Ancora sulla Vita nova come elegia: qualche considerazione sull’influenza della linea elegiaca biblico-boeziana
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Abstract
La Vita nova è stata convincentemente ricondotta da Stefano Carrai all’ambito elegiaco sulla base della definizione medievale del genere quale stilus miserorum, incentrata su caratteristiche di tipo contenutistico e tonale più che stilistico. Tra i testi più rappresentativi del genere è senz’altro la Consolatio di Boezio che, in virtù di quanto affermato in Conv. II.XII.2 e della forma prosimetrica, viene additata quale principale modello della Vita nova; accanto a questa, l’altro archetipo del genere elegiaco sicuramente presente a Dante è offerto dalla Bibbia: studi recenti hanno chiarito ulteriormente l’articolato ruolo giocato dalle Lamentazioni dello ps. Geremia, mentre variamente stimato è il contributo offerto dal libro di Giobbe. Il presente saggio si propone di riesaminare quest’ultimo aspetto e illustrare come la predilezione letteraria tardoduecentesca per il tipo del Giobbe dolente su quello del Giobbe paziente rifletta l’orientamento della coeva esegesi biblica; il contributo intende inoltre mostrare, a partire dal patrimonio librario di Santa Croce, l’attualità e la diffusione dell’interpretazione elegiaca di Giobbe, studiando l’esegesi al libro biblico e la circolazione a Firenze in epoca dantesca di alcuni testi elegiacoconsolatori fortemente influenzati dagli esempi di Giobbe e Boezio.
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