Diversamente bianco. L’abito da sposa nella (de)costruzione dei generi
Abstract
Il saggio ripercorre brevemente la storia dell’abito bianco da sposa, evidenziando le ragioni del suo successo e mostrando le incrostazioni di senso che l’hanno reso uno dei simboli della femminilità eteronormativa. Quindi presenta tre artiste che hanno lavorato sulla decostruzione degli stereotipi legati all’abito bianco e la sua risignificazione.
Marcella Campagnano e Tomaso Binga partecipano alla vivacità culturale e artistica del movimento femminista degli anni settanta. Campagnano mette in discussione, in un processo di produzione fotografica collettivo, la straordinarietà della sposa in abito bianco, riducendola a uno dei molti ruoli attribuiti alle donne dal patriarcato. Binga, invece, con una fotografia di se stessa nel doppio ruolo di sposa e sposo, svela la costruzione e l’interscambiabilità dei generi anticipando, in qualche modo, l’idea del genere come rappresentazione di sé. Pippa Bacca, infine, trent’anni dopo, in un contesto storico-sociale completamente mutato, assume consapevolmente l’abito bianco come simbolo positivo ma attribuendogli un valore che, oltre l’idea di coppia, si estende a una visione di collettività ampia e di celebrazione della vita e della pace.
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