Valore economico e sociale dei manufatti tessili: il caso di Siena (1250-330)
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Abstract
L’analisi delle tipologie tessili realizzate in lana e in seta a Siena tra la seconda metà del Duecento e la prima del Trecento consente di verificare l’esistenza di un rapporto tra valore economico e valore sociale degli indumenti. Partendo dallo studio della normativa suntuaria e la sua evoluzione, l’accesso di strati sociali meno agiati a stoffe dapprima di uso esclusivo delle élite viene messo in relazione con l’effettivo valore economico dei tessuti. Ciò consente di dimostrare che fibre comunemente ritenute ‘di lusso’ come la seta furono più economiche di altre considerate solitamente di minor valore. Furono le caratteristiche tecniche dei tessuti a fare la differenza. Per una serie di dinamiche economico-produttive, più o meno protezioniste a seconda delle fasi, la legislazione senese fu molto attenta alla tipologia delle stoffe che era consentito adoperare per la realizzazione di particolari indumenti o manufatti, tanto che ci si preoccupò più di regolamentare la materialità dei tessuti adoperati che la foggia delle vesti.
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