La didattica come scienza bioeducativa. Questioni epistemologiche, prospettive di ricerca
Abstract
La necessità, nello studio dell’uomo in situazione, di guadagnare un punto di vista complesso, maggiormente capace di restituire l’intera dimensione dei problemi si apre a una nuova idea di razionalità scientifica e di ricerca: una razionalità tipica di una scienza capace di fare sintesi o quanto meno di incontrare altre scienze a essa complementari in un’ottica di apertura interdisciplinare. Tra queste scienze le neuroscienze cognitive si ritagliano di sicuro uno spazio rilevante nel rapporto con la pedagogia e la didattica. Tuttavia nel dialogo con le neuroscienze cognitive, chi fa ricerca didattica deve evitare di cadere sia nell’applicazionismo riduzionista che nella postura dello scienziato poliglotta. Nel primo caso si finirebbe per pensare alla didattica come a una provincia periferica delle neuroscienze cognitive: a queste andrebbe il compito di studiare i fenomeni e di trovare le evidenze sperimentali, alla didattica solo di immaginare cosa derivi per il lavoro in classe da quelle evidenze. Tenendo sullo sfondo il quadro problematico ed evolutivo descritto con l’articolo ci avviamo a una ricerca di meta-analisi e a un’altra che prova a incamminarsi sulla strada di una ricerca neuroeducativa attraverso l’assortimento di un’équipe di ricerca multidisciplinare. L’Episodio di Apprendimento Situato (EAS) risponde a una logica di microlearning, ovvero di circoscrizione temporale delle attività da svolgere. Da questo punto di vista, si può ritenere l’elemento cardine dell’anticipazione cognitiva come apportatrice di una duplice funzione di situare l’apprendimento dello studente e di innescare il meccanismo della previsione.
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