Reti Medievali Rivista, I - 2000 / 1 - maggio-dicembre |
Rolando Minuti
Le incognite della "pubblicazione" on-line
© Rolando Minuti per "Reti Medievali"
A distanza di circa un quinquennio - arco temporale assai lungo, se valutato in relazione alla rapidità del mutamento tecnologico - dall'affermazione del world wide web come strumento fondamentale della comunicazione contemporanea, insistere sulle potenzialità e le opportunità offerte dalla rete anche sul versante della comunicazione scientifico-accademica, e con specifico riferimento all'ambito umanistico, rischia di essere poco più che un esercizio retorico. Quelle potenzialità e quei vantaggi già chiaramente individuati dai "pionieri" dei primi anni '90- in termini di efficacia e rapidità nella diffusione dei risultati della ricerca, di risparmio economico, di interattività - si sono ulteriormente evidenziati e hanno determinato uno sviluppo forte di iniziative, come testimoniano indici e repertori facilmente accessibili in rete. Nonostante i ritardi e le difficoltà che caratterizzano tuttora lo scenario italiano rispetto ai programmi e ai risultati già proposti in altri contesti, è innegabile che anche in Italia l'incremento delle iniziative, istituzionali e individuali, sia sensibile - come testimonia, tra l'altro, il progetto all'interno della quale si colloca il presente intervento - e abbia possibilità di trovare una più organica collocazione all'interno del quadro scientifico-accademico vigente.
Se, in altri termini, fino a non molti anni fa, la dimensione informatica e telematica costituiva, soprattutto in ambito umanistico, una valenza vincolata a specifici settori disciplinari, e se la sua "pressione" sull'intero complesso della didattica della ricerca era al massimo tollerata - con frequenti manifestazioni di insofferenza - adesso risulta difficile incontrare forti e motivate opposizioni allo sviluppo delle applicazioni informatiche e telematiche, che costituiscono anzi un oggetto privilegiato di attenzione, in termini di investimento e di operazione di immagine universitaria. Apparentemente, dunque, a distanza di circa un quinquennio dall'affermazione del web, le prospettive del "mondo nuovo" della comunicazione, anche in ambito scientifico, sembrano non avere ostacoli, e internet entra insistentemente ed in posizione privilegiata in programmi di sviluppo che cominciano a trovare interlocutori istituzionali particolarmente attenti; il recente Forum per la società dell'informazione presieduto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri" ( http://palazzochigi.it/fsi/ ) ne è un indice significativo.
Rimane d'altra parte il fatto, difficilmente confutabile anche da parte dei tecno-entusiasti più convinti, che nonostante lo sviluppo di iniziative e di esperienze, e la crescente presenza di materiale fruibile on-line, la ricerca - limitando l'attenzione al versante umanistico - continui a procedere in modo assolutamente prevalente lungo i binari stabiliti dalle forme tradizionali della pubblicazione cartacea, e che il rapporto con la rete si configuri in termini di complemento, di affiancamento, ma non di sostituzione. Il risultato della ricerca continua ad essere un oggetto destinato, in primo luogo, alla stampa, a libri o a riviste che possono anche avere una loro "vetrina" in internet - in termini di indici o di abstracts - ma che mantengono saldamente il primato di una fisicità cartacea. Questi sono gli oggetti che la cultura scientifico-accademica vigente ancora riconosce, innegabilmente, come momenti significativi e valutabili del procedere della ricerca, mantenendo per le pubblicazioni on-line un livello di attenzione che talora può essere alto, talora meno, ma che raramente giunge a stabilire un livello di equivalenza.
E' allora importante, soprattutto da parte di chi è convinto delle opportunità e delle potenzialità dell'editoria on-line - come certamente lo sono coloro che partecipano ad un forum dedicato a questo tema - porsi interrogativi precisi sulle ragioni concrete che stanno alla base di tale atteggiamento, per cercare di offrire un contributo di riflessioni ed eventualmente di proposte, che è tanto più rilevante quanto più - come si richiamava in precedenza - intorno agli sviluppi di internet per la didattica e la ricerca si stanno orientando energie e investimenti rilevanti.
Credo, a questo proposito, che debba essere assolutamente evitata la facile tentazione di vedere la natura effettiva del problema innanzitutto nella "mentalità", e nella resistenza di abitudini, comportamenti, pratiche di ricerca e di comunicazione proprie di una tradizione scientifico-accademica destinata comunque ad essere travolta dall'onda montante delle nuove tecnologie, portatrici di effetti radicalmente liberatori nei confronti di strutture, gerarchie, criteri d'ordine non più corrispondenti alla realtà che va configurandosi; con il rischio conseguente di non vedere proprio nella transizione della tradizione scientifica e disciplinare verso i nuovi scenari della comunicazione il momento più delicato del problema, e di attribuire all'innovazione tecnologica contenuti intrinseci impropri.
Ci sono sicuramente elementi di verità anche in questo giudizio, che possono aprire la riflessione su importanti aspetti del problema, ma, a monte di tutto ciò, resta la necessità di vedere quelli che sono aspetti molto specifici e concreti del problema della pubblicazione elettronica, poiché è soltanto attraverso risposte a problemi specifici e concreti che possono essere poste le basi anche del mutamento - che può essere meno lento di quanto ci si aspetti - di comportamenti e mentalità.
La sostituzione del digitale al cartaceo comporta una complessità di problemi reali - dalle tecniche e dalle politiche della conservazione e dell'archiviazione dei documenti elettronici, alle forme della catalogazione, agli strumenti per la ricerca - che escono dai limiti che ci siamo proposti in questo intervento, e sui quali sta comunque crescendo il livello dell'attenzione e dell'interesse (vedi a questo proposito le calibrate considerazioni di R.Ridi, Il retaggio multimediale fra hardware, software e politiche culturali - http://www.aib.it/aib/sezioni/veneto/ridi.htm ). E' tuttavia certo che l'intero arco dei problemi che caratterizzano la realtà contemporanea dell'editoria elettronica trova un punto di collegamento nella necessità di determinare un quadro normativo in una una realtà per la quale il disordine, seppure portatore di importanti valenze liberatorie, rischia di ostacolare un serio sviluppo.
Proprio sul piano normativo credo possano essere individuate le radici più concrete di quello scetticismo, più o meno manifesto, che perdura in ambito scientifico-accademico nei confronti delle pubblicazioni on-line e che continua a relegarle in una posizione di "diversità", se non di sostanziale minorità, rispetto alla pubblicazione cartacea. Indipendentemente da ogni considerazione sulla forma della pubblicazione scientifica on-line - che apre interrogativi importanti sulla validità delle nozioni di libro, articolo, rivista, in relazione alla dimensione ipertestuale della comunicazione sul web - ciò che resta labile e incerto è uno statuto della pubblicazione scientifica on-line che ne garantisca da un lato la stabilità nel tempo e, conseguentemente, ne determini un pieno riconoscimento legale, che comporti una chiara equivalenza con la pubblicazione cartacea soprattutto dal punto di vista curriculare e concorsuale. Finché per le pubblicazioni elettroniche on-line non sarà affrontata e correttamente risolta la questione di un deposito legale equivalente - seppure formulato in termini necessariamente diversi - rispetto al deposito legale delle pubblicazioni a stampa, è inevitabile che la "diversità", e la sostanziale minorità a cui facevamo riferimento, permangano, per molti aspetti comprensibilmente e indipendentemente da resistenze imputabili alla "mentalità"; ed è inevitabile che il meccanismo della comunicazione della ricerca, e dell'investimento economico destinato alle pubblicazioni a stampa, continui a seguire le strategie tradizionali, aprendo peraltro un problema serio di coerenza con un crescente investimento di risorse verso le applicazioni informatiche e telematiche alla ricerca anche in ambito umanistico. Finché una nozione chiara e coerente di deposito legale per le pubblicazioni on-line non sarà formulata dal legislatore, individuando con precisione i referenti istituzionali che offrano le indispensabili garanzie - tecniche, gestionali, giuridiche - ai fini della conservazione dei risultati della ricerca scientifica e della loro sedimentazione storica, ogni discussione sulla transizione dal cartaceo al digitale rischia di rimanere teorica e di scivolare sistematicamente verso formulazioni generiche ( tra cui le ricorrenti lamentazioni sulla morte del libro ) che non aiutano ad affrontare concretamente un problema reale.
Credo che intorno alle risposte possibili, e alle soluzioni praticabili, in relazione questo problema, i partecipanti al forum dovrebbero fermare particolarmente l'attenzione, offrendo un contributo positivo proprio a quello sviluppo della nuova società dell'informazione, che al di là di proiezioni visionarie o di concessioni talora acritiche ad un trend politico-culturale generalizzato, ha di fronte a sé problemi infrastrutturali, tecnici e giuridici concreti da risolvere. Proposte e iniziative interessanti a questo proposito non mancano, sia a livello internazionale sia in ambito italiano - ne è una testimonianza, tra le altre il progetto EDEN della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze; http://www.bncf.firenze.sbn.it/Progetti/edi_ele/home.htm - che offrono un materiale interessante di studio e di riflessione per un problema che ha un'oggettiva rilevanza internazionale e per il quale non sono ancora individuabili, a conoscenza di chi scrive, soluzioni che possano essere prese come modello.
Dalla lungamente attesa revisione della legge del 1939 sul deposito obbligatorio delle pubblicazioni, in parte modificata dal decreto luogotenenziale nº 660 del 1945 - che rispondeva a fini di controllo politico sulla stampa più che a esigenze di conservazione e tutela del patrimonio culturale - erano da attendersi risposte interessanti anche sul versante dell'editoria elettronica on-line. Ma il disegno di legge 3610 (cfr. Norme relative al deposito legale dei documenti d'interesse culturale destinati all'uso pubblico: disegno di legge sul deposito legale - http://www.camera.it/_dati/leg13/lavori/stampati/sk4000/articola/3610.htm), che costituisce sicuramente un contributo di civiltà e che mira a porre la legislazione italiana in questo settore in linea con la normativa della maggior parte dei paesi europei, risulta ampiamente deludente proprio sul versante dell'editoria on-line - esclusa dalle Categorie di documenti destinati al deposito legale (art.3) - e rischia di produrre una normativa già fortemente in ritardo rispetto alle esigenze della realtà contemporanea. Aperture più interessanti vengono dal piu' recente Decreto Legislativo del 6 maggio 1999, n. 169 ("Attuazione della direttiva 96/9/CE relativa alla tutela giuridica delle banche di dati" - http://www.senato.it/parlam/leggi/deleghe/99169dl.htm ) che investe la questione correlata del diritto d'autore (su cui vedi l'ottima e aggiornata rubrica curata da Antonella De Robbio; La pagina del diritto d'autore e del copyright - http://www.math.unipd.it/~derobbio/dd/copyr00.htm) da cui possono attendersi sviluppi e integrazioni - tutti peraltro da definire - anche sul versante dell'editoria on-line.
E' a partire dalla discussione e dalle proposte su questi aspetti - e, congiuntamente, sugli aspetti tecnici delle modalità di conservazione e di accesso a documenti che siano stabili e non anneghino nella variabilità propria della natura stessa del web - che possono emergere indicazioni utili ad affrontare un problema la cui rilevanza, per il futuro della ricerca storica on-line, risulta decisiva. Ciò che è auspicabile che emerga dalla discussione che intendiamo avviare.