Luci ed ombre sull’uso del digitale nella danza

Dal Festival “Più Che Danza!” una riflessione sulle reti sociali e le app per condividere i processi creativi coreografici

  • Letizia Gioia Monda Sapienza Università di Roma
Parole chiave: Reti sociali, ek-stasis, dialettica del vuoto, oggetto coreografico, prosumer

Abstract

A partire dall’esperienza della quinta edizione del Festival Più Che Danza!, tenutasi a Milano a novembre 2018, il saggio presenta una riflessione sul modo in cui le tecnologie hanno influenzato le nostre capacità relazionali e i nostri sistemi di comunicazione nell’era digitale. L’articolo discute il concetto di ek-stasis, sviluppato dal filosofo Pietro Montani, come presupposto per presentare il principio del “vuoto” quale elemento fondante della dialettica performativa contemporanea.

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Biografia dell'Autore

Letizia Gioia Monda, Sapienza Università di Roma

Letizia Gioia Monda è docente a contratto di Coreografia Digitale presso il Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo della Sapienza Università di Roma, dove nel 2014 ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Tecnologie digitali e Metodologie per la ricerca sullo spettacolo. Attualmente, collabora nel progetto “Clash! When classic and contemporary Dance collide and new forms emerge”, co-finanziato da Europa Creativa, come esperta della Sapienza Università di Roma (partner di progetto) per lo sviluppo di Professional Empowerment Strategies sul training del danzatore, l’audience development, il marketing e la comunicazione nella danza. I suoi lavori e le sue pubblicazioni riguardano: la body knowledge nella danza e nella coreografia, la comunicazione umana nella live performance, gli score per la danza, la coreografia come oggetto di confine, il processo di digitalizzazione del pensiero coreografico, la videodanza come forma di coreografia digitale.

Pubblicato
2019-12-27
Come citare
MondaL. G. (2019). Luci ed ombre sull’uso del digitale nella danza. SigMa - Rivista Di Letterature Comparate, Teatro E Arti Dello Spettacolo, (3), 959-981. https://doi.org/10.6093/sigma.v0i3.6562