Una fine inevitabile? Il crollo del regno longobardo di fronte ai Franchi e al papato
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Secondo la storiografia italiana, da Alessandro Manzoni (1822) ai due maggiori storici italiani che si sono occupati dei longobardi alla metà circa del XX secolo, Gian Piero Bognetti e Ottorino Bertolini, i longobardi rimasero sempre separati dalla popolazione romana, di cui il papa era il capo naturale; inoltre i longobardi diventarono cattolici molto tardi, in tempo però per vivere il “dramma” di dover combattere contro il papa, la cui altissima autorità spirituale i Longobardi stessi ormai riconoscevano. Di conseguenza la fine del regno indipendente per mano dei franchi sarebbe stata logica e inevitabile. Si tratta però di una posizione ormai superata. Non c’era niente di inevitabile nella fine del regno longobardo che, al momento della conquista franca, era una realtà salda al suo interno, in crescita economica e dinamica verso l‘esterno. Sotto Liutprando e i suoi successori Ratchis e Astolfo, tra il 712 e il 757, il regno esercitò la sua egemonia su tutta l’Italia. In questo periodo non emerse alcun elemento di debolezza interna. La sconfitta del 774 dunque fu causata da fattori esterni, ossia dall’alleanza franco-papale. Tuttavia l’atteggiamento dei papi nei confronti del regno longobardo non fu sempre ostile. Fu solo con Stefano II che le cose cambiarono, a causa di due fatti contemporanei avvenuti nel 751: l’unzione regia di Pipino nel regno franco e la conquista dell’Esarcato da parte di Astolfo. Gli equilibri politici italiani saltarono e provocarono l’avvicinamento definitivo tra Roma e i franchi. Ci furono però ancora molte incertezze, provate ad esempio dal matrimonio di Carlo con una figlia di Desiderio. La morte di Carlomanno nel 771 e l’elezione l’anno dopo del papa Adriano I portarono al ripudio della sposa longobarda da parte di Carlo, alla sua discesa in Italia nel 773 e alla presa di Pavia l’anno dopo: Desiderio finì in Francia e Carlo divenne rex Langobardorum. Il rapidissimo epilogo della vicenda del regno dipese però da fattori contingenti: fino all’ultimo, la storia poteva prendere una direzione diversa. Diversa invece era la situazione sul fronte militare. Infatti l’esercito longobardo non era assolutamente in grado di fronteggiare quello franco, abituato alla guerra stagionale e al saccheggio lungo i confini del regno. Questo fatto, da solo, spiega la rapida sconfitta dell’esercito longobardo alle Chiuse davanti ai franchi. Dopo la conquista franca non cambiò molto. Le strutture del regno non furono affatto sconvolte dalla conquista franca. I capitolari nominano dei conti longobardi accanto a quelli franchi già intorno al 780; nello stesso periodo anche gli stessi longobardi si inseriscono nelle file dei vassalli. Tutto ciò indica una transizione senza grandi scosse tra il regime precedente al 774 e quello successivo.
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