Abitare l’Overlook hotel. Il ruolo dello spazio anempatico in “Shining”
Abstract
Una delle principali cause dell’inquietudine evocata da Stanley Kubrick in Shining riguarda l’indifferenza dello spazio architettonico rispetto alle vicende dei personaggi: “ignorare” o “sottovalutare” è, in effetti, uno dei significati del verbo to overlook. Questo articolo prende in esame il ruolo svolto nel film dallo spazio dell’Overlook hotel, che si qualifica appunto come “anempatico” rispetto ad azioni e situazioni narrative. Vengono considerati, in particolare, due aspetti della spazialità in Shining. Il primo riguarda la configurazione dello spazio filmico: il ruolo del set design, dei movimenti della cinepresa e delle scelte di montaggio, così come emerge dall’analisi formale del film e secondo i molti documenti e testimonianze disponibili. Dopo aver sottolineato la vocazione architettonica della narrazione in Kubrick, si passa alla discussione di un secondo aspetto: l’esperienza cognitiva e affettiva offerta allo spettatore dalle configurazioni spaziali del film, seguendo la prospettiva dell’embodied cognition. Si considerano in particolare la sistematica tendenza al disorientamento da parte di Kubrick e la conseguente costruzione di metafore incarnate di tipo spaziale. Attraverso queste strategie, il regista evoca insieme uno stato d’animo perturbante e significati astratti.
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