Romanzo moderno e filosofia antica: la “Geschichte des Agathon” di Ch. M. Wieland
Abstract
La critica che si è occupata della Geschichte des Agathon di Wieland si è soffermata, da una parte, sui contenuti del romanzo, laddove ci si è impegnati principalmente a individuare i motivi canonici del genere del Bildungsroman, mentre dall’altra sono stati presi in considerazione elementi puramente formali e narratologici dell’opera, concentrandosi prevalentemente sulle figure del narratore, del lettore, ecc. Nel presente saggio si intende coniugare in modo inedito queste due proposte interpretative e dimostrare che nel romanzo wielandiano l’aspetto contenutistico e quello formale si sovrappongono organicamente, se si prende in considerazione il carattere “filosofico” dell’opera. Letto sullo sfondo dell’interesse dell’autore per le dottrine filosofiche ellenistiche e per gli esercizi spirituali ivi praticati, l’Agathon può essere infatti interpretato – questa la tesi del contributo – come una sorta di esercizio spirituale che, in virtù del suo carattere psicagogico, deve produrre una trasformazione interiore del lettore, coinvolgendolo non soltanto a livello intellettivo, ma in maniera totale, “spirituale” appunto, grazie all’esperienza della lettura, che – già nelle intenzioni di Wieland – intende stimolare nel fruitore risposte sia sensibili-emotive che cognitivo-intellettuali. Del resto per l’autore – come emerge altresì dal saggio Philosophie als Kunst zu Leben und Heilkunst der Seele betrachtet – la proposta antropologica della filosofia antica sembra essere ancora valida per il Settecento poiché capace di coniugare in modo olistico sensi e intelletto, come pure di sanare le disfunzioni della modernità. Nell’articolo si intende provare in ultima istanza che è questo l’obiettivo “performativo” e “filosofico” del romanzo.
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