Nodi storiografici e tracce testuali per un’indagine su monasteri femminili e potere a Napoli nell’alto Medioevo
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Abstract
Un’indagine sulle relazioni dei monasteri femminili napoletani altomedievali con il potere e le famiglie di potere si scontra con la scarsezza di testimonianze documentarie che possano fornirci dati sui quali imbastire delle ipotesi dotate di verosimiglianza. Malgrado che la maggior parte delle carte trascritte o regestate da Bartolommeo Capasso alla fine dell’Ottocento (oggi per lo più perdute) per ricostruire una storia documentaria della Napoli ducale provenissero proprio da monasteri femminili di fondazione altomedievale, delineare un quadro attendibile di questi complessi monastici è impresa ardua, molto più che in altre geografie peninsulari, anche per la mancanza di una letteratura critica moderna sul tema. Nell’articolo si propone, pertanto, un percorso attraverso le fonti altomedievali, provando a cercare in esse le tracce di quei monasteri e della loro storia. Si procede poi a porre a confronto quanto dedotto dai documenti con il dettato dei testi cronachistici e agiografici. Soprattutto in questi ultimi i monasteri femminili si stagliano come punti focali del tessuto urbano, in grado di convogliare su di sé anche una serie di funzioni simboliche e rappresentative che i duchi vollero assegnare loro attraverso l’istituzione di impianti monumentali, vere e proprie cittadelle monastiche, a capo dei quali posero badesse appartenenti alla loro famiglia.
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