Alfa e omega. Il senso della fine nella letteratura e nel cinema tedeschi dopo il 1945

  • Simone Costagli

Abstract

Nella letteratura e nel cinema tedeschi immediatamente successivi al 1945, la fine di un testo o di un film diventa parte di un esercizio collettivo dove la questione della catarsi non è mai innocente, ma aggravata dal peso di una colpa che va oltre alla richiesta di perdono. L’articolo prende le mosse da uno dei testi che trattano il motivo della fine in modo più programmatico: il Doctor Faustus di Thomas Mann, scritto tra gli anni della Guerra e quelli immediatamente successivi, è un romanzo che tratta i temi dell’apocalissi e della fine soprattutto anche attraverso la descrizione delle opere musicali del suo protagonista Adrian Leverkühn, in particolare due tra le ultime: Apocalipsis cum figuris e Lamentatio Doctoris Fausti. Apparentemente, non potrebbe esserci forse distanza maggiore che tra questa opera tarda del grande romanziere tedesco e la cinematografia tedesca immediatamente successiva alla fine del nazionalsocialismo. Eppure, quest’ultima può fornire esempi di un’altra modalità attraverso cui leggere il ‘senso della fine’ in Germania. Riorganizzata dagli alleati a Ovest come semplice mezzo di intrattenimento oppure come veicolo per imporre valori delle democrazie occidentali, la cinematografia della Germania Ovest mostra in questi anni, in alcuni casi, strategie non banali per rielaborare la fine all’interno della dimensione spettacolare e collettiva del film. Il genere principe è il melodramma, come avviene del resto nella cinematografia internazionale di quegli anni. Pur obbedendo alle regole che questo genere impone, il melodramma cinematografico può dare interpretazioni diverse del trauma della fine: secondo una modalità diretta e realistica, come ad esempio in In quei giorni (1947) di Helmut Käutner oppure attraverso filtri psicoanalitici, come ne La peccatrice (1951) di Willy Forst.

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Biografia dell'Autore

Simone Costagli

Simone Costagli insegna Letteratura Tedesca all’Università di Udine. Si è laureato in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Firenze, con una tesi sull’opera letteraria del regista e scrittore Alexander Kluge. Ha conseguito quindi il titolo di dottore di ricerca presso l’Università di Ferrara con una dissertazione sulla rappresentazione dell’Europa orientale nella letteratura tedesca successiva alla caduta del muro, che ha poi rielaborato nella sua monografia Spazio presente uscita presso la casa editrice Le Lettere di Firenze nel 2008. Si è occupato di rapporti tra cinema e letteratura e geografia e letteratura, del genere del romanzo famigliare e del romanzo storico nel postmoderno. Inoltre, ha pubblicato numerosi articoli su autori contemporanei e del primo Novecento come Franz Kafka e Thomas Mann.

Pubblicato
2018-03-22
Come citare
CostagliS. (2018). Alfa e omega. Il senso della fine nella letteratura e nel cinema tedeschi dopo il 1945. SigMa - Rivista Di Letterature Comparate, Teatro E Arti Dello Spettacolo, (1), 37-57. https://doi.org/10.6093/sigma.v0i1.5488