Reti Medievali Rivista, I - 2000 / 1 - maggio-dicembre

Francesca Cavazzana

Il progetto "Ecclesiae Venetae".
L’inventariazione di cinque archivi diocesani del Veneto
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©  Francesca Cavazzana per "Reti Medievali"


Testo

Avviato nella primavera del 1996 grazie all’iniziativa congiunta del Ministero per i beni e le attività culturali – Ufficio centrale per i beni culturali e della Regione Veneto, il progetto "Ecclesiae Venetae" – così denominato con intenzionale allusione alla tradizione di storiografia ecclesiastica locale – è stato realizzato nel quadro delle attività di catalogazione promosse dalla legge statale n. 84 del 19 aprile 1990 "Piano organico di inventariazione, catalogazione ed elaborazione della carta del rischio dei beni culturali, anche in relazione all’entrata in vigore dell’Atto unico europeo".

Grazie al lavoro di nove catalogatori e alla determinante collaborazione dei direttori degli Archivi diocesani interessati il progetto, diretto da Francesca Cavazzana Romanelli con la collaborazione di Gilda Mantovani e don Lucio Bonora, ha realizzato nell’arco di poco più di un anno il censimento completo e gran parte dell’inventariazione degli archivi di cinque Curie diocesane del Veneto: Padova, Treviso, Verona, Vicenza, Vittorio Veneto cui idealmente unire i fondi del Patriarcato di Venezia, in precedenza sottoposti ad inventariazione secondo analoghi criteri nell’ambito del noto progetto "Arca".

La compilazione delle schede, per un totale di quasi 18.000 schede, ha riguardato sia la descrizione degli istituti di conservazione che quella dei fondi in essi contenuti (archivi delle Curie, innanzitutto, ma pure carte di fondi a vari titolo aggregati o annessi quali Mense vescovili, Parrocchie, carte private di singoli vescovi o ecclesiastici, confraternite e associazioni), sia ancora le serie ed eventuali altre partizioni dei fondi, fino a giungere alle singole unità archivistiche, di cui si è dato analitico resoconto per tutti gli archivi delle Curie e pure per altri settori di documentazione volta per volta individuati.

L’intera banca dati è stata creata – giusta il dettato del regolamento attuativo della l. 84/90 - secondo il sistema descrittivo plurilivellare, i tracciati e il programma informatico dell’Amministrazione archivistica statale "Anagrafe degli archivi italiani", del quale si è sperimentato in modo intensivo pure l’utilizzo della scheda predisposta per la descrizione delle unità archivistiche.

Particolari soluzioni descrittive e accorgimenti redazionali formalizzati, adottati in rapporto all’uso di determinate aree e campi ‘critici’ del tracciato di "Anagrafe", unite alla creazione di un appositi programmi di trasferimento dei dati, hanno consentito in aggiunta di rendere questi ultimi disponibili su altre piattaforme, quali i software "ISIS.ARCA" e "HIGHWAY" previsti dall’impostazione originaria del progetto formulata dalla Regione Veneto. La ripresa di una nuova fase del lavoro, riaperto con fondi ordinari per iniziativa dell’Ufficio centrale per i beni archivistici e mirante all’inventariazione di alcuni fondi aggregati agli archivi di Curia oltreché di talune parrocchie veneziane, ha infine prodotto un nuovo programma relazionale denominato "ARCANA", frutto di più aggiornate metodologie in grado di recuperare i dati, di visualizzare tridimensionalmente la struttura dei fondi, di consentire le opportune navigazioni tra i diversi livelli di descrizione, consentendo in aggiunta un’agevole lettura e gestione dei dati per l’interrogazione, per la produzione di censimenti ed inventari a stampa, nonché per una eventuale immissione della banca dati in rete (cfr. tavole allegate). Sorto con l’intento di recuperare dati già acquisiti con l’applicativo "Anagrafe" e trasferiti nel programma "Arca", tale software, eleborato in ambiente "Access", sarà dotato quanto prima pure di un proprio autonomo data entry, che si conta lo possa adeguare alle più avanzate elaborazioni dell’analisi archivistica quale – in primis - la descrizione separata e connessa degli enti produttori d’archivio rispetto ai quella dei fondi.

Quanto ai risvolti specificamente archivistici del progetto, si segnala come il lavoro abbia comportato elementi di varia complessità: sia operativi, quali la molteplicità delle sedi e i tempi relativamente brevi di redazione, sia concettuali e metodologici, ad iniziare dall’individuazione dell’identità propria dei singoli fondi distinti fra loro in rapporto ai diversi enti produttori della documentazione. Altrettanto problematica è risultata essere l’analisi della struttura dei fondi, della loro articolazione in sezioni, serie e sottoserie, frutto talora dell’originaria organizzazione degli uffici e delle cancellerie di Curia, ma più spesso, con esiti del tutto inattesi e diversificati, di quelle ricorrenti sfasature tra istituzioni e archivi provocate da operazioni di ordinamento o confezionamento del materiale documentario, da dispersioni o trasmigrazioni delle carte, dall’incuria o da altre vicende traumatiche: avvenimenti che solo una attenta e calibrata ricostruzione della traditio documentaria dei fondi è stata in grado di far affiorare e portare alla luce.

Un risvolto di particolare interesse del lavoro lungo tutto l’intero progetto è stato costituito dalla possibilità di confronto fra le differenti strutture dei fondi delle Curie, delle Mense vescovili e degli ulteriori archivi aggregati e annessi, consentita dalla rilevazione contestuale curata nei cinque archivi (cui unire pure quale sesta quella dell’Archivio patriarcale veneziano) e agilmente verificabile da apposite funzioni di ricerca per tipologie documentarie analoghe. Un confronto che, se da una parte ha sostenuto operativamente il comune lavoro dei catalogatori mediante i continui raffronti e la messa in comune delle rispettive acquisizioni, dall’altra ha consentito – tramite l’analisi della presenza o meno di particolari serie, della loro configurazione diplomatico-archivistica, della loro denominazione stessa - l’avvio di una serie di stimolanti riflessioni comparate sulla storia della produzione e della sedimentazione documentaria nelle Curie vescovili e nelle strutture ecclesiastiche, aprendo la strada in aggiunta a suggestive, inedite ricerche di storiografia ecclesiastica.

Tappa iniziale di una riflessione di tal genere, il convegno dal titolo "La memoria delle Chiese venete. Archivio diocesani e storiografia", tenutosi a Padova presso il monastero di Santa Giustina nel gennaio 1999, ha aperto un primo confronto - grazie agli interventi di Giorgio Cracco, Luciano Osbat, Attilio Bartoli Langeli, Antonio Rigon, Sante Bortolami, Giorgio Chittolini, Gian Maria Varanini, Giuseppina De Sandre, Liliana Billanovich – fra il complesso degli inventari e le aspettative della ricerca scientifica.

Le banche dati sono consultabili, anche in forma di inventari cartacei, presso i sei Archivi diocesani del Veneto e presso l’Ufficio centrale per i beni archivistici. Si sta curando in aggiunta l’edizione di "Ecclesiae Venetae" su CD ROM.


Tavole

Nelle tavole in successione si esemplifica un itinerario di consultazione della banca dati relativamente ai fondi dell’Archivio della Curia vescovile di Padova (tav. 1). Alla tav. 2 l’albero raffigurante la struttura dei fondi compare affiancato dalla rappresentazione opzionale dei corrispondenti codici "ente" e "fondo" assegnati nel corso dell’inserimento dei dati con il programma "Anagrafe". La tav. 3 visualizza la sequenza delle serie costituenti il fondo Curia; la serie connotata, i Repertori dell’archivio, compare con la relativa scheda descrittiva e con l’anteprima delle unità archivistiche. Nella tav. 4 viene raffigurata, nell’opzione a piena pagina, la prima scheda unità della serie Repertori dell’archivio. Selezionando tramite gli appositi segnalibri i livelli è agevole realizzare una effettiva e immediata navigazione entro la struttura dell’intero sistema archivistico. La tav. 5 esemplifica la procedura per la stampa della banca dati, effettuata mediante trascinamento delle schede selezionate nell’apposita finestra di stampa. Alla tav. 6, infine, alcuni esempi di formato di stampa "Inventario" realizzati con il programma "ARCANA".

Segue un esempio di un itinerario di ricerca onomastica attestante la presenza del notaio e ufficiale di Curia Galvano di Beldemaro, attivo nel secondo decennio del Trecento sia nella compilazione degli Actorum (o Diversorum) della Curia vescovile di Padova che nei Libri feudorum della Mensa: tav. 7, tav. 8, tav. 9, tav. 10.


Tavola 1

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Tavola 2

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Tavola 3

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Tavola 4

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Tavola 5

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Tavola 6

 

ARCHIVIO DELLA CURIA VESCOVILE DI PADOVA

Via Dietro Duomo, 15 - 35100 Padova

Tel. 049/8226111; Fax. 049/8226150

Accesso disciplinato con regolamento

Orario di apertura: lun. - merc. e ven.: 9 - 12.30; sab.: 9 - 12; chiuso nei mesi di luglio e agosto

Comune di Padova, Prov. di Padova

Circoscrizione Ecclesiastica: Diocesi di Padova. Provincia ecclesiastica di Venezia. Regione conciliare triveneta 

Nonostante l´origine dell´episcopato padovano risalga all´epoca tardo antica e si possa presumere che fin dai primi secoli della sua esistenza abbia costituito un archivio, non si conservano nell´attuale archivio della Curia testimonianze documentarie che rimontino a prima del sec. XIII per la Mensa vescovile, e al sec. XIV per le serie di cancelleria e giudiziarie, trovandosi invece i più remoti documenti della chiesa padovana nell´archivio del Capitolo della cattedrale (sec. IX). Tuttavia la sostanziale continuità a partire da quelle date di tali serie più antiche sembra indicare un´attività ormai organicamente strutturata che si verrà comunque articolando più partitamente nei secoli successivi, soprattutto dalla fine del sec. XVI, quale probabile riflesso dell´attuazione dei dettami del concilio tridentino nel governo della diocesi. Consistente doveva essere la mole della documentazione commisurata all´estensione della diocesi, che (probabile retaggio di investiture imperiali dei secc. IX e X, donde i vescovi padovani derivarono anche il titolo, mantenuto fino i età moderna, di conti di Piove di Sacco) si componeva in due zone distinte, congiunte da uno stretto corridoio solo nel 1818, l´una, comprendente la città, estesa in pianura e sui colli Euganei dall´Adige al corso del medio Brenta, che dalla laguna di Venezia, alle porte di Chioggia, si incunea fin oltre Montagnana, l´altra nella zona pedemontana dall´Astico al Piave, avente per asse mediano il Brenta e comprendente l´altopiano di Asiago, il Grappa e le prealpi feltrine. Non pochi furono però gli eventi che depauperarono la compagine documentaria: innanzitutto due incendi occorsi nei secc. XV e XVIII (Cecchetti, 1880); ma anche dispersioni non dovute a eventi calamitosi ma alla volontà stessa di chi era preposto alla conservazione dell´archivio, come informa una testimonianza del cancelliere vescovile che nel sec. XVII denunciò il rinvenimento presso negozianti delle piazze cittadine di carte provenienti dall´archivio vescovile cedute quali involti per generi alimentari. Ancora alla fine di quel secolo, l´inventario della cancelleria redatto in occasione della morte del cardinale Gregorio Barbarigo (1697) mostra una certa incuria nella tenuta delle scritture che paiono sistemate nei "cancelli" alla rinfusa senza riguardo per la tipologia o l´epoca dei registri. Fu invece con il sec. XVIII che si assistette a una più preciso interesse per l´archivio da parte probabilmente prima di Antonio Magalotto, archivista vescovile all´epoca del vescovo Gustiniani (1772 - 1796) che ininziò un´opera di ordinamento poi ripresa e ampliata dal suo successore nell´incarico, Gaetano Scolari, attivo durante l´episcopato Dondi dall´Orologio (1807 - 1819) cui si deve larga parte dell´odierna fisionomia dell´archivio vescovile. Tali interventi si pongono in linea con la cura manifestata dai due vescovi per la cancelleria e l´archivio: il primo infatti costruì una nuova sede per la cancelleria attigua al palazzo vescovile; il secondo invece, già ordinatore dell´archivio e della biblioteca del capitolo, nel 1802, quand´era vicario capitolare, osservava che "tabularium satis apte asservatur, in meliorem tamen ordinem redigi poterit ubi episcopus aderit qui plenam habeat moderandae Curiae facultatem" ("Curia", "Diversorum", "Diversorum II", vol. 22 alla data 16 aprile 1802), lasciando supporre che una volta nominato vescovo abbia appunto promosso l´attività dello Scolari. Se altre perdite anche in serie portanti della cancelleria si verificarono anche in tempi recenti, come si deduce dal confronto tra le rilevazioni della "Statistica degli archivi della regione veneta" di B. Cecchetti, pubblicata nel 1880, e la consistenza odierna dell´archivio, a partire dal secolo XIX si osserva un incremento dell´archivio con l´acquisizione di nuovi fondi: probabili ragioni di tutela indussero ad accentrare tutti i registri canonici delle parrocchie urbane soppresse a seguito degli accorpamenti disposti alla legislazione napoleonica, che andarono ad integrare nuclei più antichi già presenti in cancelleria a partire dal sec. XVIII. In epoca imprecisata, ma verosimilmente intorno al 1920, giunsero invece i registri dello stato civile austriaco delle parrocchie dell´intero Comune di Padova mentre si aggiungevano piccoli fondi di sacerdoti diocesani che ricoprirono incarichi in Curia. La situazione al 1942 è parzialmente restituita dal "Registro generale" dell´archivio redatto in occasione della visita pastorale del cardinale Carlo Agostini, censimento in forma topografica dell´archivio, secondo una disposizione in seguito mutata, che include la maggior parte delle serie dell´archivio di Curia (con l´eccezione di quelle giudiziarie), alcune serie dell´archivio della Mensa e i registri canonici delle parrocchie. Ma la trasformazione dell´archivio in istituto di conservazione si ebbe in tempi recenti con la predisposizione della nuova sede inaugurata nel 1962 grazie alla quale si poterono riunire gli archivi propri del vescovado cioè quelli della Curia e della Mensa (in antico separato dalla cancelleria e conservato nella "computisteria" del vescovado), al primo dei quali già era probabilmente annesso quello della Sapienza del Clero, con gli archivi del Capitolo della Cattedrale (in deposito e non inclusi nel censimento) e della Congregazione dei parroci e vicari. Successivamente a tale data sono stati acquisiti per ragioni di tutela, ad opera dell´attuale direttore dell´archivio, mons. Claudio Bellinati, consistenti porzioni degli archivi della Cattedrale, dell´Azione Cattolica di Padova e della Curazia del Istituto degli esposti.

Bibliografia: B. Cecchetti, "Statistica degli archivi della regione veneta", Venezia, 1880, "Per l´inaugurazione della rinnovata sede degli archivi e della biblioteca capitolare nel palazzo vescovile di Padova [...], Padova, 1962, "La diocesi di Padova. 1972", a cura di I. Daniele e C. Bellinati, Padova, 1973; A. Rigon, "´Fratalea cappellanorum´, parroci e cura d´anime in Padova dal XII al XV secolo", Padova, 1988; C. Bellinati, "Archivio diocesano di Padova", 1990 in "Guida degli archivi diocesani d´Italia", "Diocesi di Padova", a cura di P. Gios, Padova, 1996

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CURIA

 

1- 2658

1323 feb. 3 - 1923 mar. 26

con documenti in copia dal 1027; con documenti successivi al 1923, mar. 26

Le più antiche informazioni sulla struttura dell´archivio della Curia vescovile si rinvengono in due inventari delle scritture della cancelleria redatti nel 1601 e nel 1697 che, se non trovano più riscontro nell´ordinamento del materiale, consentono di valutare le perdite avvenute nei secoli successivi tra le quali spiccano i registri delle ordinazioni e le collazioni dei benefici, gli stati liberi, le indulgenze, i processi criminali e le filze che accompagnavano molte serie tuttora esistenti. L´attuale configurazione dell´archivio rivela, invece, per la maggior parte delle serie preottocentesche, l´impronta di una generale operazione di riordino, iniziata nel sec. XVIII e conclusa all´inizio del successivo, che ha portato alla confezione di volumi che riuniscono più unità originarie, uniformandone legature e intitolazioni, e alla riorganizzazione in buste di materiale precedentemente legato in volumi. Tale riordino, se pure ha in parte sommerso o attenuato nei suoi caratteri estrinseci la fisionomia dell´archivio quale si era venuta costituendo nel corso dei secoli precedenti, non impedisce di individuare almeno due significative cesure che hanno segnato l´impostazione dei registri di cancelleria e la conseguente strutturazione delle serie: nel 1599, in corrispondenza del cancellierato di Orfeo Malatini, lo stralcio sistematico dalla generale serie degli atti di cancelleria ("Diversorum") di più serie tematiche ("Edictorum generalium" - ora in "Litterarum et edictorum" - , "Licentiae exercendi curam animarum", "Monialium") e l´unificazione in un´unica sequenza di registri di tutti gli atti delle cause civili e, intorno al 1664, all´inizio dell´episcopato del cardinale Gregorio Barbarigo (1664 - 1697), l´avvio di alcune nuove serie, parte per distacco dalle serie sopra citate, ("Confessariorum", "Celebrantium") parte di nuova istituzione e spesso mantenute solo durante il suo episcopato, ("Matrimoniorum" e "Congregazioni de bono regimine"), secondo criteri che sembrano dettati da un esigenza di ancor maggiore razionalizzazione delle partizioni d´archivio. La parte otto-novecentesca dell´archivio, di cui si segue più agevolmente la struttura dalla metà del secolo XIX, prosegue in molti casi le serie preesistenti a registro (a parte una ricorrente lacuna nel secondo decennio del sec. XIX), affiancandovi tuttavia la più consistente mole dei fascicoli della corrispondenza derivanti dalla tenuta del protocollo e dall´introduzione di nuovi uffici della Curia. Proprio il carattere estrinseco di tale documentazione, per sua natura non legata, ha portato nella prima metà del sec. XX a scompaginare la struttura dei fascicoli in favore di una capillare ridistribuzione dei documenti ora in buste tematiche ora in miscellanee secondo criteri non sempre riconoscibili. Difficile risulta pertanto la lettura della struttura dell´archivio, in particolare per la prima metà del sec. XIX, su cui più drastico è stato l´intervento, accompagnato anche dall´eliminazione dei corrispondenti registri di protocollo. Tale situazione ha suggerito di adottare come unità di descrizione per tali serie l´unità di confezione, in quanto non è più riconoscibile se non a tratti la configurazione originaria a fascicolo. Per uniformità di rilevazione si è adottato questo criterio anche ai pochi casi in cui si è conservata la sequenza originale dei fascicoli. Si è inoltre indicata la corrispondenza con la numerazione del "Registro generale" del 1942 quando si siano ricostruite serie in sequenze diverse dalla disposizione lì descritta.

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Repertori dell´archivio

1- 2

1601 dic. - 1697 dic.

La serie è costituita da 2 inventari dell´archivio della Curia. Mentre il secondo, compilato nel 1697, di ignota collocazione precedente, era già da tempo conservato insieme agli indici e sussidi per la ricerca, il primo, risalente all´inizio del sec. XVII, rinvenuto tra la documentazione degli "Actorum civilium" in posizione anche cronologicamente incongrua, è stato qui più pertinentemente descritto. Entrambi non trovano più riscontro con l´attuale fisionomia dell´archivio.

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1 1

1601 dic.

 

"Index"

fasc. cart., leg. cart., cc. 27-51 indi bianche s. n., indi cc. 1-13. Coperta staccata, piatto anteriore mutilo;

Di mano di Girolamo Terzi, notaio e "scriba" durante il cancellierato nella Curia vescovile di Orfeo Malatini (1599 - 1610 circa), è databile in base alle date delle unità inventariate tra la seconda metà del 1599 e il 1601, in coincidenza con l´apparire del Malatini quale cancelliere e notaio nell´attività della Curia e del foro ecclesiastico. Mutilo delle cc. 14-26 e legato nella seconda metà del sec. XVII invertendo l´ordine dei fascicoli, nella successione originaria delle carte elenca cronologicamente per anno e, all´interno di ogni anno per mese e giorno, tutte le scritture dell´archivio, anteponendo i "Criminales" - sia fascicoli processuali relativi a singoli procedimenti che "libri criminalium" a partire dal 1448 (cc. 1-13, ora in fine) - cui seguono, ordinati secondo lo stesso criterio cronologico - a partire dal 1500, per la perdita della carte intermedie del fascicolo, tutte le altre scritture (cc. 27-51), pertinenti sia alla cancelleria che al foro ecclesiastico. Le unità descritte nell´inventario generalmente non sono individuate da titolo proprio, ma da espressioni apposte dall´estensore, spesso esemplificative del contenuto del pezzo; per le unità seriali è indicata anche la data estrema delle registrazioni.

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1697 dic.

 

"1697. Inventario di tutte le scritture della cancellaria episcopale fatto sede vacante per morte dell´eminentissimo signor cardinale Gregorio Barbarigo vescovo"

fasc. cart., leg. cart., pp. 1-121 indi bianche s. n.. Segnature precedenti: 26 ;IV.

Sulla prima carta: "Inventario di tutte le scritture esistenti nella cancelleria episcopale. 1697". Redatto in forma topografica, elenca per "armari" e "cancelli" le scritture dell´archivio sia singolarmente per unità che per serie o parte di esse.

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Tavola 7

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Tavola 8

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Tavola 9

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Tavola 10

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