“Promiscuità territoriale” e delimitazione del confine in Piemonte. Il caso di Piovà Massaia e Cerreto d’Asti

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Renato Bordone

Abstract

Il rapporto fra una comunità organizzata in forma amministrativa stabile e il suo territorio di insediamento e di sfruttamento delle risorse locali non sempre risulta essere indiscutibilmente biunivoco. Vengono presi in esame alcuni casi piemontesi che illustrano la persistenza di situazioni di ascendenza medievale le cui conseguenze incidono ancor oggi sugli assetti amministrativi: in particolare la lite confinaria fra Cerreto d’Asti e Piovà Massaia, generata dalla lunga durata di una situazione di «finaggio promiscuo» fra i due territori. All’origine entrambe le località appartenevano a un unico distretto ecclesiastico-politico (la pieve di Mairate) sul cui territorio insistevano indifferentemente le loro comunità; nonostante si affermasse in età moderna una più definita individuazione territoriale da parte di ciascuna, rimasero (e rimangono) fasce di ambigua attribuzione. La lite odierna costituisce dunque il relitto inconsapevole di un ordinamento territoriale risalente al medioevo che oggi si contrappone a un modello di tipo diverso, universalmente adottato: emergono così due possibilità alternative – originariamente non conflittuali fra loro – di instaurare il rapporto fra comunità e risorse territoriali, la compresenza e l’esclusività.

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Saggi in Sezione monografica