV secolo, sono state oggetto di particolare
attenzione anche in anni recenti.
Nell’ambito della storiografia
ecclesiastica, l’organizzazione delle campagne è stata considerata
(specie a
partire dal Concilio Vaticano II) come il luogo in cui si svolgevano i
riti che
rendevano visibile l’appartenenza cristiana (mentre in città era più
forte il
ruolo degli ordini mendicanti e delle confraternite). L’interesse si è
così
spostato dalle tematiche astrattamente giuridico-istituzionali alla vita
del
clero e del popolo: alla spinta evangelizzatrice (nell’alto medioevo) e a
quella
disciplinatrice (nel basso medioevo, quando più propriamente si può
parlare di
“cura d’anime”). Gli studi sul rapporto tra le popolazioni e le loro
chiese e
sulle modalità attraverso le quali il messaggio cristiano veniva
annunciato e
vissuto hanno avuto, tra l’altro, l’effetto di moltiplicare gli studi di
carattere locale su singole diocesi, aree e istituzioni.
Le diverse
storiografie nazionali hanno peraltro affrontato l’argomento anche
tenendo conto
di punti di vista peculiari. In quella italiana ha avuto molto spazio la
questione della permanenza dell’istituto pievano (che prevedeva una
gerarchia
tra le diverse chiese) fino ai secoli centrali del medioevo. In quella
tedesca
ci si è interrogati sul rapporto tra il funzionamento dell’istituzione
nel tardo
medioevo e l’esito della riforma protestante. In quella inglese la
parrocchia ha
suscitato particolare interesse in quanto forma organizzativa capace di
avere
forte rilevanza civile (ben oltre l’età medievale): il ruolo che nella
direzione
di essa (e in particolare nell’istituto della “fabbrica”) avevano i
laici è
stato oggetto di specifica attenzione (non è un caso che un sito
internet
dedicato specificamente alla parrocchia – http://www2.warwik.ac.uk/fac/arts/history/res_rec/parishnetwork – sia nato in
contesto anglosassone). Il titolo di un volume miscellaneo del 1995
(La
parrocchia nel medio evo: economia, scambi, solidarietà) esemplifica bene
l’impostazione che ultimamente è prevalsa, all’interno della quale
l’istituzione
ecclesiastica è vista come luogo in cui si costruivano rapporti che
superavano
la dimensione religiosa in senso stretto.
È degna di nota
l’interrelazione
della tematica in questione con gli studi sulla “memoria”: la chiesa
extraurbana
è stata vista come il luogo deputato al mantenimento del ricordo dei
defunti
(custodia della tomba nell’edificio o nell’adiacente cimitero,
celebrazione di
funerali e messe anniversarie). Le istituzioni ecclesiastiche “minori”
sono poi
oggetto di indagine anche da parte di coloro che studiano le “politiche
beneficiali” dello Stato protomoderno. Chi si occupa dei secoli in cui
le fonti
documentarie sono particolarmente carenti può esser soccorso dalla
ricerca
archeologica, anche se i dati da essa raccolti sono spesso di difficile e
discussa decodifica. Di minore rilievo, nella maggior parte dei casi,
sono
invece i rapporti con la storia dell’arte, dato che le chiese delle
comunità
sono state oggetto nei secoli di tali e tante trasformazioni da rendere
improbabile, nella maggior parte dei casi, la permanenza delle forme
architettoniche e artistiche medievali, scomparse o almeno nascoste
sotto
ristrutturazioni di età moderna e contemporanea.
È opportuno
aggiungere una
precisazione (anche terminologica) per quanto riguarda il rapporto tra
pievi,
parrocchie e cappelle: una questione di fondamentale importanza per
comprendere
le dinamiche che si svilupparono nell’Italia centro-settentrionale.
Nella
tarda antichità e nel primo medioevo, l’impegno delle massime autorità
ecclesiastiche fu rivolto a distinguere tra due categorie di edifici
sacri
presenti nel territorio extraurbano. Le (poche) chiese “pubbliche”, dal
IX
secolo dette plebes, solitamente
dipendenti dalla cattedra vescovile, dovevano godere di peculiari
diritti di
carattere sacramentale (battesimo, sepoltura, presenza stabile di clero)
ed
economico (riscossione della decima). Le (molte) chiese minori, di
fondazione e
proprietà “privata”, di tali diritti erano invece prive ed erano
formalmente
soggette alle prime (si parla di basilicae, oratoria, tituli e, dal XII secolo,
di capellae: ma i termini sono
sostanzialmente equivalenti). Questo sistema (plebs cum
capellis)
durò a lungo
nell’Italia centro-settentrionale, dove la scarsa compattezza
territoriale delle
grandi proprietà fondiarie laiche impedì alle cappelle private di
acquisire
funzioni di cura d’anime, come avvenne invece altrove. Nei secoli
centrali del
medioevo vi era dunque una bipartizione tra la situazione italiana e
quella di
altre aree della cristianità, dove non era frequente che una chiesa
rurale fosse
soggetta a un’altra e dove quasi tutti gli edifici sacri erano dotati di
pieni
diritti sacramentali; a partire dal XII secolo il termine parochia fu quello usato più
frequentemente per indicarli.
A partire dal Duecento i mutamenti
nelle
struttura del popolamento (crescita demografica, spostamenti degli assi
viari,
costruzione di villenove) e nella pastorale
(maggiore insistenza delle autorità ecclesiastiche sulla necessità dei
sacramenti, e conseguente maggiore richiesta di avere gli strumenti
della
salvezza cristiana vicini alle proprie abitazioni) innescarono una
“rivoluzione
pastorale”. In tutta l’Europa cristiana si moltiplicarono le stazioni di
cura
d’anime e le cappelle fino ad allora dipendenti dalle pievi si
trasformarono in
parrocchie (con prete stabile e piena autonomia sacramentale). Spesso in
questa
evoluzione giocarono un ruolo decisivo le comunità locali, che si
attivarono
presso le autorità ecclesiastiche per ottenere l’innalzamento dello
status delle loro chiese,
si assunsero i costi di mantenimento del clero e le spese di costruzione
o di
ampliamento degli edifici. Per converso, proprio questo sforzo
comunitario
favorì le aggregazioni sociali e l’emancipazione politica dei centri
rurali.
Si tratta peraltro di un processo che solitamente supera i
tradizionali limiti del medioevo e può venir letto nella sua interezza
solo
tenendo conto di un arco cronologico che arriva fino alla
contemporaneità.
Risorse
1. Archivi
Per studiare
l’organizzazione ecclesiastica delle campagne è quasi sempre necessario
incrociare notizie provenienti da più livelli archivistici. Negli
archivi
centrali, papali e vescovili, si possono trovare elenchi, soprattutto a
fini
fiscali; testimonianze dei contenziosi di cui si voleva tenere memoria;
registrazioni relative alla concessione dei benefici; a partire dal XV e
dal XVI
secolo anche i verbali delle visite pastorali. Negli archivi periferici
(parrocchiali) si sono sedimentati soprattutto i documenti relativi alla
gestione economica delle rendite; più rari, ma di maggior interesse,
quelli che
narrano della difesa dei diritti della chiesa stessa, gli accordi che
regolavano
i rapporti tra curatori d’anime e comunità, gli obituari. La necessità
di
prendere in esame anche questo tipo di archivi, tendenzialmente
disseminati sul
territorio, rende la ricerca piuttosto laboriosa. Anche gli archivi
delle
istituzioni ecclesiastiche regolari possono essere utili, perché monaci,
frati e
soprattutto canonici regolari assunsero diritti e responsabilità
pastorali; ma
pure gli archivi laici, pubblici e privati, possono conservare
documentazione
interessante, non solo a motivo della confluenza in essi di fondi
appartenuti ad
enti religiosi, ma anche per il perdurante interesse al tema da parte di
autorità politiche, istituzioni comunitarie o famiglie eminenti (forme
di
controllo dei benefici, esercizio del giuspatronato). In area italiana
molte
notizie sono infine rintracciabili (con ricerche lunghe e pazienti) nei
fondi
notarili. È dunque impossibile predeterminare quali siano le fonti più
adatte
per la ricerca; la loro presenza in rete è connessa alla presenza in
rete degli
archivi in questione.
Per quanto riguarda in particolare gli archivi
parrocchiali (che, come si è visto, hanno grande importanza, ma da soli
possono
fornire immagini parziali o fuorvianti) è possibile trovare in rete
notizie di
quelli (pochi) confluiti in archivi di Stato o diocesani. Un’operazione
sistematica di inventariazione archivistica e di parziale pubblicazione
di
documenti presenti negli archivi parrocchiali di una specifica area è
quella
promossa dalla Provincia Autonoma di Trento (Il patrimonio
archivistico del Trentino, http://www.trentinocultura.net/catalogo/cat_fondi_arch/cat_fondi_arch_h.asp); limitata al livello
inventariale è quello relativo agli archivi parrocchiali e comunali
della
provincia di Sondrio (http://www.provincia.so.it/cultura/archivistorici/home.htm).
Va detto che è
raro trovare negli archivi parrocchiali documentazione risalente a prima
del
Duecento, e talvolta non ci sono notizie significative prima del XV
secolo. Chi
vuole studiare l’organizzazione ecclesiastica di un’area assume di
solito come
punto di partenza gli elenchi relativi al pagamento della decima papale,
prodotti a partire dalla seconda metà del Duecento. Altro riferimento
importante
per avere una mappa completa dell’organizzazione ecclesiastica sono le
visite
pastorali, disponibili però solo a partire dal secolo XV o (più spesso)
del
XVI.
2. Biblioteche
Non esistono biblioteche specificamente dedicate al tema; ogni raccolta libraria che faccia spazio alla storia del medioevo contiene però sicuramente bibliografia utile. Si segnalano – a titolo esemplificativo – la biblioteca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano (http://milano.unicatt.it/biblioteca), la biblioteca della Fondazione per le Scienze Religiose Giovanni XXIII di Bologna (http://www.fscire.it) e la biblioteca del Centro per gli Studi Storici Italo-Germanici di Trento (http://biblio.fbk.eu).
3. Centri di ricerca
La ricerca si è sviluppata grazie anche ad appuntamenti convegnistici che testimoniano l’interesse diffuso per l’argomento: in Italia si ricordano in particolare quelli promossi dal Centro di studi medievali dell’Università Cattolica di Milano nel settembre 1974, dal Centro italiano di studi sull’alto medioevo di Spoleto nell’aprile 1980 e dalla «Rivista di Storia della Chiesa in Italia» a Firenze nel settembre 1981. Da qualche anno è attivo presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Warwick il Warwick Network for Parish Research, associazione informale interessata prevalentemente al contesto britannico e alla prima età moderna ma in prospettiva comparativa e interdisciplinare (si guarda a tutto il contesto europeo e all’arco cronologico che va dal 1300 al 1800: http://www2.warwick.ac.uk/fac/arts/history/res_rec/parishnetwork). Dedicato alla storia religiosa e alle istituzioni ecclesiastiche toscane (ma senza particolari focalizzazioni sul medioevo, sulle pievi o sulle parrocchie) è il centro “Memoria Ecclesiae”, costituito dalle tre Università di Firenze, Pisa e Siena e dalle diocesi toscane (http://www.memoria-ecclesiae.it).
4. Riviste
Non vi sono riviste specificamente dedicate all’organizzazione ecclesiastica nelle campagne, ma un po’ tutti i periodici interessati al medioevo o alla storia ecclesiastica (a partire, nel contesto nazionale, dalla «Rivista di Storia della Chiesa in Italia») hanno dato e danno spazio a saggi che hanno a che fare con l’argomento. La possibilità poi di ancorare la ricerca a specifici ambiti geografici fa sì che il tema pievano/parrocchiale compaia spesso sulle riviste interessate alla storia regionale e locale. Si segnalano, a puro titolo esemplificativo, che sono recentemente comparsi studi sull’organizzazione pievana/parrocchiale su «Bollettino Storico Vercellese», «Verbanus», «Novarien. », «Archivio Storico Lombardo», «Studi Trentini di Scienze Storiche», «Ce Fastu», «Bollettino Storico Pisano», «Studia Picena» in Italia, «Cahiers de Fanjeaux» e «Revue du Nord» in Francia, «Archiv für Mittelrheinische Kirchengeschichte» e «Zeitschrift für Bayerische Landesgeschichte» in Germania.
5. Bibliografie
In ambito italiano:
L. Mascanzoni, Pievi e parrocchie in
Italia. Saggio di bibliografia storica, 2 voll., Bologna
1988-1989. I due tomi sono dedicati rispettivamente all’Italia
settentrionale e
a quella centro-meridionale; l’opera, suddivisa per aree geografiche, è
certamente utile, ma copre un arco tematico fin troppo ampio e non
fornisce
rilievi critici che aiutino a discernere all’interno degli oltre
ottomila titoli
segnalati; è ormai inevitabilmente un po’ invecchiata.
Si possono
raccogliere
indicazioni dallo spoglio delle riviste che si occupano di bibliografia
sul
medioevo (come «Medioevo Latino», nella sezione Storia delle Chiese
cattedrali e locali) o sulla storia
della Chiesa (come «Rivista di Storia della Chiesa in Italia»). Di
solito le
migliori opere sull’argomento si aprono con un’introduzione di carattere
bibliografico, dalla quale è possibile risalire agli studi di carattere
generale
o a casi utili per un confronto.
1. Edizioni di fonti
Gli elenchi relativi al pagamento della decima papale [vedi sopra, paragrafo 1] sono stati pubblicati a partire dal 1932 nella serie Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV della collana “Studi e Testi” della Biblioteca Apostolica Vaticana. Nel dettaglio (in ordine cronologico di pubblicazione):
- Tuscia.
La decima
degli anni 1274-1280, a cura di P. Guidi,
Città del Vaticano 1932 (Studi e Testi, 58).
- Aemilia, a cura di A.
Mercati, E. Nasalli-Rocca e P. Sella, Città del Vaticano 1933 (Studi e
Testi,
60).
- Aprutium-Molisium, a cura di P. Sella,
Città del Vaticano 1936 (Studi e Testi, 69).
- Apulia, Lucania,
Calabria,
a cura di D.
Vendola, Città del Vaticano 1939 (Studi e Testi, 84).
- Campania, a cura di M.
Inguanez, L. Mattei-Cerasoli e P. Sella, Città del Vaticano 1942 (Studi e
Testi,
97).
- Tuscia.
Le decime
degli anni 1295-1304, a cura di M. Giusti
e P. Guidi, Città del Vaticano 1942 (Studi e Testi, 98).
- Venetiae-Histria,
Dalmatia,
a cura di P. Sella
e G. Vale, Città del Vaticano 1941 (Studi e Testi, 96).
- Sicilia, a cura di P. Sella,
Città del Vaticano 1944 (Studi e Testi, 112).
- Sardinia, a cura di P. Sella,
Città del Vaticano 1945 (Studi e Testi, 113).
- Latium, a cura di G.
Battelli, Città del Vaticano 1946 (Studi e Testi, 128).
- Marchia, a cura di P. Sella,
Città del Vaticano 1950 (Studi e Testi, 148).
- Umbria, a cura di P. Sella,
Città del Vaticano 1952 (Studi e Testi, 161-162).
- Lombardia et
Pedemontium, a cura di M.
Rosada, Città del Vaticano 1990 (Studi e Testi, 324).
- Liguria
maritima,
a cura di M. Rosada
e E. Girardi, Città del Vaticano 2005 (Studi e Testi, 425).
Molti studi su singole realtà locali possiedono appendici documentarie più o meno ampie. La più ampia collezione di fonti (un intero volume) dedicata al tema è probabilmente quella curata da I. Saulle Hippenmeier e U. Brunold, Nachbarschaft, Pfarrei und Gemeinde in Graubünden 1400-1600. Quellen, Chur 1997 (Quellen und Forschungen zur Bündner Geschichte, 8).
1. Siti web tematici
Il già citato Network [vedi sopra, paragrafo 3] presente presso il Dipartimento di Storia dell’Università di Warwick cura il sito http://www2.warwick.ac.uk/fac/arts/history/res_rec/parishnetwork (webmaster Beat Kümin). All’interno del sito si trovano sezioni dedicate alla convegnistica, alla bibliografia (divisa prima su base linguistica e poi tra fonti, studi specializzati e studi correlati) e alle fonti digitali (con i links alla documentazione disponibile sul web: soprattutto fonti inglesi). Vi sono inoltre siti, istituzionali e no, che possono fornire quadri d’insieme almeno del quadro parrocchiale, con riferimento prevalente all’età moderna e contemporanea (si può citare la sistematica schedatura storico-istituzionale di tutte le parrocchie della Lombardia: http://civita.lombardiastorica.it/index.php?s=sussidi&page=materiali). Non è poi infrequente trovare in rete siti dedicati alla storia di singole parrocchie (talvolta anche con riferimento a documenti), ma si tratta quasi sempre di studi di corto respiro.
1. Studi
8.1. Pievi,
pagi, comuni rurali: la
scuola storico-giuridica
- G. Mengozzi, La città italiana
nell’alto medioevo. Il periodo langobardo-franco. In appendice: Il
comune rurale
del territorio lombardo-tosco, Roma 1914, Torino
19312 [rist. anast.
Firenze 1973].
- G.P. Bognetti, Sulle origini dei
comuni rurali nel medioevo. Con speciali osservazioni pei territorii
milanese e
comasco
(Pubblicazioni della
R. Università di Pavia, 30), Pavia 1926 [rist. in G.P. Bognetti, Studi sulle origini
del comune rurale Milano 1978 (Cultura
e storia, 17), pp. 1-262].
- G. Forchielli, Scritti di storia del
diritto ecclesiastico. La pieve rurale e la storia della costituzione
della
Chiesa nell’Italia centro-settentrionale, Bologna 1991
(Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna. Istituto
giuridico «A.
Cicu». Ristampe, 3) [ristampa di studi pubblicati dagli anni Venti agli
anni
Sessanta].
- C.E. Boyd, Tithes and Parishes
in Medieval Italy. The Historical Roots of a Modern Problem, Ithaca 1952.
-
G. Santini, I «Comuni di Pieve»
nel Medioevo italiano. Contributo alla storia dei comuni rurali, Milano 1964
(Seminario giuridico dell’Università di Bologna, 36).
8.2. Pievi e
territorio: strade, castelli, forme del popolamento
- J. Plesner,
Una
rivoluzione stradale del Dugento, København 1938
[rist. Firenze 1979, con presentazione di T. Szabó].
- A.
Castagnetti,
La
pieve rurale nell’Italia padana. Territorio, organizzazione patrimoniale
e
vicende della pieve veronese di S. Pietro di «Tillida» dall’alto
medioevo al
secolo XIII, Roma 1976 (Italia
Sacra, 23).
- A. Castagnetti, L’organizzazione del
territorio rurale nel medioevo. Circoscrizioni ecclesiastiche e civili
nella
«Langobardia» e nella «Romania», Torino 1979.
-
P. Toubert, Les structures du
Latium médiéval. Le Latium méridional et la Sabine du IXe siècle à la
fin du
XIIe siècle, Rome 1973
(Bibliothèque des Ècoles françaises d’Athènes et de Rome, 221) [trad.
it.
parziale Feudalesimo
mediterraneo. Il caso del Lazio medioevale, Milano 1980].
-
A.A. Settia, Chiese, strade e
fortezze nell’Italia medievale, Roma 1991 (Italia
Sacra, 46) [ripresa aggiornata di studi pubblicati tra gli anni Settanta
e
Ottanta].
8.2.1. Organizzazione
ecclesiastica, villenove e borghi
franchi
- G. De Sandre Gasparini, Contadini, chiesa,
confraternita in un paese veneto di bonifica. Villa del Bosco nel
Quattrocento, Padova 1979; Verona
19872.
- G. Ferraris,
Borghi e
borghi
franchi quali elementi perturbatori delle pievi, in Vercelli nel secolo
XIII,
atti del I
congresso storico vercellese, Vercelli, 2-3 ottobre 1982, Vercelli 1984,
pp.
139-202.
- G.M. Varanini, La chiesa di un borgo
franco. Note su S. Pietro di Villafranca Veronese (secoli
XII-XV),
in Pievi,
parrocchie e
clero nel Veneto [come sotto,
8.5.1.3], pp. 181-219.
- S. Bortolami, Le chiese delle
‘villenove’ e dei ‘borghi franchi’ nel Veneto medievale: una questione
storica
da approfondire, in Le tende cristiane
nella Castellana, atti delle giornate
di studio, 11-18-25 novembre 1996, a cura di G. Cecchetto, Castelfranco
Veneto
(Treviso) 1997, pp. 19-37.
- E. Canobbio, “Item teneantur
dare... ubi ecclesiam et domos facere fieri possit”: l’organizzazione
ecclesiastica di ville
e borghi nuovi.
Esempi dall’Italia nord-occidentale (secoli XII-XIII), in Borghi nuovi e borghi
franchi nel processo di costruzione dei distretti comunali nell’Italia
centro
settentrionale, a cura di R. Comba,
F. Panero e G. Pinto, Cherasco-Cuneo 2002 (Insediamenti e cultura
materiale, 1),
pp. 409-426.
- P. Guglielmotti, Villenove e borghi
franchi: esperienze di ricerca e problemi di metodo, in «Archivio
storico italiano», 166 (2008), pp. 79-86 (anche in http://fermi.univr.it/RM/biblioteca/scaffale/g.htm#Paola%20Guglielmotti).
8.3. Il rinnovamento
della storiografia ecclesiastica
- Le istituzioni
ecclesiastiche della «Societas Christiana» dei secoli XI-XII. Diocesi,
pievi e
parrocchie, Atti della sesta
settimana internazionale di studio: Milano 1-7 settembre 1974, Milano
1977
(Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Miscellanea
del Centro di studi medievali, 8) [si segnala C. Violante, Pievi e parrocchie
nell’Italia centrosettentrionale durante i secoli XI e XII, pp. 643-799]
-
Cristianizzazione
ed
organizzazione ecclesiastica delle campagne nell’alto medioevo:
espansione e
resistenze, atti del convegno,
10-16 aprile 1980, Spoleto 1982 (Settimane di studio del Centro Italiano
di
Studi sull’Alto Medioevo, 28) [si segnala C. Violante, Le strutture
organizzative della cura d’anime nelle campagne dell’Italia
centro-settentrionale (secoli V-X), pp. 963-1158].
-
Pievi
e parrocchie in Italia nel basso medioevo (sec. XIII-XV). Atti del VI
Convegno di Storia della Chiesa in Italia (Firenze, 21-25 sett. 1981)
Roma 1984
(Italia Sacra, 35-36) [si segnalano: C. Violante, Sistemi organizzativi
della cura d’anime in Italia tra Medioevo e Rinascimento. Discorso
introduttivo, pp. 3-41; A.
Vasina, Pievi
e parrocchie
medievali nella storiografia moderna, pp. 43-64; G.
Picasso, «Cura
animarum» e
parrocchie in Italia nella normativa canonistica, pp. 65-80; M.
Maccarrone, «Cura animarum» e
«parochialis sacerdos» nelle costituzioni del IV concilio lateranense
(1215),
pp. 81-195; A.
Castagnetti, La decima da reddito
signorile a privilegio economico dei ceti cittadini, pp. 215-233; C.D.
Fonseca, Canoniche
regolari,
capitoli cattedrali e «cura animarum», pp. 257-278; L.
Pellegrini, Cura parrocchiale e
organizzazione territoriale degli ordini mendicanti tra il secolo XIII e
il
secolo XVI, pp. 279-305; G.
Cherubini, Parroco, parrocchie e
popolo dell’Italia centro-settentrionale alla fine del medioevo, pp. 351-413; G.
Chittolini, Note sui benefici
rurali nell’Italia padana alla fine del Medioevo, pp. 415-468].
-
C. Violante, Ricerche sulle
istituzioni ecclesiastiche dell’Italia centro-settentrionale nel
Medioevo,
Palermo 1986 [con
ristampa degli interventi ai convegni sopra citati].
- A.
Castagnetti,
Le
decime e i laici, in La Chiesa e il potere politico dal medioevo all’età
contemporanea, a cura di G.
Chittolini e G. Miccoli, Torino 1986 (Storia d’Italia, Annali, 9), pp.
509-530.
- C. Violante, Che cos’erano le
Pievi? Primo tentativo di studio comparato, in «Critica
storica», 26 (1989), pp. 429-438.
- L. Pellegrini, «Plebs» e «populus»
in ambito rurale nell’Italia altomedioevale, in Società, Istituzioni,
spiritualità. Studi in onore di Cinzio Violante, Spoleto 1994
(Collectanea del Centro Italiano di studi sull’Alto Medioevo, 1), pp.
599-632.
8.4. Linee di ricerca recenti a livello europeo
8.4.1. Parrocchie e
comunità locali
- D. Kurze, Pfarrerwahlen im
Mittelalter. Ein Beitrag zur Geschichte der Gemeinde und des
Niederkirchenwesens, Köln/Graz 1962
(Forschungen zur Kirchlichen Rechtsgeschichte und zum Kirchenrecht, 6).
-
Kommunalisierung
und
Christianisierung. Voraussetzungen und Folgen der Reformation
1400-1600,
a cura di P.
Blickle u. J. Kunisch, Berlin 1989.
- R. Fuhrmann, Kirche und Dorf.
Religiöse Bedürfnisse und kirchliche Stiftung auf dem Lande vor der
Reformation, Stuttgart 1995
(Quellen und Forschungen zur Agrargeschichte, 40).
- La parrocchia nel
medio evo. Economia, scambi, solidarietà, a cura di A.
Paravicini Bagliani e V. Pasche, Roma 1995 (Italia Sacra, 53).
- C.
Wickham,
Comunità e
clientele
nella Toscana del XII secolo. Le origini del comune rurale nella Piana
di
Lucca,
Roma 1995.
- B.
Kümin, Rathaus,
Wirtshaus,
Gotteshaus. Von der
Zwei- zur Dreidimensionalität in der frühneuzeitlichen
Gemeindeforschung, in
Geist, Gesellschaft, Kirche im 13-16.
Jahrhundert,
Internationales Kolloquium Prag 5.-10. Oktober 1998, a cura di F.
Šmahel, Praha
1999 (Colloquia mediaevalia Pragensia, 1), pp. 249-262.
- E. Bünz,
«Die
Kirche im Dorf lassen…». Formen der Kommunikation im
spätmittelalterlichen
Niederkirchenwesen, in Kommunikation in der
ländlichen Gesellschaft vom Mittelalter bis zur Moderne, a cura di W.
Rösener, Göttingen 2000 (Veröffentlichungen des Max-Planck-Instituts für
Geschichte, 156), pp. 77-167.
- S. Arend, Ackerbau und
Seelsorge. Zum
Zusammenleben von Seelsorgen mit ihren Gemeinden in
spätmittelalterlichen Pfarreien, in
«Schweizerische Zeitschrift für Religions- und Kulturgeschichte», 99
(2005), pp.
223-238.
-
La
Chiesa
«dal basso».
Organizzazioni, interazioni e pratiche nel contesto parrocchiale alpino
alla
fine del Medioevo (secoli XIV-XVI), Atti del convegno,
Mendrisio, 21-22 novembre 2008, a cura di P. Ostinelli, di prossima
pubblicazione.
8.4.2. La “memoria”
nelle parrocchie
- J.-L. Lemaître, Nécrologes et
obituaires. Une source
privilégiée pour l’histoire des institutions ecclésiastiques et de la
société au
Moyen Âge, in
Memoria. Ricordare e
dimenticare nella cultura del medioevo, a cura di M.
Borgolte, C.D. Fonseca e H. Houben, Bologna 2005 (Annali dell’Istituto
storico
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8.4.3. Qualche
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19
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studio
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baptismales: le pievi della montagna fra Bologna, Pistoia e Modena nel
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tardo antico e l’alto medioevo, Garlate, 26-28 settembre 2002, a cura di
G.P.
Brogiolo, Mantova 2003.
8.5. Studi su aree specifiche (soprattutto nell’ultimo trentennio)
8.5.1. Italia
8.5.1.1. Piemonte [vedi anche
8.2.1]
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-
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8.5.1.3. Veneto e
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Ringraziamenti
Grazie
a Massimo Della Misericordia, Paola Guglielmotti, Hannes Obermair, Gian
Maria
Varanini per gli utili suggerimenti.