Sulla follia di Maupassant: l’‘étude de cas’ de “Le Horla”
Abstract
Il primo gennaio del 1892, Guy de Maupassant tenta il suicidio nella sua casa di Cannes con un tagliacarte dopo avere provato a spararsi alla tempia. A trovarlo è il suo cameriere François Tassart, lo stesso che aveva provveduto a togliere i proiettili dall’arma dopo aver notato alcuni anomali comportamenti dello scrittore. La decisione di portare Maupassant a Parigi e sottoporlo alle cure del Dr Émile Blanche è pressoché immediata, all’indomani del suo ingresso nella casa di cura di Passy la notizia giunge ai principali quotidiani francesi dando luogo a un vero e proprio dibattito sulla natura della sua follia, sulle possibili cause e soprattutto sugli indizi che se ne potevano rintracciare nell’opera letteraria dell’autore. Questo contributo mira ad una ricostruzione di tale dibattito in Francia negli anni del suo internamento (1892-1893) e a una ricognizione degli studi medici che nel corso del XX secolo hanno proseguito l’indagine del profilo clinico di Maupassant facendo di uno dei racconti più celebri dell’autore, Le Horla, un vero e proprio documento clinico. Attraverso l’analisi di questo caso specifico si vorranno proporre alcune considerazioni sull’utilizzo medico delle forme letterarie negli ultimi anni del XIX secolo e nella prima metà del XX.
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