L'invenzione dei confini. Falsificazioni documentarie e identità comunitaria nella montagna veneta alla fine del medioevo e agli inizi dell'era moderna
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Abstract
Alla fine del Quattrocento e nel Cinquecento, i comuni alloglotti della montagna veronese (detti più tardi «Tredici Comuni») e della montagna vicentina («Sette Comuni») fabbricarono una lunga serie di documenti falsi, attribuiti all’epoca di Cangrande della Scala (anni ’20 del Trecento), con l’obiettivo di definire sul terreno i confini del proprio territorio, usurpando pascoli e boschi appartenenti ad enti e proprietari delle città di Verona e Vicenza oppure ai signori e alle comunità della Vallagarina e della Valsugana soggette all’impero asburgico. La ricerca analizza, comparativamente, i due casi, profondamente diversi tra di loro. Nella montagna veronese, infatti, l’insediamento umano e la creazione di comunità organizzate fu molto tarda, e si concretizzò solo nel Trecento e nel Quattrocento; nella montagna vicentina invece le comunità rurali si organizzano precocemente, e soprattutto ha una notevole importanza, in questo caso, il confine ‘interstatale’ tra il territorio vicentino e il territorio feltrino, e successivamente tra il territorio vicentino e l’impero asburgico, che dagli inizi del Quattrocento controlla la Valsugana. La ricerca discute infine l’atteggiamento del governo veneziano, che deliberatamente accetta, per motivazioni politico-strategiche, questi “confini inventati”.
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