Reti Medievali Rivista, II - 2001 / 1 - gennaio-giugno

Barbara Frale

Archivium audientiarum processus contra Ordinem Militiae Templi.
Un nuovo metodo di catalogazione informatica e di studio statistico sul processo contro l'Ordine del Tempio (1307-1312)

©  Barbara Frale per "Reti Medievali"


I documenti processuali: un repertorio completo in formato elettronico

Uno dei problemi principali per chi si accinge a studiare la storia del Tempio è dato dalla sua fonte più vasta, gli atti del lungo processo svolto dall’autunno del 1307 alla primavera del 1312. Su di essi grava il sospetto generale che le deposizioni siano state pesantemente condizionate dall’uso della violenza. Si tratterebbe dunque di una fonte molto faziosa, sostanzialmente inattendibile; tuttavia, se l’uso della violenza è sicuro in certi casi, il sospetto degli storici talvolta si estende erroneamente a tutto l’insieme degli atti processuali, in maniera indiscriminata. Il paradigma storiografico che tende a formare un’equazione tra inchieste dell’Inquisizione e false confessioni estorte sotto tortura si rivela nel caso dei Templari come un vecchio strumento ormai troppo impreciso per le correnti esigenze della ricerca: esso non tiene conto delle forti differenze che vi furono, sul piano storico-giuridico, fra un’inchiesta e l’altra, senza considerare il fatto che solo alcune inchieste del lungo processo furono condotte effettivamente dal personale dell’Inquisizione.

L’analisi condotta sugli appunti dei Commissari pontifici che coadiuvarono Clemente V nel giugno-luglio del 1308, quando Filippo il Bello concesse finalmente al papa la possibilità di interrogare i Templari dopo quasi un anno di prigionia, porta alla luce evidenze documentarie singolari. I tre cardinali inquirenti appurarono che la fede religiosa dei Templari non era veramente in discussione; ma attraverso la raccolta dei dati si fece strada in loro il sospetto che nelle tradizioni dell’ordine si fosse infiltrato un cerimoniale d’iniziazione alla vita militare, il quale, pur trattandosi di una semplice pantomima, aveva assunto una forma eccessivamente indecente per la dignità di un ordine religioso[1].

Grazie all’ausilio dei prodotti informatici è oggi possibile realizzare un archivio elettronico delle fonti processuali conservatesi, e, nello stesso tempo, elaborare un metodo che permetta di identificare con maggior sicurezza le informazioni dovute all’uso della violenza: tutto ciò non consente certo di risolvere il grande dilemma che ha affascinato generazioni di storici, se cioè i Templari fossero colpevoli o innocenti, tuttavia offre uno strumento affidabile per valutare in maniera scientifica i risultati degli interrogatori alla luce dei condizionamenti che i singoli imputati dovettero subire. Realizzato durante cinque anni di ricerca a partire dal 1995, è ora disponibile in formato elettronico il repertorio completo di tutte le deposizioni templari pervenuteci: il cofanetto comprende un CDR dove sono registrate le informazioni ed uno stampato dove è illustrata e spiegata la metodologia usata nella ricerca.
Basato sulla raccolta sistematica delle informazioni, l’archivio è strutturato secondo un metodo di classificazione che non si limita a restituire i dati delle fonti, ma propone un loro studio classificativo ed interpretativo alla luce di una precisa metodologia di indagine scientifica.

Questo risultato è frutto del lavoro condotto insieme ad esperti di informatica e di analisi statistica; si compone di tre fasi successive le quali corrispondono a tre diversi livelli della ricerca:

  1. formazione di un archivio globale;

  2. valutazione delle principali evidenze;

  3. studio statistico dei dati processuali.

La creazione di un archivio globale delle fonti processuali costituisce il primo elemento di novità: stando alla bibliografia corrente[2] , non è stato ancora realizzato un contenitore informatico che consenta di disporre di tutte le fonti processuali conservate; in questa sede si vorrebbe fornire agli studiosi uno strumento completo ed accessibile, ma, soprattutto, talmente versatile che i singoli fruitori possano adattarlo in futuro alle loro personali esigenze di ricerca[3].


Gli strumenti di supporto alla ricostruzione storica. Un metodo di classificazione e di studio per le fonti processuali

La necessità di avere a disposizione un archivio elettronico contenente le informazioni di tutte le fonti è da tempo avvertita dalla comunità scientifica.
In questa applicazione le informazioni vengono raccolte ed archiviate ordinatamente, secondo l’argomento cui si riferiscono: lo schema di classificazione è composto di molte sezioni ed è stato realizzato dopo un’analisi preliminare delle fonti in modo da disporre di campi sufficienti per contenere tutte le categorie di informazioni. Per divenire uno strumento agevole l’archivio deve raccogliere le informazioni in maniera ordinata: tutti i dati appartenenti ad una stessa categoria logica (ad esempio l’anno in cui il frate entrò nell’ordine) devono essere inseriti in uno stesso contenitore in modo che, completata la classificazione, sia possibile raccogliere e confrontare tutte le informazioni della stessa categoria attraverso un meccanismo di selezione molto semplice.

La struttura materiale dell’archivio sarà costituita da una serie di campi, ognuno dei quali destinato a raccogliere informazioni tutte dello stesso tipo. Alcuni (quelli direttamente riguardanti le colpe attribuite ai Templari) sono accompagnati da campi accessori: questi ultimi servono a classificare le informazioni dei primi con frasi a linguaggio controllato, e ciò è necessario perché le applicazioni successive del metodo richiedono di lavorare con serie omogenee di dati. L’espediente consentirà all’osservatore di seguire anche la fase dell’interpretazione dei dati garantendo dunque la massima serietà nel lavoro; coloro che intendessero servirsi dell’archivio per indirizzi di ricerca completamente diversi, potranno semplicemente ignorare tali campi accessori, oppure, agendo direttamente sul software, potranno tranquillamente cancellarli. Per procedere in questo senso è necessario compiere un’operazione preliminare, cioè isolare i dati dei campi specifici di indagine dalla totalità delle informazioni contenute nelle fonti processuali; ogni deposizione racchiude infatti moltissime informazioni, delle quali alcune sono strettamente attinenti le colpe imputate al Tempio, altre riguardano aspetti della vita dei frati ma non costituiscono, per così dire, materiale utile ad una valutazione giudiziaria. Ad esempio: nome dell’interrogato / età / luogo ed anno del suo ingresso nell’ordine / nome del precettore che lo accolse nell’ordine, etc.

Come già accennato, nell’archivio esistono dei campi particolarmente interessanti perché contengono le informazioni corrispondenti ai capi d’accusa sostenuti da Filippo IV: indagare su di essi era la finalità principale del processo, ed ottenere un verdetto di colpevolezza sulle imputazioni avanzate era l’obiettivo di tutta la strategia condotta contro l’ordine del Tempio. Date queste premesse, è necessario identificare le categorie di informazioni particolarmente interessanti ed operare una selezione dei dati almeno a livello teorico.

Considerando l’insieme T come la totalità delle informazioni contenute nelle fonti processuali (collettivo), si possono estrapolare ed isolare i sottoinsiemi[4] contenenti solo le informazioni che corrispondono alle accuse rivolte ai Templari: ogni sottoinsieme si riferirà a una singola imputazione e conterrà solo le informazioni relative ad essa (fig.1).


Omogeneità delle fonti

L’omogeneità della procedura di analisi e dei dati raccolti è necessaria per confrontare e studiare gli stessi dati, inoltre si deve utilizzare uno schema di classificazione identico per tutte le fonti, la validità storica del quale dev’essere supportata da dati oggettivi. I requisiti fondamentali di omogeneità presenti nelle fonti processuali sono i seguenti, e allo stato della ricerca sembrano sufficienti per qualificare le fonti come un insieme omogeneo:

  1. l’autore delle diverse inchieste e dei relativi documenti processuali è unico, l’autorità pontificia che agì nei diversi paesi e nei diversi anni attraverso delegati propri;

  2. tutti i soggetti che subirono le inchieste erano caratterizzati da un preciso stato giuridico-religioso, l’appartenenza all’ordine del Tempio;

  3. tutti i soggetti appartenenti all’ordine del Tempio nel 1307-1311 furono sottoposti al medesimo processo;

  4. tutti i Templari furono processati ed indagati per le stesse accuse che riguardavano sia i frati in quanto membri dell’ordine, sia l’ordine come istituzione globale;

  5. i risultati di tutte le inchieste confluirono in una sessione finale unica che si risolse con l’abolizione dell’Ordine, risoluzione che si applicò a tutti i soggetti sottoposti al processo.


Lo schema di classificazione: i campi e le loro funzioni

Una volta appurato che si è alle prese con un insieme omogeneo di dati, è necessario elaborare uno schema di classificazione per archiviarli in maniera soddisfacente: cioè ordinatamente, e garantendo una perdita delle informazioni minima o addirittura nulla. Realizzando uno schema per l’archiviazione si opera una selezione dei dati ed una loro organizzazione in classi, vale a dire che le informazioni contenute nella fonte sono estrapolate e catalogate in base a certi criteri: il risultato finale dovrà essere quello di avere a disposizione una serie di contenitori (i diversi settori della classificazione) comprendenti ognuno soltanto informazioni omogenee fra loro. Si creeranno dunque dei campi di dati: uno per i nomi dei Templari interrogati, uno per l’anno in cui ciascuno entrò nell’ordine, uno per la magione dell’ordine dove l’interrogato venne ricevuto, e così via.

Questo modello di archiviazione intende esser il più completo possibile; si auspica che esso costituirà per gli studiosi una base di partenza per ricerche su diversi aspetti della vita e dell’organizzazione interna del Tempio. Per esempio, sarà possibile individuare in questo modo quali erano le case Templari dove avveniva il maggior numero di cerimonie d’ingresso, quali dignitari rivestivano più spesso la funzione di accoglitori, ma sarà anche possibile evidenziare gli spostamenti effettuati dai principali personaggi dell’ordine, la presenza dei quali era cosa tanto rilevante da essere generalmente ricordata nelle deposizioni.

Le informazioni contenute nei documenti processuali possono essere divise in tre categorie:

  1. principali: riguardano strettamente il processo e le accuse mosse contro l’ordine (eresia, rinnegamento della fede cattolica, etc.);

  2. complementari: non riguardano direttamente le accuse mosse contro l’ordine o la situazione processuale, tuttavia aiutano a identificare il contesto nel quale si sarebbero verificate le azioni colpevoli (ad esempio, se l’ordine di rinnegare venne da un precettore qualunque o da un alto dignitario dell’ordine; oppure, se ai frati anziani venivano risparmiate le azioni sgradevoli in omaggio alla loro veneranda età, etc.);

  3. indifferenti: non riguardano in alcun modo il processo ma solo la vita interna del Tempio (ad esempio, se l’immagine di Cristo che si chiedeva di rinnegare si trovasse su una croce astile oppure fosse miniata in un messale).

Accanto ai campi che si riferiscono alle accuse (principali) ve ne sono altri ugualmente indispensabili alla ricerca: ad esempio quello riguardante il nome del precettore che ricevette l’interrogato nell’ordine, il luogo e la data dell’ingresso, la forma propria dell’idolo che si presume fosse venerato, il fatto se l’interrogato avesse visto un libro della regola templare contenente gli errori imputati all’ordine, la presenza di altre persone durante l’accoglimento di un frate, e molti altri elementi contenuti nelle deposizioni. Questi dati sono complementari alle informazioni strettamente riguardanti le accuse, ma non possono esser omessi poiché indicano la situazione nella quale gli episodi ebbero luogo: perciò restituiscono informazioni che nella fase della valutazione storica possono giocare un ruolo fondamentale. Sapere che determinate prescrizioni illecite sono ricorrenti quando a ricevere i frati è un certo dignitario del Tempio, mentre questo non si verifica quando la recezione è compiuta da altri, può costituire per lo studio storico un fatto di importanza assoluta; eliminandolo si rischia di minare la validità delle considerazioni svolte. Il campo relativo al nome del Templare interrogato o quello relativo alla magione dove venne accolto hanno un’interesse minore nell’ottica di uno studio sul processo; tuttavia questo genere di informazioni potrebbero avere un’importanza notevole, anche se non subito evidente nella fase iniziale del lavoro. Anche altri dati apparentemente irrilevanti, come ad esempio la natura materiale della croce che si presume oltraggiassero, possono rivelarsi d’importanza notevole alla fine del lavoro, quando si possiede l’immagine globale dei dati conservati. Le informazioni inquadrabili nei campi indifferenti possono essere catalogate così come si presentano nella fonte perché la loro definizione[5] non comporta particolari problemi sul piano della ricerca storica: i campi relativi alle accuse, invece, devono essere definiti nella maniera più oggettiva e precisa possibile, poiché dalle loro caratteristiche sarà condizionata l’immagine generale che se ne trarrà alla fine del lavoro.

Se per fornire un archivio soddisfacente sarà necessario raccogliere la maggior quantità possibile di informazioni, appare tuttavia chiaro che le tre categorie di dati hanno un valore molto diverso ai fini della ricerca: quelle indifferenti saranno considerate qualora assumano un significato particolare, quelle complementari saranno considerate in funzione delle principali, mentre le principali dovranno essere ogni volta catalogate, conteggiate, valutate con estrema cura. I campi “analitici”, nei quali le informazioni sono espresse con termini a linguaggio controllato, verranno costantemente associati ad un campo aggiuntivo nel quale l’informazione sarà riprodotta come appare nella fonte. Un esempio:

Abnegatio (Analysis)

(campo analitico che riduce le informazioni ai contenuti fondamentali e le registra secondo modalità a linguaggio controllato)

De precepto abnegationis

(campo che registra le informazioni secondo la forma originale della fonte)

1 postulata et effecta ore non corde

recipiens mandavit quod abnegaret Ihesum Christum, et ille fecit ore non corde

7 postulata, protestata et tandem effecta sub minas carceris

recipiens precepit sibi quod abnegaret Deum, et ille dixit:"Hoc nullo modo faciam !", tunc recipiens dixit: "Oportet quod hoc facias, nisi poneremus te in carcere perpetuo !", et sic ille qui loquitur abnegavit ore non corde

Questa soluzione consente fra l’altro di tenere costantemente sotto controllo le operazioni di lettura e di classificazione dei dati. La registrazione delle informazioni è realizzata in lingua latina per rendere l’archivio accessibile ad un vasto numero di utenti; si è scelto di utilizzare un latino quanto più simile possibile a quello delle fonti sia per la grafia che per la sintassi.

Il trattamento dei dati costringe inevitabilmente l’operatore ad una serie di azioni arbitrarie, che implicano le facoltà personali di scelta: tuttavia il lettore potrà verificare una per una quali siano state tali scelte grazie al confronto fra il dato come si trova nella fonte, registrato ad esempio nel campo “Abnegatio”, e lo stesso dato sottoposto al trattamento per l’analisi, registrato nel corrispondente campo “Abnegatio (Analysis)”. Alcune di queste scelte sono molto facili ed immediate; in altri casi, invece, l’intervento interpretativo dell’operatore è indispensabile addirittura per fruire del testo contenuto nella fonte. Si tratta certamente di uno dei limiti di questa ricerca, tuttavia dichiarare costantemente i criteri con cui le scelte sono state operate renderà le stesse sempre controllabili. Poiché il trattamento dei dati riguarda i soli campi analitici che in ogni momento possono venir eliminati senza alterare minimamente l’archivio processuale, i risultati dell’analisi statistica si offrono come una teoria soggettiva, in ogni caso sostenibile poiché supportata da una grande quantità di prove derivanti da riscontri incrociati sulle fonti.


Analisi statistica dei dati processuali: un nuovo bilancio sulle accuse e un'ipotetica "revisione" del processo

I dati raccolti consentono di affermare che la più logica conclusione dell’evento inchiesta, date le premesse, avrebbe dovuto essere una confessione totale delle accuse; tale fatto può essere rappresentato con lo schema seguente:


Questo modello, tuttavia, corrisponde solo ad una parte delle deposizioni contenute nelle fonti processuali, mentre tutto il resto, che costituisce la porzione di gran lunga maggiore, è formato da deposizioni non conformi al teorema accusatorio o addirittura divergenti in modo più o meno accentuato. Ciò permette di escludere che i notai abbiano manipolato i documenti processuali, dato che accolsero deposizioni contrarie alla volontà di chi dirigeva l’inchiesta; inoltre costringe lo storico ad affermare che il modello sopra esposto, condiviso dagli studiosi i quali ritengono le fonti processuali sospette in blocco perché influenzate dalla tortura, è valido solo per una modesta parte dei dati. Si rende pertanto necessario misurare il grado di conformità effettiva delle risposte offerte dagli interrogati alle affermazioni del teorema accusatorio.

L’analisi preliminare delle fonti ha permesso di realizzare una gamma di modalità di risposta a linguaggio controllato tale che ogni risposta possa essere rappresentata in modo soddisfacente da una delle modalità, differendo da essa solo per dettagli non rilevanti; tutto ciò è reso possibile dal fatto che per ogni accusa l’insieme delle risposte non presenta una tipologia molto vasta: al contrario, vi sono alcuni tipi di affermazioni che ricorrono e differiscono fra loro solo per particolari di modesta entità. Le modalità sono pari a 10 per ciascun campo analitico e sono organizzate in una sequenza numerica che pone al primo posto le risposte esattamente conformi al teorema accusatorio, agli ultimi due posti quelle completamente contrastanti e nei livelli intermedi le risposte che presentano gradi crescenti di difformità.
Pertanto il modello sopra presentato deve essere sostituito con un altro più rispondente alla realtà delle fonti processuali:


La raccolta e l’interpretazione dei dati vengono effettuate applicando metodi e teorie dell’analisi statistica (calcolo della media ponderata e dell’indicatore medio); in questo modo è stato possibile riscontrare che nel rapporto fra l’andamento del teorema accusatorio e le risposte fornite dagli interrogati vi sono quattro “punti nevralgici”. In sostanza, in base al metodo statistico utilizzato non sussistono motivi di credere vere le accuse mosse contro l’ordine eccettuati questi quattro punti; in merito ad essi, si rende necessaria una maggior cautela. La significativa vicinanza delle risposte al teorema formulato indica l’esistenza di una base oggettiva di probabilità dalla quale è necessario partire per sviluppare la ricerca. Se le altre accuse costituiscono come delle “false piste” create per accrescere la confusione degli imputati, appare estremamente probabile che i quattro “punti nevralgici” della vicenda processuale corrispondano ad un nucleo di fatti reali, abbondantemente manipolati ed esagerati fino al punto da farli apparire crimini contro la religione. Su tali elementi l’accusa impegnò massimamente le proprie energie perché sapeva che era assai probabile indurre i frati a confessare una colpa simile ad alcuni atti realmente praticati nell’ordine; questo motivo, oltre al contributo innegabile della tortura, spiega perché l’accusa ebbe un effetto tanto dirompente.

Un esempio della classificazione: la prima deposizione del Gran Maestro Jacques de Molay dinanzi all’Inquisitore di Francia (Parigi, novembre 1307):

Record: 25
Fons: Mich. II, 305
Deponens: Iacobus de Molayo maior Magister ordinis
Locus et annum receptionis: domus Templi de Belna diocesis Eduensis; 1265
Receptor: Imbertus de Paraudo miles
Alii presentes: Templarii; Amalricus de Rocha et alii de quorum nominibus non recolit
De professione: dixit quod post multas promissiones ab eo factas super observanciis et statutis dicti ordinis, posuerunt mantellum ad collum suum, et recipiens fecit aportari crucem, et precepit abnegationem et spuitionem
De professione aliorum: credit quod omnes sic recipiebantur, quia non credit quod fuerit factum sibi aliquid quod non fiat aliis; tamen dixit quod paucos recipit in fratres, et postquam receperat illos quos fecit, precipiebat quibusdam de astantibus ibi quod ducerent eos ad partem, et facerent eis id quod debebant, tamen intencionis sue erat quod facerent et preciperent eis quod sibi fuerat factum, et per illum modum reciperentur
Exhibitio crucis vel imaginis Ihesu Christi: crux enea in qua erat figura Ihesu Christi
Abnegatio (Analysis): (modalità 2) postulata et effecta ore non corde
De precepto abnegationis: ostensa cruce, receptor precepit quod abnegaret Christum cuius figura erat ibi, quod licet invitus fecit
Vices abnegationis: una
Modus abnegationis: abnegare Christum cuius figura erat ibi
De propagatione abnegationis: credit generalem
Spuitio seu vituperium (Analysis): (modalità 7) spuitio postulata, protestata, quasi effecta; preceptor finxit se vidisse spuitionem petitam et nichil arguit receptor precepit quod spueret supra crucem, sed ille spuit ad terram
Vices spuitionis seu vituperii: una
De propagatione spuitionis seu vituperii: credit generalem
Coniunctio fratrum (Analysis): (modalità 9) nulla illicita expetita
De precepto coniunctionis fratrum: dixit quod non fuit sibi dictum quod commisceret carnaliter cum fratribus, nec unquam fecit. .


Note

[1] B. Frale, Il brogliaccio dell’Inquisitore. Esame delle prove contro i Templari da un documento segreto della Cancelleria di Clemente V (1308), in Medioevo Europeo, collana diretta da G.C. Alessio e S. Gasparri, III, in corso di stampa presso la Cooperativa Libraria Editrice dell’Università di Padova.

[2] Oltre ai repertori bibliografici, sono state consultate le pagine di Internet sulle più recenti opere storiche concernenti i Templari.

[3] Il CDR è stato realizzato ed è attualmente conservato in forma privata nel rispetto della normativa vigente in materia della diffusione dei programmi informatici necessari alla compilazione dell’archivio.

[4] Tali sottoinsiemi, in questa prima fase dell’indagine limitata ad essi, possono essere considerati dei subcollettivi campioni individuati dal criterio della corrispondenza dei dati contenuti in essi con i dati espressi nel teorema accusatorio; cfr. C. Benedetti, Istituzioni di Statistica, Milano 1989, p. 24.

[5] I nomi di persona e di luogo sono rimasti nella forma originale presente nella fonte, operando una normalizzazione solo laddove la notorietà (ad esempio, i nomi dei maggiori dignitari) consente di individuare il soggetto con sicurezza.