Reti Medievali Rivista, I - 2000 / 1 - maggio-dicembre

Francesca Klein

Il progetto ‘Diplomatico’ dell'Archivio di Stato di Firenze:
un archivio digitale di dati e immagini in costruzione

©  Francesca Klein per "Reti Medievali"


Testo

Già da alcuni anni gli archivi italiani si stanno confrontando con le nuove prospettive della digitalizzazione documentaria e hanno dato l'avvio ad impegnativi progetti che consentiranno tra breve la consultazione anche via Internet di ingenti archivi on line di dati e immagini prodotti dai "cantieri" attualmente aperti. La gran parte dei lavori in corso deve la propria origine al programma previsto dal piano triennale di interventi finanziato dalla legge 10 febbraio 1992, n. 145 sulla base del quale alcuni Archivi di Stato hanno avuto, dall'Ufficio centrale per i beni archivistici del Ministero per i beni e le attività culturali, l'incarico di predisporre la riproduzione di sicurezza su dischi ottici di serie archivistiche, con ampia autonomia di scelta sul materiale da trattare e sulle modalità di attuazione[1]. Per l'Archivio di Stato di Firenze, come anche per l'Archivio di Lucca, questo finanziamento straordinario ha consentito l'avvio di un articolato intervento su uno dei fondi più rilevanti e complessi del proprio patrimonio documentario: il fondo Diplomatico[2]. Si tratta di un progetto che parte dalla digitalizzazione delle immagini dei documenti, passa attraverso l'utilizzo e la valorizzazione degli strumenti di corredo esistenti per tentare di affrontare il fondo Diplomatico in tutta la sua "tridimensionale" articolazione.

Il Diplomatico

Come è noto, il fondo conserva i documenti sciolti in pergamena (titoli, privilegi, lettere di cancellerie pubbliche e atti notarili privati) raccolti nel Pubblico archivio Diplomatico istituito con motuproprio del 24 dicembre 1778 dal Granduca Pietro Leopoldo[3]. La consegna delle pergamene, obbligatoria per gli uffici centrali e periferici del granducato di Toscana, i comuni e le opere pie, facoltativa per i privati, dette origine ad una concentrazione archivistica di tipo nuovo, in cui la disponibilità pubblica dei documenti univa alla tradizionale valenza amministrativa un significato propriamente culturale, offrendosi come territorio di elezione per l'erudizione medievistica. Al nucleo originario si aggiunsero successivamente le pergamene provenienti dai conventi soppressi durante il periodo napoleonico e, particolarmente dopo la confluenza dell'Archivio Diplomatico all'interno dell'Archivio centrale dello stato, avvenuta nel 1852, le pergamene donate e depositate da vari soggetti o acquistate dal mercato antiquario. Tuttavia, i caratteri generali del fondo archivistico, che oggi assomma oltre 140.000 documenti, per la maggior parte pergamene arrotolate, rimangono ancora quelli definiti al momento della sua istituzione. In particolare, esso tradisce la sua vocazione erudita nell'ordinamento materiale delle pergamene, disposte fin dalle origini del Diplomatico in una sequenza rigorosamente cronologica dalla più antica (726 d.C.) alla più recente (sec. XIX), che ha dissolto in una astratta tassonomia livellatrice di stampo illuminista i residui dei legami archivistici che univano tra loro le pergamene di una stessa provenienza. Un ordinamento rispettoso del principio di provenienza fu mantenuto unicamente nella redazione degli spogli che come è noto contengono regesti delle singole pergamene. Gli strumenti di corredo oggi disponibili (tutti manoscritti) riflettono questo duplice assetto del fondo, materiale e formale, sono infatti in uso per la ricerca tanto un elenco generale cronologico in 16 volumi, iniziato nel 1821 ad opera di Filippo Brunetti e via via aggiornato, che, parallelamente, i 131 tomi di spogli organizzati per provenienze, compilati a partire dal 1778 (i regesti riportano per ciascuna pergamena la data, il sunto del dispositivo, il luogo di rogito ed il notaio rogante)[4]

L'archivio elettronico

Il progetto dell'Archivio di Stato di Firenze che ha per oggetto il fondo Diplomatico è stata avviato dagli inizi del 1998 e consentirà la creazione di un archivio digitale contenente:

Il progetto prevede che la scheda descrittiva di una pergamena, le immagini della stessa (recto e verso, e, eventualmente, le sezioni) e l'immagine della carta del tomo di spogli contenente il regesto, siano tutte collegate in modo da consentire la ricerca e la consultazione a partire da uno qualunque dei tre elementi (Tavole 1, 2, 3). Tale archivio sarà consultabile localmente e da sedi remote con possibilità di visualizzazione e di riproduzione dei testi e delle immagini su carta o altro supporto.

Acquisizione e schedatura

Non è questa la sede per entrare in dettaglio sulle tecnologie adottate per l'acquisizione digitale delle immagini, mi limiterò ad osservare che per l'occasione l'Archivio di Stato si è dotato delle più aggiornate attrezzature[5] per una ripresa ad alta risoluzione che consente anche forti ingrandimenti e quindi una lettura dei documenti estremamente agevolata. Le pergamene sottoposte alla riproduzione sono state dotate di cartellino con codice a barre, che permette da ora innanzi la identificazione univoca delle singole unità (riportando fino ad oggi le pergamene come segnatura unicamente la data e la provenienza, si registrano numerosi casi in cui ad una stessa segnatura corrispondano più pergamene). Infine, le procedure di ripresa sono state studiate in modo da offrire le maggiori garanzie per una corretta conservazione di originali così antichi e preziosi[6]. Le operazioni di schedatura, stabilite in misura tale da mantenerle il più possibile allineate al ritmo di acquisizione delle immagini, comprendono al momento solo i dati essenziali della scheda archivistica elaborata per l'occasione[7] e curano soprattutto l'abbinamento dell'immagine della pergamena a quella del regesto corrispondente[8].

Il sistema di consultazione

Nella impostazione delle modalità di ricerca interna il nuovo archivio Diplomatico digitale cerca di conciliare il rigore scientifico con la facilità di accesso (grazie ad una interfaccia "amichevole" e ad un potente da motore di ricerca) ma soprattutto offre per la prima volta la possibilità recuperare, a livello virtuale, tanto l'ordinamento cronologico che l'ordinamento per provenienza[9]. Delle tre distinte possibilità di accesso, infatti, la navigazione nell'archivio consente di prendere visione della struttura interna articolata per provenienze (Tavola 4), mentre la ricerca per maschera (Tavola 5), effettuabile impostando delle chiavi di ricerca entro campi definiti o combinati, permette ad esempio di recuperare le pergamene per una determinata data o per intervalli di data (anche quelle che presentano data incompleta, ad esempio solo l'indicazione del secolo, o dell'anno e del mese) . E' infine possibile eseguire la ricerca testuale (Tavola 6) attingendo a tutto l'archivio sulla base di particolari chiavi di ricerca. Selezionata la pergamena che interessa è possibile aprire la scheda descrittiva e quindi le immagini del documento o del regesto relativo (Tavole 1, 2, 3). E' altresì possibile aprire direttamente un tomo di spogli e sfogliarne le immagini in ordine sequenziale.

Il data base delle provenienze

Un aspetto particolarmente qualificante del progetto, che introduce elementi di decisa novità nelle modalità di approccio al Diplomatico è rappresentato dal data base delle provenienze, messo a punto come integrazione del sistema generale di consultazione del fondo ed in fase di avanzato completamento. Il data base consente per la prima volta di operare una analisi stratigrafica interna al Diplomatico prendendo in considerazione le 681 provenienze. Di ciascuna di esse raccoglie i dati sulle modalità di versamento delle pergamene, sull'identità del soggetto produttore, sulla redazione degli strumenti di corredo disponibili tanto interni al fondo (i tomi di spogli) che esterni (editi o non) ed infine sulla eventuale presenza all'interno dell'Archivio di Stato di altri fondi archivistici originati dallo stesso produttore (Tavola 7). Il data base in questo modo consentirà in futuro di accedere ad altri sistemi informativi contenenti descrizioni dei fondi archivistici collegati alle provenienze del Diplomatico. Un esempio particolare delle acquisizioni conoscitive già al momento disponibili grazie alla ricerca sulle provenienze è contenuto nella scheda elaborata da Simone Sartini, che collabora al progetto tra gli archivisti impegnati nella creazione di questo data base.

Conclusioni

Riassumendo i caratteri principali dell'intervento sul fondo Diplomatico osserverò che il sistema oltre a venire incontro alle esigenze generali di conservazione di un materiale documentario così antico e rilevante può anche soddisfare in larga misura le aspettative degli studiosi. Fornisce infatti riproduzioni di alta qualità, tanto delle pergamene che dei regesti , e nuove opportunità di ricerca a partire dai dati descrittivi (al momento limitati, ma implementabili in un prossimo futuro) inseriti nei campi della scheda archivistica. Il sistema , inoltre, grazie al collegamento con il data base delle provenienze, possiede un valore aggiunto, offrendo del Diplomatico una inedita prospettiva di indagine. Tradizionalmente considerato come una semplice "raccolta" di "monumenti" individui (le pergamene), il Diplomatico nella sua versione digitale acquista oggi uno sviluppo tridimensionale, proponendosi come un archivio complesso la cui identità si delinea a partire dalla storia dell'aggregazione delle provenienze che lo compongono e dei lavori di inventariazione che l'hanno attraversato, storia dalla quale anche i singoli documenti traggono maggiore spessore ed ulteriori elementi di comprensibilità[10].


Note

[1] Val qui la pena di sottolineare l'importanza di questa forma straordinaria di finanziamento, in un momento, come quello attuale, in cui invece sempre più si vanno restringendo gli stanziamenti ordinari per progetti di riproduzione digitale dei documenti. Anche la particolare procedura seguita per la realizzazione del programma è degna di nota dal momento che è riuscita a coniugare principi di decentramento decisionale con modalità unitarie di intervento Gli Archivi di Stato di Firenze, Lucca, Perugia e Torino infatti a seguito di incontri e riflessioni comuni hanno adottato una metodologia affine, pur nella diversificazione degli ambiti documentari prescelti, affidando lo studio dei piani di fattibilità per l'allestimento di tali archivi elettronici a consulenti scientifici esterni distinti, ma coordinati.

[2] La definizione del progetto di acquisizione digitale ed archiviazione delle pergamene del Diplomatico è stata affrontata in comune dai due Istituti, conferendo l'incarico dello studio del piano di fattibilità per l'allestimento di tali archivi elettronici a un gruppo di ricercatori dell'Istituto fiorentino di Ricerca sulle Onde Elettromagnetiche del CNR. L'architettura dei due sistemi che è stata infine concepita presenta tuttavia alcune differenziazioni, dovute alla diversa condizione degli strumenti di corredo disponibili e all'aggiunta, in quello fiorentino, del data base delle provenienze.

[3] Cfr. MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI, UFFICIO CENTRALE BENI ARCHIVISTICI, Guida generale degli Archivi di Stato italiani, vol. II, Roma, 1993, alla voce Firenze, Diplomatico (a cura di R. MANNO TOLU), pp. 32-38, e bibliografia relativa (la Guida generale è consultabile oggi on line all' indirizzo http://www.maas.ccr.it/cgi-win/h3.exe/aguida/findex_guida).

[4] Gli spogli, oltre al contenuto delle pergamene forniscono informazioni talvolta anche sui soggetti produttori e sugli archivi di provenienza, e sono estremamente interessanti per le modalità con cui furono redatti. Cfr. S. MARSINI, Gli strumenti di ricerca realizzati nel pubblico archivio Diplomatico di Firenze dal 1779 al 1852. Un censimento visualizzato attraverso una tavola cronologico-comparativa, in Tra libri e carte. Studi in onore di Luciana Mosiici, a cura di T. De ROBERTIS e G. SAVINIO, Firenze, Franco Cesati, 1998, pp.157-221.

[5] Tra queste si segnala un dorso digitale montato su una fotocamera collegata ad una stazione di gestione delle immagini.

[6] Sono state elaborate ad esempio soluzioni originali (sandwich di lastre di cristallo scorrevoli) per lo spianamento delle pergamene.

[7] In questa fase sono inseriti i dati relativi a: identificazione della pergamena, autore giuridico (solo nel caso di imperatore o papa), notaio rogante, luogo di rogito, presenza di sigilli o miniature, stato di conservazione, misure.

[8] Questa operazione è consentita dall'utilizzo di software sofisticati e dal pretrattamento delle immagini dei regesti.

[9] A questo riguardo va detto che intervento archivistico preliminare al progetto è stata la normalizzazione delle denominazioni delle provenienze, effettuata a partire dal repertorio degli spogli (Archivio di Stato di Firenze -ASF-, Inventari, N/1), strumento che si ritiene offra le maggiori chiavi di accesso (denominazioni antiche e topografiche, classificazione degli ordini religiosi) alle singole provenienze, opportunamente riveduto.

[10] Allo stato attuale dei lavori l'Archivio di Stato conta entro la fine dell'anno di mettere a disposizione in sala di studio una prima parte del lavoro sin qui svolto, comprendente almeno le prime 15.000 pergamene (sec. VIII - 1245 ca.) già acquisite, schedate e controllate, tutte le immagini dei regesti ed il data base delle provenienze