http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/issue/feed SigMa - Rivista di Letterature comparate, Teatro e Arti dello spettacolo 2024-01-02T15:57:46+00:00 Flavia Gherardi flavia.gherardi@unina.it Open Journal Systems <p style="color: #19274c;"><strong><em>SigMa Rivista di Letterature comparate, Teatro e Arti dello spettacolo</em></strong>&nbsp;è&nbsp;la rivista scientifica internazionale&nbsp;dell’<a href="https://www.sigismondomalatesta.it/" target="_blank" rel="noopener"><strong>Associazione Sigismondo Malatesta</strong></a> pubblicata con periodicità annuale. Si distingue per l’adozione di una prospettiva comparatistica e interdisciplinare. Accoglie studi incentrati sulla letteratura, il teatro, il cinema e le arti visive, considerati nella loro dimensione diacronica e sincronica; privilegia il dialogo <em>inter artes</em> e il confronto tra modelli teorici. Promuove il dibattito scientifico ai livelli più elevati, a partire dalla riflessione sulle tendenze teoriche e metodologiche emergenti, delle quali misura prospettive e possibilità applicative, senza trascurarne le relazioni con i modelli della tradizione.</p> http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10507 Riscritture dell’esodo nelle arti contemporanee: una premessa 2024-01-02T15:57:45+00:00 Teresa Lussone teresa.lussone@uniba.it Valentina Sturli valentina.sturli@unich.it <p>Introduzione alla Sezione monografica <em>Fughe e ritorni. Riscritture dell’esodo nelle arti contemporanee</em>.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10508 Il racconto dell’Esodo come riarticolazione delle forme filmiche 2024-01-02T15:57:43+00:00 Pietro Masciullo pietro.masciullo@uniroma1.it <p class="p1">Il saggio intende fornire una mappatura del cinema europeo contemporaneo soffermandosi su stilemi e tematiche ricorrenti e interrogandosi sulla possibile codificazione di uno stile transnazionale di messa in scena. Infine, ci si soffermerà sui tre film del giovane regista italiano Jonas Carpignano – <em>Mediterranea </em>(2015), <em>A Ciambra</em> (2017), <em>A Chiara</em> (2021) – analizzandoli come esempi paradigmatici di riscrittura delle forme narrative dell’esodo (dall’emigrazione all’epos del racconto mitico) tra eredità neorealista e codici del cinema popolare.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10509 “I tramp a perpetual journey”. Circolarità della fuga in ‘Nomadland’ 2024-01-02T15:57:41+00:00 Carmen Bonasera carmen.bonasera12@gmail.com <p>L’articolo intende riflettere sulle rielaborazioni dei motivi dell’esodo, della fuga e del nomadismo a partire da <em>Nomadland</em> (2020) di Chloé Zhao, pellicola vincitrice del premio Oscar 2021 basata sull’omonimo reportage di Jessica Bruder sui <em>vandwellers</em>: comunità di persone, spesso ultrasessantenni, che in seguito alla disastrosa crisi finanziaria del 2008 hanno scelto di dimorare in camper e furgoni, girando gli Stati Uniti in cerca di modesti lavori stagionali. Se il genere del <em>road movie</em>, peculiarmente americano, ha risemantizzato l’archetipo del viaggio iniziatico, traslandolo a bordo di auto o motociclette immerse nel variegato paesaggio dell’entroterra statunitense, <em>Nomadland</em> prova a smantellare sia i nuclei del <em>road movie</em> (l’escapismo e la ribellione giovanile), sia i miti fondanti della civiltà statunitense (la ricerca della felicità, il sogno americano, il destino manifesto), già messi a dura prova dalle narrazioni di John Steinbeck, che in <em>Furore</em> (<em>The Grapes of Wrath</em>, 1939) – i cui echi risuonano vividi in <em>Nomadland</em> – rappresentava il tragico esodo per la sopravvivenza di una famiglia americana durante la Grande depressione degli anni Trenta. Il saggio propone dunque di illuminare i modi in cui, nel film, la fuga da un sistema sociale in rovina si tramuta in un’erranza perpetua, fisica e spirituale, volta non solo a riscoprire una simbiosi col paesaggio naturale, ma anche a tessere legami solidali di condivisione con una comunità umana per la quale la strada, così come la fuga, non possono più essere lineari, tese verso un orizzonte di liberazione, bensì circolari e, in ultima analisi, prive di una prospettiva teleologica.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10511 Il teatro come rifugio 2024-01-02T15:57:40+00:00 Ilaria Lepore ilaria.lepore@uniroma1.it <p class="p1">Il teatro di Wajdi Mouawad, drammaturgo, attore, regista e direttore artistico del Théâtre de la Colline di Parigi dal 2016, può essere considerato nella sua interezza una riflessione sulla condizione storica e simbolica dell’esule, dal punto visto identitario come da quello linguistico. Nato in Libano, emigrato in Francia all’età di 10 anni, nel 1978, in seguito alla guerra civile, di nuovo esule in Canada, Mouawad nutre la sua scrittura e il suo teatro della sua storia individuale, una storia di erranza. È un teatro, il suo, metà autobiografico, metà documentario, che si definisce “au croisement des cultures” e che tematizza, nell’intenzione di proporre una moderna epopea dell’esilio, l’incontro tra lingue, culture e miti, attraverso l’elaborazione delle esperienze “traumatiche” legate al senso di <em>déracinement</em>, al sentimento di perdita, di lacerazione identitaria, sempre orientate ad una prospettiva storica collettiva. L’intenzione di questo articolo è di ragionare sul teatro di Wajdi Mouawad (in particolare, a partire dalla tetralogia, <em>Le Sang des promesses</em>, composta da <em>Littoral</em>,&nbsp;<em>Incendies</em>, <em>Forêts </em>e<em> Ciels</em>) in quanto teatro del “decentramento” sia dal punto di vista della scrittura drammatica, che mette in scena l’“alterità” come fonte primaria del riconoscimento identitario, attraverso un mescolarsi di geografie, di lingue e di spazi complessi, sia dal punto di vista della pratica artistica – e politica, in un certo senso – che si manifesta nel progetto di fare del Théâtre de la Colline, uno dei cinque teatri nazionali francesi, un vero e proprio <em>théâtre-monde</em>, un <em>lieu des diasporas</em> che accoglie, da anni, “des spectacles présentés en langue étrangère surtitrés […] dans un projet qui prône l’hospitalité, ouvert aux diversité è la jeunesse”.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10512 Sguardi dall’Isola. Rotte per una narrazione dell’esilio 2024-01-02T15:57:39+00:00 Simona Scattina simona.scattina@unict.it <p>Lo spazio del teatro diventa luogo privilegiato per osservare, attraverso nuovi paradigmi di ricerca, come si possono sviluppare le riflessioni su precise dinamiche sociali, quali i rapporti tra fuga e ritorno, attraverso lo studio delle pratiche artistiche atte a produrre quelle istanze di realtà in grado di promuovere nuove narrative e prospettive sceniche. La relazione tra il teatro e la dimensione del viaggio verrà osservato nel presente articolo attraverso tre lavori scenici: <em>L’abisso </em>di Davide Enia, <em>Esodo </em>di Emma Dante, <em>Una fuga in Egitto </em>di Turi Zinna, che, pur essendo divergenti per stile, poetica e drammaturgia, sono accomunati dall’avere attraversato il tema del viaggio e delle migrazioni a partire da un Sud che per la sua identità contradditoria e per quella naturale teatralità del vivere, rappresenta un palcoscenico di estremi che si attraversano. Per i tre casi oggetto di studio la ricerca dei luoghi di frontiera attraverso l’esperienza etnografica, l’interrogazione del mito e la narrazione transmediale, testimonia la possibilità di rompere i soliti “paradigmi di visione” (Moralli, Musarò, Paltrinieri, Parmiggiani 2019), innescando nuove narrative intorno alle urgenze rappresentative della contemporaneità.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10513 “Le regard du fils et la vision de l’Étranger” : Allers-retours entre Paris et la Martinique, de Césaire à Glissant 2024-01-02T15:57:37+00:00 Giuseppe Sofo giuseppe.sofo@unive.it <p>Les allers et les retours entre les Antilles francophones et la France que j’évoquerai sont à la fois humains et textuels. Les mots ont voyagé d’un continent à l’autre, accompagnés de leurs auteurs, ou les accompagnant dans des voyages (parfois physiques, parfois imaginaires) qui ont donné naissance à certaines des œuvres les plus significatives de la littérature caribéenne.<br>Dans cet article, je parlerai de deux textes de référence de cette littérature, <em>Cahier d’un retour au pays natal</em> d’Aimé Césaire et <em>Soleil de la conscience</em> d’Édouard Glissant, qui traitent précisément de ces allers et retours, entre la France et la Martinique, qui sont avant tout le symbole des allers et retours entre des lieux non seulement physiques mais aussi de l’esprit, entre l’ici et l’ailleurs, le soi et l’autre.<br>Ces deux textes sont directement issus de la rencontre avec Paris de ces deux auteurs et penseurs martiniquais, et de leur vision de Paris et de la Martinique après cette rencontre. Mais il y a un autre mouvement que j’essaierai de souligner, celui de la «&nbsp;fluidité textuelle&nbsp;», c’est-à-dire le voyage de ces mêmes textes entre les langues et entre les époques, à travers leurs traductions et leurs réécritures, car dans cette double migration, la dimension textuelle et la dimension humaine se confondent, se brouillent et s’informent l’une l’autre.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10514 Il pensiero nomade ne ‘Le transizioni’ di Pajtim Statovci 2024-01-02T15:57:36+00:00 Daniela Lama nievski@hotmail.it <p class="p1">Il contributo si propone di esplorare i temi contenuti nel racconto dell’<em>Esodo</em>, intesi come figure di lunga durata nella tradizione occidentale, tramite l’indagine di un esempio letterario contemporaneo: il romanzo <em>Le transizioni</em> di Pajtim Statovci. L’analisi mira a dimostrare come il romanzo rifletta il pensiero nomade, di matrice deleuziana, attraverso una reinterpretazione dei passaggi dell’<em>Esodo</em> condotta mediante la lente filosofica di Walzer; ne emerge un’opera che riflette profondamente sulla natura dell’identità, in una prospettiva influenzata dal pensiero di Nietzsche che permea l’intera narrazione e offre una visione complessa delle trasformazioni umane e sociali. In particolare, si esamina la concordanza tra romanzo e racconto biblico alla luce della lettura proposta da Walzer nel suo saggio <em>Esodo e rivoluzione</em>; e attraverso la prospettiva della “filosofia della differenza” formulata da Deleuze, che considera il “pensiero nomade”&nbsp;come un’entità comune a qualsiasi “soggetto minoritario”, aggettivo, quest’ultimo, che riguarda tanto i personaggi di Statovci, quanto il popolo di Israele durante l’Esodo. I soggetti minoritari sono quelli che si spostano, sono quelli che reiterano l’Esodo, che per propria natura nomade sono in movimento – anche solo col pensiero. Questi soggetti sono coloro che innervano la differenza nel nostro mondo, caratterizzano l’eterogeneità e agevolano l’evoluzione della società umana, poiché “Non vi è divenire se non minoritario” (Deleuze, Guattari, ed. 2003: 170).&nbsp;Di evoluzione, nel senso di passaggio da una condizione di popolo nomade a una di nazione, racconta l’<em>Esodo</em> biblico illustrato da Walzer; nel suo testo l’<em>Esodo</em> è un modello, una storia che rende possibile la narrazione di altre storie; come accade per il romanzo che andremo a&nbsp;raccontare. Attraverso il protagonista, Bujar, lo scrittore esplora il concetto di “divenire” come nucleo centrale dell’identità. Bujar è presentato come “diveniente”, tale concetto suggerisce un processo di costante cambiamento e creazione, sfidando le nozioni tradizionali intorno all’identità del soggetto. Nel contesto del romanzo, questo divenire è reso complesso dall’interazione con Agim, co-protagonista e figura cruciale nel racconto. Statovci – senza esplicitarlo, ed è questa una delle proposte di lettura del saggio – alterna le voci narrative dei due personaggi, sottolineando una metamorfosi nascosta: Bujar diviene Agim. Ciò genera ambiguità narrative, che trovano spiegazione solo alla fine. Il legame tra i due personaggi e il viaggio che intraprendono assumono dimensioni simboliche, richiamando la narrazione esodica, in cui Agim presenta tratti che richiamano il ruolo di Mosè e, come il profeta, è destinato a morire prima di arrivare alla “terra promessa”.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10515 L’esilio come esodo: lettura del “Canto X” del ‘Canto General’ di Neruda da una prospettiva mitica 2024-01-02T15:57:34+00:00 Felipe Joannon Ovalle fgjoannon@gmail.com <p>L’articolo s’interroga sul problema della costruzione dell’identità comunitaria –&nbsp;percepito come un dilemma urgente in tempi di nazionalismo e migrazione – sulla base dell’identificazione di due tipi di miti universali contrapposti: i miti di fondazione della città-centro e i miti di esodo, concentrandosi soprattutto su quelli provenienti dalla cultura giudaico-cristiana. A partire da questa prospettiva teorica, il lavoro propone di seguito una lettura del <em>Canto</em> <em>general</em> (1950) di Pablo Neruda, il poema epico che, nel contesto della letteratura latinoamericana, rende visibile la tensione che emerge dalla contrapposizione tra i due modelli di miti fondativi presi in esame.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10516 La violenza del mondo ne ‘La frontiera’ di Alessandro Leogrande 2024-01-02T15:57:33+00:00 Filippo Milani filippo.milani@unibo.it <p>La motivazione etica che sta alla base della scrittura di Alessandro Leogrande (1977-2017) è caratterizzata dall’esplicita volontà di non arrendersi all'impossibilità di “ridurre il male” ma di provare a raccontarlo in tutta la sua tragica “banalità” (in linea con le riflessioni di Arendt e Sontag). Nell'ultimo capitolo del volume <em>La frontiera</em> (2015), intitolato <em>La violenza del mondo</em>, lo scrittore e giornalista d’inchiesta mette in relazione i suoi reportage narrativi sui naufragi di migranti che si susseguono nel Mediterraneo con un noto quadro di Caravaggio: si tratta del <em>Martirio di San Matteo</em> (1600-01), che si trova nella Cappella Contarelli nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Leogrande individua una precisa corrispondenza tra lo sguardo di Caravaggio, il cui autoritratto compare sullo sfondo della scena mentre assiste al martirio del santo, e quello di quei cittadini europei che, pur non essendo indifferenti al dramma umanitario a cui assistono, restano comunque “impotenti” spettatori. Provare a narrare l’esodo di migranti lungo la frontiera liquida e controversa del Mediterraneo significa non limitarsi a descrivere la stratificazione delle immagini della tragedia ormai inoffensive nell'immaginario occidentale, ma offrire una intensa contro-narrazione finalizzata a ribaltare le dichiarazioni ufficiali dei governi e – sulla scia dell’opera caravaggesca – il regime scopico dominante. Infatti, di recente la rielaborazione transmediale dello sguardo tagliente del pittore lombardo si sta consolidando come una tendenza internazionale – come ha rilevato Francesco Zucconi nel bel libro <em>Displacing Caravaggio</em> (2018) – per raccontare i drammi della contemporaneità attraverso prospettive non convenzionali.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10517 La fuga dalla Storia. Erranza, esilio ed esodo nella ‘Trilogie allemande’ di L.-F. Céline 2024-01-02T15:57:31+00:00 Iacopo Leoni iacopo.leoni@for.unipi.it <p><em>La trilogie allemande </em>di L.-F. Céline ripercorre le tribolate peregrinazioni che lo stesso scrittore, mosso dall’obiettivo di raggiungere la Danimarca, compie tra il 1944 e il 1945 attraverso una Germania in preda all’imminente crollo del <em>Reich</em>. La componente memorialistica dell’opera è tuttavia bilanciata da una tensione visionaria che, sommandosi a una forte tendenza digressiva, finisce per mettere in questione la ricostruzione lineare e ordinata degli eventi. A partire da queste considerazioni più generali, l’articolo si propone di riflettere sulle diverse implicazioni che, nella<em> Trilogie allemande</em>, caratterizzano il tema dell’erranza: dove l’indagine dello spazio non è più un movimento razionale e volontario ma una peregrinazione allucinata attraverso cui la sorte dell’io celiniano si sovrappone a quella di interi popoli in fuga. La crisi del viaggio, strumento ormai incapace di assicurare all’io un solido apporto conoscitivo, viene riflessa dalla costruzione dei romanzi, volutamente privati di linearità e sottoposti anzi a un andamento centrifugo. Alternando cronaca, memoria, invenzione e digressioni polemiche, Céline perturba la referenzialità del racconto al fine di registrare, e infine rendere comunicabile, quello sfaldamento dei paradigmi collettivi che l’esplorazione del mondo ha messo sotto gli occhi dell’io narrante. In questo senso, la fuga verso il nord Europa diventa anche – e soprattutto – fuga dalla Storia intesa come concatenazione logico-causale di eventi, e dunque come sola garanzia di verità. Nel momento stesso in cui ambisce a fornire un’interpretazione più profonda della realtà, l’immaginario dell’esilio che sorregge la <em>Trilogie </em>è però inseparabile da un ritorno paranoico alla situazione personale dello scrittore, il quale sfrutta le potenzialità metaforiche legate al campo semantico del viaggio per presentarsi come il portavoce di un’umanità ingiustamente destinata al sopruso.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10518 Salvato dalle acque 2024-01-02T15:57:30+00:00 Daria Biagi daria.biagi@uniroma1.it <p>Tra le figure riconducibili al libro dell’Esodo che tuttora informano l’immaginario contemporaneo, una delle più persistenti è quella del neonato salvato dalle acque, il “figlio di nessuno” destinato a compiere imprese straordinarie. Se l’eroe-trovatello è una figura che accomuna narrazioni antiche (dalla Bibbia alle fiabe popolari) e romanzi dalla modernità (da <em>Tom Jones</em> a <em>Harry Potter</em>), l’orfano sopravvissuto alle acque ne rappresenta una sorta di sottoinsieme particolare: capace di attraversare incolume un passaggio precluso ai più, è spesso colui che dà risposta al bisogno di conciliazione e pacificazione tra mondi o popoli ostili. Soffermandosi in particolare su due scene del romanzo <em>Austerlitz</em> di W.G. Sebald (2001), l’intervento si propone di indagare le metamorfosi contemporanee di questa figura, il cui valore positivo sembra rimanere intatto oltre la frattura di una modernità che tende in genere a rileggere in chiave parodica temi e personaggi del passato.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10519 Attraversare il deserto 2024-01-02T15:57:28+00:00 Luigi Marfè luigi.marfe@unipd.it <p>“Il deserto è monoteista”, ha scritto Ernest Renan, sottolineando la profondità metafisica di uno spazio fuori dal tempo, irriducibile alla misura dell’uomo, che nelle sue immense solitudini assottiglia l’io fino all’essenziale, coinvolgendolo in avventure dell’identità tanto attraenti quanto pericolose. A lungo trascurato, l’attraversamento del deserto è tra i temi più rilevanti della letteratura contemporanea, che in vario modo si è confrontata con il libro dell’<em>Esodo</em>. Il saggio prende in esame la riconfigurazione di questo modello intertestuale nell’opera di Edmond Jabès e di Bruce Chatwin, che più di altri hanno saputo fare della figura del nomade un mito centrale dell’immaginario letterario.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10520 Le ultime persone 2024-01-02T15:57:27+00:00 Lorenzo Marchese lorenzo.marchese02@unipa.it <p class="p1">L’articolo è un’indagine preliminare su un <em>tòpos </em>delle narrazioni apocalittiche degli ultimi due secoli: le vicende delle ultime persone sulla Terra. Dopo aver tracciato una storia delle prime occorrenze del tema nella letteratura francese e inglese (Grainville, Byron, Shelley) e aver dato alcuni cenni sull’evoluzione modernista e postmodernista delle scritture delle ultime persone, l’articolo si concentra sulla sua ripresa in tre romanzi della letteratura italiana degli ultimi quindici anni: <em>L’uomo verticale</em> di Davide Longo (2010); <em>Nina dei lupi </em>di Alessandro Bertante (2011); <em>Anna</em> di Niccolò Ammaniti (2015). La seconda parte dell’articolo offre una lettura dei sottotesti biblici, degli echi post-secolari, delle ideologie ecologiche e sociali sottese a racconti che sono in apparenza post-apocalittici e distopici, ma mirano a un ripensamento, per via di stilizzazione, delle forme di vita contemporanee e propongono un esperimento con l’etica.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10521 Ex-stasis and Acting Methods 2024-01-02T15:57:26+00:00 Fabiola Camuti F.Camuti@artez.nl <p>This paper addresses the in-depth study and interest of Sergei Mikhailovich Eisenstein in Ignacio de Loyola’s <em>Spiritual Exercises</em>, related to the Jesuit practice. It demonstrates that Eisenstein not only calls upon Loyola’s teaching in his theorization of pathos and ecstasy, but that he especially does so also to draw upon specific characteristics of well-known and established Western theatre acting methods. This second reference is mostly unknown to the Anglo-Saxon speaking academic field because of the lack of English translations of the specific essay in which Eisenstein constructs his parallelism between the Jesuit exercises and the work of the Stanislavskian actor. In fact, in the official English edition of Eisenstein’s writings this specific passage, which is present in the Italian publication, was left out because of editorial choices. The paper aims at underlining the importance of Eisenstein’s interests in the Jesuit spiritual traditions in outlining the idea of the practice of acting as an attraction in his theorisation of montage.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10522 La violence ou la fête? Les mises en spectacle de la Prise de la Bastille (1789-1791) comme miroir du discours politique contemporain 2024-01-02T15:57:46+00:00 Paola Perazzolo paola.perazzolo@univr.it <p>La dimension spectaculaire et l’importante valeur politique et symbolique de la prise de la Bastille motivent sa (ri)évocation massive par une production iconographique et textuelle à laquelle s’ajoutent de nombreuses mises en spectacle et dramatisations depuis septembre 1789 jusqu’à l’automne 1791. Tout au long de cette période, la progressive disparition de toute allusion aux violences populaires exercées contre De Launay, Du Pujet, Flesselles, Berthier de Sauvigny et Foulon témoigne du fait que les dramaturges se posent en miroir des mutations du sentiment collectif et du discours politique d’institutions qui essaient, depuis 1790, de dépolitiser la colère populaire en mettant davantage l’accent sur la dimension festive de la journée fondatrice.</p> 2023-12-06T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10523 “E fecine dell’arte sua, uno incantamento”. Note su letteratura e arti visive ne ‘Il primo libro delle Favole’ di Carlo Emilio Gadda 2024-01-02T15:57:24+00:00 Nicola Ribatti nicola.ribatti@unibas.ch <p>In anni recenti la critica ha sempre più messo in rilievo l’importanza della componente figurativa e artistica all’interno della cultura gaddiana. Essa è presente anche ne <em>Il primo libro delle Favole</em>, opera a lungo considerata minore. L’articolo analizza i riferimenti alle arti e le ecfrasi, a volte “erronee”, ivi presenti e cerca di evidenziare come esse abbiano un’importante funzione metapoetica e metatestuale. Centrale è infatti il problema della rappresentazione della realtà, della sua <em>mimesis</em> attraverso l’arte e la scrittura. A tale riguardo, Gadda ingaggia da un lato una serrata polemica contro il neorealismo, dall’altro ribadisce la stretta inter-relazione tra immagine e parola all’interno della sua scrittura.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10524 Entrevista a Javier Cercas 2024-01-02T15:57:23+00:00 Valentina Sturli valentina.sturli@unich.it François-Xavier Guerry f-xavier.guerry@uca.fr <p>En esta contribución, Valentina Sturli y François-Xavier Guerry entrevistan a Javier Cercas.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10525 Intervista a Javier Cercas 2024-01-02T15:57:21+00:00 Valentina Sturli valentina.sturli@unich.it François-Xavier Guerry f-xavier.guerry@uca.fr <p>In questo contributo, Valentina Sturli e François-Xavier Guerry intervistano Javier Cercas.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10527 Spazi e intreccio in ‘Senilità’ 2024-01-02T15:57:20+00:00 Mario Lavagetto sigma@sigismondomalatesta.it <p>A partire dalla codificazione dello spazio narrativo messa a punto da Vladimir Nabokov, a sua volta ispirato dalla lettura di Zola, il saggio intende indagare le funzioni tipologiche della ‘casa’ nel capolavoro di Svevo, <em>Senilità</em>, con particolare attenzione per i processi (di turbamento, spostamento o simmetria psichica) che lo spazio domestico attiva di volta in volta nei personaggi di Angelina ed Emilio.</p> <p>Il presente contributo era stato pubblicato nel volume <em>Le configurazioni dello spazio nel romanzo del ’900</em>, a cura di Paolo Amalfitano, Roma, Bulzoni, 1998, pp.&nbsp;17-32 («I libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta. Studi di letteratura comparata e teatro», 11).</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10528 “Un poeta in Russia è più che un poeta”: poeti, riposo e attività nel romanzo russo del Novecento 2024-01-02T15:57:19+00:00 Gian Piero Piretto sigma@sigismondomalatesta.it <p>Partendo da un celebre verso di Evgenij Evtušenko, in cui si afferma che “un poeta in Russia è più che un poeta”, l’articolo approfondisce la figura del poeta russo, soprattutto il suo ruolo sociale e il valore del suo scontro con il potere, durante tutto il Novecento. L’analisi è condotta con particolare attenzione al periodo sovietico e soprattutto nel prisma di due romanzi fondamentali, <em>Il Maestro e Margherita</em> e <em>Il dottor Živago</em>, dove la figura del poeta, in particolare il suo non immediato rapporto con il potere, la storia e la società civile, si rispecchia nei personaggi di Ivan Bezdomnyj e di Jurij Živago.</p> <p>Il presente contributo era stato pubblicato nel volume <em>Il ritratto dell’artista nel romanzo tra ’700 e ’900</em>, a cura di Paolo Pepe ed Enrica Villari, Roma, Bulzoni, 2002, pp.&nbsp;149-169 («I libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta. Studi di letteratura comparata e teatro», 19).</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10529 I documenti digitali e le intelligenze artificiali 2024-01-02T15:57:17+00:00 Maria Grazia Berlangieri mariagrazia.berlangieri@uniroma1.it <p>In questo saggio propongo un’analisi sulla crescente pressione delle nuove tecnologie sulla produzione di contenuti, illustrando prospettive e cambiamenti di paradigma nella ricerca scientifica, analizzando alcuni scenari di ricerca applicata sulle fonti digitalizzate che considerano l’archivio non solo come mero “catalogo”, bensì come “spazio generativo”. In particolare, mi soffermerò sull’analisi visiva computazionale delle fonti audiovisive in ambito performativo. A tal fine espongo i primi risultati ottenuti dal caso studio ancora in corso di sviluppo <em>AI -</em> <em>Macbeth Horror Suite di Carmelo Bene</em>, che vede la sperimentazione dell’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nell’analisi delle fonti audiovisive dello Spettacolo, nell’ambito delle attività di ricerca che coordino come P.I. dell’Artificial Intelligence and Machine Learning Laboratory for&nbsp;Digital Humanities presso il LABS - Laboratorio Audiovisivo dello Spettacolo (SARAS, Sapienza Università di Roma).</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10530 Discutendo sull’eredità sinfonica di Fedor Lopuchov: alla riscoperta de ‘Il vortice rosso’ (1924) 2024-01-02T15:57:16+00:00 Marta Mele marta.mele@uniroma1.it <p>In occasione del centenario de <em>La danzasinfonia</em> di Fedor Lopuchov si è discusso dell’eredità del balletto sinfonico. Tra i nodi tuttora da sciogliere a questo proposito è il legame tra la linea sinfonica e la linea drammatica dell’arte coreografica russa novecentesca, nonché la reale natura del suo duplice rapporto con la tradizione e l’Avanguardia. A questo scopo, il saggio analizza il cambio di direzione impresso dal coreografo Fedor Lopuchov alla propria produzione subito dopo l’insuccesso de <em>La danzasinfonia</em>, esplorando lo spettacolo dal titolo <em>Il vortice rosso</em> (1924) nei suoi intrecci letterari, musicali, visivi e teatrali con le Avanguardie russe.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/10532 ‘All the world’s a screen’: l’immagine frattale come strumento di controllo sul mondo nel cinema di Steven Spielberg 2024-01-02T15:57:14+00:00 Carlo Ugolotti carlougolotti@gmail.com <p>Il saggio analizza come il frazionamento del <em>frame </em>e la sua partizione in sotto-immagini vengano utilizzati da Steven Spielberg, non solo come espediente di enunciazione narrativa ma anche come parte integrante di un discorso sull’immagine cinematografica e la sua capacità di essere strumento di comprensione e conoscenza del ‘reale’. L’articolo compie un’analisi attraverso la filmografia del regista dimostrando come la sua opera autobiografica <em>The Fabelmans</em> sia allo stesso tempo un’esplicitazione e un punto di arrivo di un percorso di ripensamento sul rapporto tra soggetto/immagine/mondo che si dispiega per tutta la sua carriera. La categoria di ‘immagine frattale’ viene quindi adoperata per enucleare un aspetto centrale della messa in scena di Spielberg poiché manifesta l’elaborazione teorica del regista e permette di collocarlo come figura intermedia tra classicità e post-modernismo.</p> 2023-12-15T00:00:00+00:00 ##submission.copyrightStatement##