La Laus Ursae (inc. «Quos capis nigris»): une ode attribuée à tort à Giovanni Pontano
Abstract
La cosiddetta Laus Ursae (inc. «Quos capis nigris»), un'ode saffica, fu per la prima volta edita e attribuita a Pontano da Benedetto Soldati (il primo editore scientifico di Pontano). Sulla base di un manoscritto della Biblioteca Marciana (Lat. XII 169 = 4562), in cui la poesia si trova all'interno di una versione precedente della raccolta Parthenopeus di Pontano, Soldati la pubblicò in una sezione separata che chiamò Appendice (come "App. 10" nella propria numerazione). Seguendo una vecchia intuizione di Carlo Dionisotti, ma attraverso un nuovo esame della tradizione manoscritta esistente, nel presente lavoro si avanza l'ipotesi che la presenza di quest'ode in tale contesto pontaniano, in un solo ramo della tradizione, sia probabilmente dovuta a un'interpolazione. La lettura dettagliata del poema fornisce ulteriori prove letterarie, stilistiche e metriche a sfavore della paternità pontaniana di questo breve componimento.