SigMa - Rivista di Letterature comparate, Teatro e Arti dello spettacolo http://www.serena.unina.it/index.php/sigma <p style="color: #19274c;"><strong><em>SigMa Rivista di Letterature comparate, Teatro e Arti dello spettacolo</em></strong>&nbsp;è&nbsp;la rivista scientifica internazionale&nbsp;dell’<a href="https://www.sigismondomalatesta.it/" target="_blank" rel="noopener"><strong>Associazione Sigismondo Malatesta</strong></a> pubblicata con periodicità annuale. Si distingue per l’adozione di una prospettiva comparatistica e interdisciplinare. Accoglie studi incentrati sulla letteratura, il teatro, il cinema e le arti visive, considerati nella loro dimensione diacronica e sincronica; privilegia il dialogo <em>inter artes</em> e il confronto tra modelli teorici. Promuove il dibattito scientifico ai livelli più elevati, a partire dalla riflessione sulle tendenze teoriche e metodologiche emergenti, delle quali misura prospettive e possibilità applicative, senza trascurarne le relazioni con i modelli della tradizione.</p> it-IT <p>SigMa pubblica in internet, ad accesso aperto, con licenza:</p> <table width="100%"> <tbody> <tr> <td width="82"> <p style="margin-top: 0; margin-bottom: 0;"><img src="/public/site/images/admin/cc-by-80x15_80.png" alt="cc-by-80x15_80" width="80" height="15"></p> </td> <td><em><a href="http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/" target="_blank" rel="noopener">CCPL Creative Commons Attribuzione</a></em></td> </tr> </tbody> </table> <p style="text-align: justify;">L'autore conserva il copyright sul suo contributo, consentendo tuttavia a chiunque "di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare l'opera", purché siano correttamente citati l'autore e il titolo della rivista. L’autore, al momento della proposta di pubblicazione, è inoltre tenuto a dichiarare che il contenuto e l’organizzazione dell’opera è originale e non compromette in alcun modo i diritti di terzi, né gli obblighi connessi alla salvaguardia di diritti morali ed economici di altri autori o di altri aventi diritto, sia per testi, immagini, foto, tabelle, sia per altre parti di cui il contributo può essere composto. L’autore dichiara altresì di essere a conoscenza delle sanzioni previste dal codice penale e dalle leggi speciali per l’ipotesi di falsità in atti ed uso di atti falsi, e che pertanto Reti Medievali è esente da qualsiasi responsabilità di qualsivoglia natura, civile, amministrativa o penale, e sarà dall'autore tenuta indenne da qualsiasi richiesta o rivendicazione da parte di terzi.</p> flavia.gherardi@unina.it (Flavia Gherardi) sigma@sigismondomalatesta.it (Aldo Roma) Sat, 28 Dec 2024 17:29:20 +0000 OJS 2.4.8.0 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss 60 Coralità e polifonia sulla scena contemporanea http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11475 <p class="p1">Il ritorno del coro nella messa in scena e nella drammaturgia contemporanea è un fenomeno che inevitabilmente si distacca dal modello classico della tragedia greca in cui si limitava a commentare i fatti e indicava una conclusione ponendo l’enfasi su un messaggio morale, etico o politico. Se è ancora portatore della voce autorevole dell’autore, spesso non è più composto da tante voci che parlano all’unisono ma da una serie di individui che compartecipano alla creazione di un discorso. Al coro della tragedia classica è quindi succeduto sul palco della modernità un uso corale di gruppo, di comunità che mantiene una grande somiglianza con le figure illeggibili della postmodernità.</p> Andrea Peghinelli ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11475 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 “The Trojan Women”. La ricerca della spettacolarità originaria nella regia di Andrei Serban (1974) http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11476 <p class="p1">L’articolo presenta lo spettacolo <em>The Trojan Women</em>, diretto dal regista rumeno Andrei Serban e prodotto a La MaMa di New York nel 1974. Attraverso la consultazione di materiali d’archivio e grazie ai colloqui tenuti con gli artisti, è stato possibile ricostruire il percorso di ricerca e il lavoro sulla voce, sul suono e sulle lingue arcaiche che hanno coinvolto la musicista Elizabeth Swados e gli attori della Great Jones Repertory Company nella creazione dello spettacolo. Questo approfondimento ripercorre il lavoro collettivo della compagnia e ricostruisce la messa in scena dell’opera evidenziando l’efficacia della scelta registica di alternare cori parlati e cantati alle voci delle protagoniste. La decisione di usare i testi in greco antico e latino, con l’adozione di vocaboli appartenenti ad altre lingue arcaiche (Maya, Nahuatl), insieme alla distribuzione dell’azione in tutto lo spazio del teatro e tra il pubblico, ha contribuito alla rievocazione della ritualità dell’antico teatro greco, resa possibile anche dalla partecipazione attiva del pubblico, spettatore ma al contempo testimone della tragedia, che forma un vero coro in movimento nel corso di tutto lo spettacolo.</p> Monica Cristini ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11476 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Declinazioni della coralità nell’opera di Samuel Beckett http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11477 <p class="p1">Il saggio ricompone le oscillazioni attraverso cui la coralità – intesa secondo l’accezione mutuata da Jean-Pierre Sarrazac – si esercita nell’opera di Samuel Beckett, segnatamente in <em>Play</em> (<em>Commedia</em>), <em>Come and Go</em> (<em>Va e vieni</em>) e <em>Quad</em>. In <em>Play</em> le voci di W1, W2 e M procedono per assoli alternati eccetto che per i <em>chorus</em>, nei quali la polifonia diretta dallo spotlight acquista il proprio carattere di simultaneità. Flo, Vi e Ru in <em>Come and Go</em> intessono la propria partitura scenico-vocale nella ritualità di un trio disseminato, destinato a frangersi e a ricomporsi. Dalle traiettorie combinatorie di <em>Quad</em> emerge, infine, una coralità muta espressa da formule coreografiche che si accompagnano a sonorità musicali percussive.</p> Grazia D’Arienzo ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11477 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Riflessioni e rifrazioni corali sulla scena britannica contemporanea http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11478 <p class="p1">Il cospicuo numero di adattamenti britannici di drammi antichi testimonia il sostanziale impatto della tragedia greca sul palcoscenico contemporaneo. Probabilmente l’elemento più distintivo della tragedia greca, il coro – il cui esprimersi all’unisono e la cui omogeneità contrastano diametralmente con l’individualismo promosso dalla società occidentale contemporanea – è frequentemente considerato un tratto perturbante, che costringe drammaturghi e <em>theatre-makers</em> ad adattare la propria mentalità e ad adottare nuove strategie drammatiche e teatrali per trattare questo <em>device</em> innegabilmente sfidante. Il presente articolo esamina la ripresa e il ruolo del coro in una selezione di appropriazioni di tragedie greche riscritte da quattro drammaturghi britannici contemporanei – Martin Crimp, Liz Lochhead, David Greig e Gary Owen – e messe in scena in Inghilterra, Scozia e Galles (nonché, in un caso, in Germania) tra il 2000 e il 2016. Questo contributo dimostra come il coro, nonostante ponga una questione spinosa, possa divenire, in una luce maggiormente positiva, “an extraordinary and thrilling theatrical resource” (Goldhill 2007: 79) attraverso cui riconsiderare le nostre nozioni di Sé e comunità.</p> Maria Elena Capitani ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11478 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 “Die Fortinbrasmaschine”. Per un Amleto plurale http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11479 <p class="p1">Riscrittura di <em>Die</em> <em>Hamlemaschine</em> – a sua volta riscrittura dell’<em>Amleto</em> di Shakespeare – <em>Amleto </em><span class="s1">┼</span><em> Die Fortinbrasmaschine </em>(2016) rappresenta uno degli spettacoli più articolati del percorso artistico di Roberto Latini, che porta in scena una drammaturgia ancorata alla struttura predisposta da Heiner Müller e nutrita dai brani shakespeariani estratti dalla tragedia del Principe di Danimarca. Il risultato è un complesso dispositivo teatrale all’interno del quale il racconto è affidato ad un personaggio raggiera che genera proiezioni drammaturgiche come moltiplicazioni e diramazioni di un sé (Amleto) filtrato dagli sguardi di un altro (Fortebraccio).</p> Salvatore Margiotta ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11479 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Lo specchio infranto. Le voci della massa nel teatro di Elias Canetti http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11480 <p class="p1">Il contributo si sofferma sulla produzione teatrale di Elias Canetti evidenziando come i tre drammi (Nozze, La Commedia della Vanità, Vite a Scadenza) siano permeati dagli stessi&nbsp;temi chiave che l’autore affronta nel saggio <em>Massa e Potere</em>. Il contributo propone un’esplorazione dell’interconnessione tra le influenze teatrali di Canetti e le sue riflessioni sulla natura del soggetto e della massa, suggerendo che la sua incapacità di immaginare una coralità drammatica rifletta l’impossibilità di concepire una comunità libera dalle dinamiche del potere.</p> Claudia Cerulo ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11480 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Coro/Solo: una ricognizione storico-critica dal Novecento all’oggi http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11481 <p class="p1">Il presente contributo si propone di tracciare, secondo una prospettiva critica, l’evoluzione storica dei modi e delle forme in cui il ‘solo’ e il ‘coro’ si sono espressi nel teatro (di parola e in musica), nella danza e nella performance dal Novecento ad oggi. Il discorso storico, riorganizzato qui per temi e ambiti, mette in luce la particolare dialettica innescata in alcune stagioni sperimentali da questi due “luoghi-strumenti”, come ben li definisce Marco De Marinis, arrivando a caratterizzare specifici generi teatrali, tendenze della scena, sia moderna che contemporanea, e pratiche artistiche, sociali e di comunità. Differenti le logiche che ordinano il rapporto coro/solo fin dalle origini del teatro e della drammaturgia occidentali, per arrivare ai più radicali ripensamenti contemporanei con l’amputazione del coro tragico negli allestimenti della Socìetas Raffaello Sanzio ovvero la sua amplificazione parossistica in forma di massa nelle regie di Einer Schleef. Nella dialettica tra questi due elementi si può leggere una condizione di antitesi oppure di sintesi, di contrasto o di dialogo all’interno di una comunità tra individuo e società. È per l’appunto nel superamento del conflitto proprio del moderno tra solo e coro che riconosciamo la cifra del teatro del XXI secolo: quando cioè l’io-solo non rappresenta più soltanto una persona ma può farsi unisono nel corpo a corpo con gli altri coreuti. Come nelle pratiche corali di Marco Martinelli e di molto teatro cosiddetto ‘di comunità’, la voce di uno si moltiplica nella voce di tutti gli altri, arrivando a con-fonderla e a con-fondersi in un insieme che è il ‘noi’ politico. Il ‘noi’ di una cittadinanza in cerca di voce e di azione.</p> Silvia Mei ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11481 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Jacques Lecoq e il coro: dalla scena alla pedagogia http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11482 <p class="p1">Come potesse agire il coro nelle tragedie classiche era ed è ancora oggi una questione spinosa. Nel corso del Novecento numerosi sono stati i tentativi di rimettere in scena i testi classici con vere e proprie rievocazioni archeologiche, in cui si cerca di prestare particolare attenzione contemporaneamente al testo e alla performance. Significativa in questo senso l’esperienza artistica che viene realizzata dalla Fondazione INDA a Siracusa dal 1914 ad oggi, dove i tentativi filologici risultano essere più delle vere reinvenzioni, e il problema più grande da affrontare sembra essere proprio quello relativo al coro, al suo ruolo e ai suoi movimenti scenici. A Siracusa, nel corso degli anni, vengono trovate diverse soluzioni per far agire il coro e diversi gli artisti e coreografi coinvolti: dall’euritmica di Dalcroze alla danza acrobatica e contemporanea negli ultimi anni, oppure la scelta di dividere il coro in semicori, affidando a ciascuno una diversa funzione e modalità di azione. Interessanti le soluzioni proposte per il coro da Jacques Lecoq, mimo e artista poliedrico francese, che tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso lavora in Italia e coreografa i cori di tragedie e commedie in diversi teatri grazie ai quali sperimenta la sua idea di movimento e di pantomima. Interessanti le soluzioni adottate al Piccolo Teatro di Milano, primo incontro con un coro tragico, e la prima esperienza del 1962 a Siracusa. Le sue ricerche artistiche e pedagogiche confluiranno poi nella sua pedagogia teatrale e saranno elemento fondamentale della formazione nella sua scuola di recitazione, attiva ancora oggi.</p> Noemi Massari ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11482 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Quando nel coro danza anche un robot http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11483 <p class="p1">Il contributo si pone l’obiettivo di analizzare il ruolo del coro in performance coreografiche in cui la sua azione è determinata dal coinvolgimento sulla scena di un robot. Dopo un&nbsp;breve excursus che mira ad illustrare le premesse storiche che hanno condotto la coreografia ad&nbsp;incontrare la&nbsp;robotica nel terreno comune della ‘Coreorobotica’, il discorso si concentra sulle strategie messe in atto per strutturare performance di danza in cui agenti artificiali e umani, presenze mediatiche e cinestetiche cooperano nella definizione del linguaggio drammatico. Questa&nbsp;speculazione genera una domanda chiave: se è possibile programmare un robot ad agire attraverso il movimento in una coreografia di danza, una macchina può essere programmata anche per&nbsp;generare il&nbsp;movimento sulla scena e diventare così parte creativa del linguaggio coreografico contribuendo a guidare l’azione di un coro? L’articolo cerca di dare una risposta al&nbsp;quesito attraverso lo studio del progetto <em>Living Archive: An AI Performance Experiment</em> del coreografo britannico Wayne McGregor, realizzato in collaborazione con Google Arts &amp; Culture Lab nel 2018.</p> Letizia Gioia Monda ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11483 Sat, 28 Dec 2024 14:41:10 +0000 “Invenzione d’echi, invenzione di futuro”. Il coro tra regia e pedagogia in Orazio Costa http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11484 <p class="p1">La convergenza di istanze registiche e pedagogiche è una costante della ricerca di Orazio Costa. La vocazione al coro fu suggerita dall’incontro con le <em>chœur parlé</em> di Madeleine Renaud-Thévenet nel 1937 e fu esaltata dalle esperienze di regia al teatro di Siracusa. Essa si è annunciata presto sulla scena, marcando alcuni degli allestimenti più significativi del Costa regista a “spettacolo unico”. Ma è negli anni Ottanta che Costa concepisce regie con un impianto integralmente corale, in cui la teatralità dello spazio del coro si rivela prepotentemente, e insieme introduce una prospettiva corale nella pratica pedagogica. Per Costa, il coro preserva la dimensione partecipata del rito con la sua capacità di rinnovare il contatto tra locutore e uditorio, di fare della scena una visione pulsante, sempre rinnovata. Condensando tutte le forme dell’espressione, esso si configura, inoltre, come esperienza basilare per l’attività di formazione dell’attore. Nel coro si realizza, infatti, l’apertura alla polifonia, alla moltiplicazione delle variabili della voce, innescando un clima d’invenzione che “ridarà dignità alla libera monodia, perché ne avrà colto la disponibilità a esplodere in polifonia”.</p> Laura Piazza ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11484 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Il coro dell’opera barocca sulla scena contemporanea: problemi formali e soluzioni registiche http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11485 <p class="p1">Quando pensiamo alla coralità nell’opera in musica della tradizione italiana, vengono subito alla mente le imponenti masse corali del melodramma ottocentesco, capaci di suscitare nello spettatore un impatto emotivo forte, ma la cui rilevanza nell’economia complessiva dell’azione drammatica è il più delle volte piuttosto marginale e secondaria. Al contrario, nell’opera cosiddetta ‘delle origini’ il coro e la coralità rivestono una importanza fondamentale non solo sul piano scenico e musicale, ma anche nella costruzione drammaturgica. La&nbsp;mancanza di una trasmissione diretta delle tradizioni e delle consuetudini rappresentative dei melodrammi del primo Seicento, come pure l’instabilità dello statuto dei testi musicali che li conservano,&nbsp;pongono delle criticità&nbsp;operative per i registi che debbano&nbsp;oggi&nbsp;confrontarsi con la loro messinscena.&nbsp;Questo contributo si propone di indagare tali criticità con particolare riferimento all’<em>Orfeo</em> (1607) di Claudio Monteverdi con libretto di Alessandro Striggi, attraverso l’analisi di due produzioni che risultano significative di diversi approcci al testo di partenza e, più in generale, di differenti tendenze della regìa d’opera contemporanea.</p> Aldo Roma ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11485 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Per una grammatica della coralità narrativa http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11486 <p class="p1">Che cos’è la coralità narrativa? Come può il genere narrativo integrare in sé qualcosa che per statuto non sembra appartenergli, e cioè un coro, ‘un insieme di voci che cantano contemporaneamente’? Il saggio cerca di rispondere a queste domande a partire dal problema narratologico della voce, formulando una grammatica che si muove tra due ‘poli’: il coro monodico e il coro polifonico. Alla prima categoria appartengono testi come <em>I Malavoglia</em> di Verga, mentre alla seconda testi come <em>The Waves</em> di Woolf, due esempi che offrono due modelli agli antipodi di ciò che comunemente chiamiamo ‘romanzo corale’: da una parte un’unica voce che si fa espressione di un punto di vista collettivo, dall’altra più voci che finiscono per confondersi in una. Da una parte la folla anonima, dall’altra le voci che diventano indistinte. Da una parte il parlato della comunità fabulante, dall’altra la musica lirica dei soliloqui.</p> Gloria Scarfone ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11486 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 “Feux” di Marguerite Yourcenar, per coro e voce sola http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11487 <p class="p1">Il contributo, attraverso un’analisi tematica fondata sull’intertestualità interna, esplora l’elemento corale in una raccolta di prose liriche a tema mitologico di Marguerite Yourcenar (<em>Feux</em>) nella quale si assiste all’alternarsi di un io lirico, che si esprime mediante appunti di un diario sentimentale, e racconti, spesso in forma di monologo, che hanno come protagoniste eroine ed eroi dei miti greci. Alcuni di questi racconti sono spesso ripresi a teatro come monologhi di personaggi isolati: una scelta teatrale che porta a considerare <em>Feux</em> come un insieme di frammenti lirici, autonomi ed estraibili dal loro contesto. Questa comunicazione intende invece dimostrare il carattere prettamente corale dei nove racconti, rendendo la struttura dell’opera molto più complessa e, allo stesso tempo, più unitaria.</p> Serena Codena ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11487 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Noi è una voce. Ipotesi sul coro nella poesia italiana del Novecento http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11488 <p class="p1">Il contributo si propone di indagare la funzione del coro in espressioni anche molto diverse (per ispirazione e sostrato ideologico) della poesia italiana novecentesca. A partire dalla reinvenzione dei generi e dalla deflagrazione dei confini tra pagina scritta e performance, si vuole osservare come tra le macerie (o le postreme manifestazioni) del soggetto lirico si ritaglino spazio voci terze, spesso collettive, che commentano le situazioni raccontate nei testi a trazione narrativa, suggerendone spesso chiavi di lettura morali, oppure ancora offrono un punto di vista divergente, in grado di restituire il “senso della Storia” latente nella produzione poetica. Dati questi obiettivi, l’indagine prende in considerazione testi pubblicati dall’inizio agli ultimi anni del secolo (fino a toccare, in qualche caso, il nuovo millennio). Simili presenze vengono indagate all’interno di narrazioni in versi, nella cui polifonia emerge un’istanza corale, e in testi che si collocano a metà strada tra poesia e teatro. Attraverso il confronto tra diversi procedimenti corali, riconoscibili tanto da esplicite indicazioni d’autore quanto da rimandi interni ai testi, si intende verificare come cambi e cosa persista di una funzione che affonda le radici in una lunga tradizione letteraria.</p> Giuseppe Andrea Liberti ##submission.copyrightStatement## http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11488 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Langages, polyphonies et individuation chez Artaud. 1931-1933 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11489 <p class="p1">Cet article se propose de vérifier l’importance des notions de chœur et de polyphonie dans&nbsp;les&nbsp;recherches théâtrales d’Antonin Artaud au début des années 1930. La réflexion part du&nbsp;constat de la distance entre le Théâtre de la Cruauté et le modèle choral grec, avant d’examiner les caractéristiques du corps collectif qu’Artaud entend représenter et leurs répercussions sur la construction d’une “poésie de l’espace”, intersémiotique et fondée sur une critique de&nbsp;la&nbsp;primauté du langage verbal. La première partie, centrée sur l’analyse des propositions théoriques du<em> Théâtre et son double</em> sera suivie de l’analyse d’un scénario qui met à l’épreuve les nœuds conceptuels identifiés. Fruit d’une collaboration avec Edgard Varèse, <em>Il n’y a plus de&nbsp;firmament</em> constitue une étude de cas optimale pour plusieurs raisons : d’abord, elle date de la période de composition de la plupart des essais de référence (1931-1933) ; c’est l’une des très rares œuvres artaudiennes à mettre au cœur de sa trame une large communauté (parfois explicitement caractérisée comme chœur) ; enfin, en tant que projet textuel d’une œuvre totale, il met réflexivement au centre de la représentation la figuration d’une parole polyphonique dont la fonction est d’être le réactif insuppressible par lequel se phénoménalise l’ontologie cruelle du poète.</p> Benoît Monginot, Lorenza Valsania ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11489 Sat, 28 Dec 2024 15:24:12 +0000 Note sull’argomentazione etimologica da Heidegger a Cacciari http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11490 <p class="p1">Il saggio si occupa del cosiddetto ‘argomento etimologico’ e di come esso sia stato adoperato in primis da Heidegger e poi ripreso anche in Italia, tra gli altri da Massimo Cacciari. Con l’espressione ‘argomento etimologico’ si intende la mossa retorica in virtù della quale l’origine etimologica di un termine conterrebbe in sé già l’essenza del significato del termine medesimo, senza tenere conto di come invece quel significato sia cambiato nel corso del tempo. I due autori del presente saggio esaminano le implicazioni e le fallacie sia logiche che linguistiche che l’uso e l’abuso di questo argomento hanno prodotto tanto nell’analisi filosofica che linguistico-letteraria.</p> Stefano Brugnolo, Francesco Rovai ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11490 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 Preludi (neo)romantici. Ricordare l’infanzia nei racconti di Katherine Mansfield http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11491 <p class="p1">Il saggio analizza l’influenza della modalità del ricordo perfezionata in epoca romantica da William Wordsworth all’interno dei racconti del ‘ciclo dei Burnell’ di Katherine Mansfield. Appoggiandosi sia a circostanze filologiche che a riflessioni di carattere generale sul concetto di influenza e di interconnessione tra epoche letterarie, il saggio si focalizza su alcuni momenti emblematici di racconti molto celebri come “Prelude” e “At the Bay” Lo scopo è quello di proporre una grammatica del ricorda modernista che, pur innovativa, è letta come eredità manifesta dell’epifania mnestica degli “spots of time” wordsworthiani. In conclusione, si tenta di interpretare il rapporto irenico e diretto tra Mansfield e i suoi ‘progenitori’ romantici in seno al dibattito sulle eredità della poesia romantica nel primo Novecento reso celebre dal notorio antiromanticismo di T. S. Eliot.</p> Paolo Bugliani ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11491 Sat, 28 Dec 2024 15:39:00 +0000 “The Sidney Psalter” e la traduzione dei Salmi nella cultura inglese http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11492 <p class="p1">L’articolo indaga la rilevanza letteraria, politica e religiosa del <em>Sidney Psalter</em>, la traduzione del salterio biblico avviata da Philip Sidney e completata, dopo la sua morte nelle Fiandre nel 1586, dalla sorella Mary Sidney. Dal punto di vista religioso, infatti, l’opera testimonia la centralità dei Salmi nella cultura protestante inglese e il proposito dei Sidney di farsi portavoce di una svolta più marcatamente riformata della chiesa inglese. Dal punto di vista letterario e politico, invece, racconta la volontà nazionalistica di competere con le traduzioni in versi già esistenti dei Salmi – in inglese, in latino e nelle principali lingue europee – per attestare la ricchezza di possibilità e soluzioni offerte dall’idioma inglese (questione già al centro della cultura nazionale dal tempo di Enrico VII e cruciale nel petrarchismo inglese in tutte le sue fasi). Lo scopo era infatti offrire dei Salmi la più raffinata e ricca traduzione poetica mai apparsa in lingua inglese. Né va dimenticato il ruolo che la traduzione dei Salmi svolgeva nella difesa della poesia dalle ostilità puritane, cui Philip Sidney si dedicherà con il trattato <em>The Defense of&nbsp;Poesy</em>, che ricorre al salterio biblico come prova incontrovertibile della legittimità divina della poesia.</p> Carmen Gallo ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11492 Sat, 28 Dec 2024 15:44:46 +0000 Une trilogie critique de la mondialisation par Jean-Marie Gustave Le Clézio http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11493 <p class="p1">Devenu de fait – et paradoxalement – un ‘écrivain national’ grâce à l’obtention du prix Nobel de littérature en 2008, Jean-Marie Gustave Le Clézio est, depuis la fin des années 70, un excellent exemple d’auteur ayant su intégrer son œuvre ‘de langue française’ à une ‘littérature-monde’ plutôt liée à une vision optimiste de la mondialisation culturelle. Pourtant, une partie de son œuvre, écrite au tournant des années 60-70, peu scrutée par les chercheurs en littérature française, interroge avec acuité les violences de la mondialisation économique. Avec <em>Le Livre des fuites</em> (1969), <em>La Guerre</em> (1970) et <em>Les Géants</em> (1973), Le Clézio a proposé une trilogie allant à rebours de l’image qui lui est aujourd’hui accolée (celle d’un écrivain ébloui par la beauté d’une planète aux multiples cultures), dans laquelle le monde est un réservoir inépuisable de guerres, d’assujettissements, de manipulations oligarchiques. Moment d’une écriture qui radicalise ses effets jusqu’à intégrer en son sein les slogans publicitaires, les logos – pour mieux interroger le <em>logos</em>, semble-t-il – mais aussi le discours critique sur le capitalisme se mondialisant, cette trilogie épuise les effets du romanesque pour proposer un ensemble à la fois formaliste et engagé, particulièrement déroutant. S’il n’a été qu’une phase dans une œuvre qui a ensuite adouci cette critique frontale de l’aliénation mondiale, cet ensemble apparaît comme indissociable du reste de la production d’un écrivain qui a été de son époque avant de participer à la définir par son immense succès public. C’est pourquoi il nous semblait important de l’aborder dans une réflexion générale sur les rapports entre l’écrivain national et la mondialisation, en proposant d’étudier comment a pu s’exprimer le rejet humaniste des dangers du capitalisme multinational avant que ne puisse se dire un amour de la diversité culturelle mondiale.</p> Matthieu Rémy ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11493 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000 La poesia vernacolare di Muẓaffar al-Nawwāb: l’innovazione modernista attraverso la poetica della lingua madre http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11494 <p class="p1">Le prime due raccolte a stampa del poeta iracheno Muẓaffar al-Nawwāb (1934-2022), circolate prevalentemente in forma orale, sono interamente redatte nel dialetto del sud dell’Iraq, non&nbsp;nel suo nativo di Baghdad, per una deliberata scelta dell’autore di incarnare istanze politiche e sociali, e contengono un gran numero di elegie per bocca di personaggi femminili. Questo contributo presenta un’analisi di alcuni testi fra i più significativi della sua produzione in vernacolo, mettendone in luce la discontinuità con gli autori iracheni della stagione precedente, e rintracciandovi, al contempo, i segni dell’eredità della tradizione elegiaca arcaica. Il&nbsp;risultato è la scoperta di una coerente poetica di reinvenzione di una <em>lingua madre</em> letteraria, dalla nitida prospettiva politica.</p> Fatima Sai ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11494 Sat, 28 Dec 2024 16:04:01 +0000 “Le cœur absolu” de Philippe Sollers, entre Dante et Debord http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11495 <p class="p1">Par l’analyse du roman <em>Le Cœur Absolu</em> (1987) de Philippe Sollers, dont la composition apparaît emblématique de l’œuvre romanesque post-1983 de l’auteur, l’article illustre comment la rencontre-réécriture de deux auteurs, Dante et Debord, est au fondement de la seconde manière sollersienne. Du reste, dès 1965, Sollers avait écrit l’essai fondateur <em>Dante et la traversée de l’écriture</em>, essai plusieurs fois réédité à preuve de l’importance du poète florentin dans son œuvre. Cette seconde manière sollersienne se caractérise par ce que nous avons nommé <em>esthétique de la surface</em>, à savoir le processus par lequel, grâce à une écriture romanesque autofictionnelle, la surface vide de la société du spectacle se trouve traversée, renversée et subvertie par le surgissement de la surface pleine du texte. L’opposition entre la platitude de l’image spectaculaire et la profondeur de la surface de la page écrite s’avère donc centrale pour comprendre l’œuvre romanesque post-1983 de Philippe Sollers. Par-delà l’accusation maintes fois réitérée par la&nbsp;critique d’une trahison de ses précédentes valeurs après le virage stylistique opéré par <em>Femmes</em>, on relève donc la cohérence des deux principales phases de l’écriture sollersienne.</p> Ada Tosatti ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11495 Sat, 28 Dec 2024 16:08:23 +0000 Rivedere i classici: la musa africana di Phillis Wheatley http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11496 <p class="p1">La poesia di Phillis Wheatley traeva spunto dai classici per la celebrazione degli ideali repubblicani che sarebbero stati a fondamento dei nascenti Stati Uniti. Dai suoi versi, tuttavia, emerge la profonda contraddizione generata dalla coesistenza di tali principi con il sistema dello schiavismo. Concentrandosi su un epillio ispirato a un passo del libro VI delle <em>Metamorfosi</em> di Ovidio e alla trasposizione pittorica di Richard Wilson, l’articolo mette in luce la portata creativa e velatamente rivoluzionaria delle riscritture dell’autrice.</p> Sabrina Vellucci ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11496 Sat, 28 Dec 2024 16:13:58 +0000 Il mito della Commedia dell’arte e la finzione del teatro http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11497 <p class="p1">In quest’intervista, il musicologo e storico della cultura Nicolò Palazzetti dialoga con l’attore e autore Gian Marco Pellecchia attorno alla storia e alla contemporaneità della Commedia dell’arte. L’analisi estetica e poetica del fortunato spettacolo <em>Comœdia</em>, scritto e interpretato da Pellecchia a partire dal 2013, diventa quasi un pretesto per riflettere sul mito della Commedia dell’arte, in quanto insieme di tecniche attoriali, risorse drammaturgiche e narrative, maniera di porsi rispetto ai contesti storici e mediali. La riflessione attorno alla Commedia dell’arte diventa allora un modo per ripensare la finzione del teatro e, per certi versi, rileggere il nostro tempo.</p> Nicolò Palazzetti ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11497 Sat, 28 Dec 2024 16:19:59 +0000 Entrevista a Luis Alberto de Cuenca http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11498 <p class="p1">El 21 de marzo de 2024, con motivo de la celebración del Día Mundial de la Poesía, tuvimos el privilegio de escuchar al poeta español Luis Alberto de Cuenca (Madrid 1950). El vate, invitado por el Instituto Cervantes de Roma, recitó sus poemas junto a otros 15 reconocidos poetas europeos, que se dieron cita en la Academia de Hungría para festejar a la poesía. Al día siguiente, no queriendo desperdiciar la excelente oportunidad que se nos presentaba, lo invitamos a conversar con nosotros en la Universidad de Roma 3. En esa ocasión, repasamos la larga trayectoria de este filólogo helenista (desde sus primeros poemas de 1971 hasta la sexta edición de sus obras completas, de 2023) y reciente vencedor del Premio Federico García Lorca (2022). He aquí la transcripción de nuestra conversación.</p> Sara Pezzini ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11498 Sat, 28 Dec 2024 16:24:58 +0000 La casa dei Buendía: dalla “primitiva construcción” alla “crisis de senilidad” http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11499 <p class="p1">A partire dalla teoria orlandiana della formazione di compromesso, il saggio indaga il capolavoro di Gabriel García Márquez articolandolo in quattro fasi narrative, tutte raccolte intorno alla casa dei Buendía come spazio gravitazionale del romanzo. L’analisi dà conto delle diverse funzioni, e delle rifunzionalizzazioni, che la casa dei Buendía acquisisce nel tempo, con l’avvicendarsi delle diverse generazioni dei suoi abitatori, in ragione anche dei processi evolutivi che investono la dimensione storica del testo. Diversamente da quanto ci si potrebbe attendere, la dialettica civiltà vs. natura che permea la narrazione non si risolve in direzione di una nostalgia dello stato di natura, risalente alla fase più primitiva della ‘casa’, bensì nel suo opposto, nel desiderio e nella nostalgia, nel presente storicamente più vicino e apparentemente progredito, di una civiltà primigenia che solo la categoria di formazione di compromesso può far affiorare.</p> <p class="p1"><span class="s1"><strong>Il presente contributo era stato pubblicato nel volume </strong><strong><em>Le configurazioni dello spazio nel romanzo del ’900</em></strong><strong>, a cura di Paolo Amalfitano, Roma, Bulzoni, 1998, pp.&nbsp;123-156 («I libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta. Studi di letteratura comparata e teatro», 11).</strong></span></p> Antonio Gargano ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11499 Sat, 28 Dec 2024 16:30:44 +0000 Arbat e dintorni (con scala per l’inferno) http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11500 <p class="p1">Nel presente articolo si intende proporre un’analisi dello spazio letterario nel romanzo di Michail Bulgakov <em>Il maestro e Margherita</em>, visto, secondo un procedimento tipico della cultura russa, nella cornice di una serie di antinomie: Mosca e Gerusalemme, lo spazio solare e lunare, la casa e l’appartamento, la terza e la quarta dimensione. Da tale analisi emerge come la struttura dello spazio artistico di questo romanzo sia particolarmente complessa e contenga significati espliciti e significati reconditi al lettore, che meritano quindi un approfondimento.</p> <p class="p1"><span class="s1"><strong>Il presente contributo era stato pubblicato nel volume </strong><strong><em>Le configurazioni dello spazio nel romanzo del ’900</em></strong><strong>, a cura di Paolo Amalfitano, Roma, Bulzoni, 1998, pp. 111‑121 («I libri dell’Associazione Sigismondo Malatesta. Studi di letteratura comparata e teatro», 11).</strong></span></p> Fausto Malcovati ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11500 Sat, 28 Dec 2024 16:40:35 +0000 “Una conversazione infinita. Perché ritradurre i classici”, a cura di Antonio Bibbò e Francesca Lorandini (Modena, Mucchi editore, 2023). – Discussione a cura di Carmen Gallo e Gennaro Schiano http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11501 <p>~ Franco Nasi ~<br><strong>Staffette imprevedibili di testimoni e alchimisti: ritradurre i classici<br></strong>Il contributo riflette su <em>Una conversazione infinita. Perché ritradurre i classici</em> (a cura di Antonio Bibbò e Francesca Lorandini, Modena, Mucchi, 2023). Partendo dall’intervista a Yasmina Mélaouah che chiude il volume, il testo sottolinea come i classici non siano solo testimonianze del passato, ma opere che anticipano il futuro e che il traduttore deve “rincorrere”. Attraverso la metafora della staffetta, la traduzione si presenta come un processo continuo, in cui i traduttori si passano il testimone-testo, trasformandolo in base al contesto storico e personale. Più in generale il contributo riflette sulle diverse questioni affrontate dal volume sul tema della ritraduzione, spaziando dall’analisi storico-critica a testimonianze dirette di&nbsp;traduttori, e offrendo una visione complessa e sfaccettata dell’atto ritraduttivo.cura di Carlo Baghetti, Jim Carter e Lorenzo Marmo, edito all’interno della collana <em>Italian Modernities</em>, curata da Pierpaolo Antonello e Robert Gordon per i tipi di Peter Lang (Oxford, 2021).</p> <p>~ Ornella Tajani ~<br><strong>Contro il concetto di ‘testo definitivo’: la ritraduzione come proficua vertigine<br></strong>Il contributo affronta il tema della ritraduzione dei classici riflettendo su <em>Una conversazione infinita</em>, curato da Antonio Bibbò e Francesca Lorandini. Il volume raccoglie contributi che esplorano il valore della ritraduzione da prospettive linguistiche, letterarie e culturali. L’autrice sottolinea l’invito, al centro del volume, a vedere la ritraduzione come un dialogo continuo e necessario con il testo, capace di rivelarne aspetti sempre nuovi nel tempo.</p> <p>~ Antonio Bibbò – Francesca Lorandini ~<br><strong>Per non finire. Riflessioni a margine di una conversazione in corso sullo statuto delle ritraduzioni<br></strong>Nel contributo i due curatori di <em>Una conversazione infinita. Perché ritradurre i classici</em>, rispondono alle sollecitazioni e alle questioni poste dagli interventi di Franco Nasi e Ornella Tajani.</p> Franco Nasi, Ornella Tajani, Antonio Bibbò, Francesca Lorandini ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11501 Sat, 28 Dec 2024 16:53:59 +0000 Il soggetto di Nino Bolla “Eleonora Duse. La grande tragica” http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11504 <p class="p1"><span class="s1">L’articolo ha come argomento principale il soggetto cinematografico di Nino Bolla </span><em>Eleonora Duse. La grande tragica</em>, voluminoso manoscritto acquistato nel 2023 dalla Biblioteca del Centro Sperimentale di Cinematografia. Il soggetto, inedito e sconosciuto, viene contestualizzato quale traccia storiografica dell’attrice, messo in connessione con il più vasto operato di Nino Bolla, analizzato nelle sequenze di cui si compone e in relazione alla documentazione video del performativo.</p> Paola Bertolone ##submission.copyrightStatement## http://creativecommons.org/licenses/by/4.0 http://www.serena.unina.it/index.php/sigma/article/view/11504 Sat, 28 Dec 2024 00:00:00 +0000