Il lungo cammino delle donne alle olimpiadi: dall’esclusione al pieno riconoscimento
Parole chiave:
Sport, femminismo, olimpiadi, CIO, Milliat
Abstract
Il fondatore del Comitato Olimpico Internazionale (Cio), Pierre de Coubertin, lo disse chiaramente in un saggio raccolto nell’opera Olympism: lo sport femminile è la cosa più antiestetica esistente che gli occhi umani possono contemplare. Per questo motivo, oltre che per una struttura estremamente maschilista, le donne ebbero molte difficoltà a partecipare alle prime dieci edizioni. La svolta nel movimento olimpico si ebbe grazie alla figura fondamentale di Alice Milliat, nuotatrice e canoista francese, che organizzò nel 1922, la Women’s Olympic Games. Nel secondo dopoguerra, a partire dalle Olimpiadi di Londra 1948, le gare femminili acquisirono maggior prestigio, ma fu solo da Helsinki 1952, con l’ingresso nel Comitato olimpico e l’esordio alle Olimpiadi dell’Unione sovietica, che si diffuse lo sport tra le donne. Già Lenin sottolineò l’importanza dello sport come strumento di emancipazione femminile e questa teoria fu seguita poi dagli altri dirigenti del Pcus. Le olimpiadi furono inoltre anche un prezioso strumento per le donne islamiche per rivendicare i propri diritti. In questo senso, emblematici sono i casi della marocchina Nawal El Moutawakel e dell’algerina Hassiba Boulmerka che rappresentano due differenti anime del mondo islamico.Downloads
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Pubblicato
2017-12-31
Come citare
MonacoM. (2017). Il lungo cammino delle donne alle olimpiadi: dall’esclusione al pieno riconoscimento. La Camera Blu. Rivista Di Studi Di Genere, (17). https://doi.org/10.6092/1827-9198/5391
Sezione
Genere e formazione
Copyright (c) 2017 La camera blu. Rivista di studi di genere

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