Jacques Lecoq e il coro: dalla scena alla pedagogia
Abstract
Come potesse agire il coro nelle tragedie classiche era ed è ancora oggi una questione spinosa. Nel corso del Novecento numerosi sono stati i tentativi di rimettere in scena i testi classici con vere e proprie rievocazioni archeologiche, in cui si cerca di prestare particolare attenzione contemporaneamente al testo e alla performance. Significativa in questo senso l’esperienza artistica che viene realizzata dalla Fondazione INDA a Siracusa dal 1914 ad oggi, dove i tentativi filologici risultano essere più delle vere reinvenzioni, e il problema più grande da affrontare sembra essere proprio quello relativo al coro, al suo ruolo e ai suoi movimenti scenici. A Siracusa, nel corso degli anni, vengono trovate diverse soluzioni per far agire il coro e diversi gli artisti e coreografi coinvolti: dall’euritmica di Dalcroze alla danza acrobatica e contemporanea negli ultimi anni, oppure la scelta di dividere il coro in semicori, affidando a ciascuno una diversa funzione e modalità di azione. Interessanti le soluzioni proposte per il coro da Jacques Lecoq, mimo e artista poliedrico francese, che tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso lavora in Italia e coreografa i cori di tragedie e commedie in diversi teatri grazie ai quali sperimenta la sua idea di movimento e di pantomima. Interessanti le soluzioni adottate al Piccolo Teatro di Milano, primo incontro con un coro tragico, e la prima esperienza del 1962 a Siracusa. Le sue ricerche artistiche e pedagogiche confluiranno poi nella sua pedagogia teatrale e saranno elemento fondamentale della formazione nella sua scuola di recitazione, attiva ancora oggi.
Downloads
SigMa pubblica in internet, ad accesso aperto, con licenza:
|
CCPL Creative Commons Attribuzione |
L'autore conserva il copyright sul suo contributo, consentendo tuttavia a chiunque "di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare l'opera", purché siano correttamente citati l'autore e il titolo della rivista. L’autore, al momento della proposta di pubblicazione, è inoltre tenuto a dichiarare che il contenuto e l’organizzazione dell’opera è originale e non compromette in alcun modo i diritti di terzi, né gli obblighi connessi alla salvaguardia di diritti morali ed economici di altri autori o di altri aventi diritto, sia per testi, immagini, foto, tabelle, sia per altre parti di cui il contributo può essere composto. L’autore dichiara altresì di essere a conoscenza delle sanzioni previste dal codice penale e dalle leggi speciali per l’ipotesi di falsità in atti ed uso di atti falsi, e che pertanto Reti Medievali è esente da qualsiasi responsabilità di qualsivoglia natura, civile, amministrativa o penale, e sarà dall'autore tenuta indenne da qualsiasi richiesta o rivendicazione da parte di terzi.