Il cerchio che non chiude: forme della temporalità nella poesia contemporanea

  • Francesco Giusti ICI Berlin Institute for Cultural Inquiry

Abstract

Riprendendo le riflessioni sulle differenti modalità con cui poesie di epoche diverse marcano la loro conclusione indagate da Barbara Herrnstein Smith in Poetic Closure: A Study of How Poems End (1968), sulla circolarità che il testo lirico innesca nell’atto di lettura proposta da Timothy Bahti in Ends of the Lyric: Direction and Consequence in Western Poetry (1996) e sul carattere queer che l’incompiutezza può assumere rivendicato in Queer Lyrics: Difficulty and Closure in American Poetry (2002) di John Emil Vincent, l’articolo vuole indagare, attraverso Wallace Stevens, Eugenio Montale, Louise Glück e John Ashbery, in che modo la poesia contemporanea si faccia carico dell’incompiutezza. L’ipotesi è che, se per secoli questa incompiutezza è stata anche un grande tema della poesia – si pensi soltanto all’incongruenza tra la chiusura formale del testo della poesia medievale e rinascimentale e la ribadita impossibilità di una perfetta rappresentazione dell’oggetto d’amore – dal Modernismo in poi la lirica non rinunci a intraprendere il suo percorso, ma assuma consapevolmente su di sé l’errore facendone il principio strutturante del proprio discorso. Il cerchio che non chiude diventa allora una forma specifica della temporalità per la lirica (e per il lettore) che non insegue il successo del percorso lineare, ma accoglie l’errore insito nel suo sforzo per accettare di praticare un’approssimazione infinita e per maturare coscienza della propria pratica. La non compiutezza della poesia, infine, potrebbe essere proprio quel che assicura la ripetibilità del testo. Partendo dal valore centrale che l’iteratività formale della lirica assume nel recente Theory of the Lyric (2015) di Jonathan Culler, nell’ultima parte l’articolo costruisce un’ipotesi sulle ragioni per cui proprio il fatto che la poesia, come artefatto, debba concludersi senza necessariamente compiersi interamente consente al testo lirico di presentarsi come performance ripetibile attraverso i secoli e rinnovabile a ogni atto di lettura.

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Biografia dell'Autore

Francesco Giusti, ICI Berlin Institute for Cultural Inquiry

Francesco Giusti ha conseguito nel 2012 il dottorato in Letteratura e cultura europea presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane e la Sapienza Università di Roma, proseguendo poi la ricerca alla University of York (UK) con una borsa della British Academy e alla Goethe-Universität di Francoforte con due borse del DAAD. Attualmente è Research Fellow dell’Institute for Cultural Inquiry (ICI) di Berlino ed è membro del Centro di ricerca in filosofia e psicoanalisi “Après coup” istituito nel Dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila. Si occupa principalmente di storia e teoria della poesia lirica europea e del lirico come modo del discorso con un approccio fortemente interdisciplinare. Nel 2015 ha pubblicato la monografia Canzonieri in morte. Per un’etica poetica del lutto (Textus Edizioni) e il secondo libro, dal titolo Il desiderio della lirica. Poesia, creazione, conoscenza (Carocci 2016).

Pubblicato
2018-03-22
Come citare
GiustiF. (2018). Il cerchio che non chiude: forme della temporalità nella poesia contemporanea. SigMa - Rivista Di Letterature Comparate, Teatro E Arti Dello Spettacolo, (1), 75-102. https://doi.org/10.6093/sigma.v0i1.5490