“Le figlie di Marx e della Coca-Cola”: il rapporto tra femminile e società dei consumi nelle arti visive della Guerra Fredda
Abstract
Il presente articolo mira a proporre una riflessione che abbraccia alcune attestazioni delle arti visive durante il periodo della Guerra Fredda – con particolare riferimento al periodo compreso tra gli anni Sessanta e Settanta – al fine di sviluppare una comparazione rispetto al complesso intrecciarsi di tre nuclei tematico-ideologici: la retorica binaria della Guerra Fredda, che prevede l’opposizione stringente tra due blocchi cui corrispondono altrettante “grandi narrazioni”; l’attenzione crescente alla merce e alla cultura di massa, intesa tanto come bene di consumo ma anche come strumento ideologico di controllo delle masse; la rappresentazione della femminilità, rispetto alla quale alla sessualizzazione e alla reificazione del corpo iniziano ad accostarsi processi emancipatori, che prefigurano o configurano una sensibilità squisitamente femminista. Prendendo in considerazione tre case studies che si riferiscono ad altrettante espressioni artistiche (cinema, pittura e fotografia), cercheremo di individuare alcune possibili declinazioni di questa affascinante triangolazione.