L’ultima lettura di Freud, o patologia della vita sociale
Abstract
L’articolo parte dalla constatazione che in Freud, come in Balzac, è presente una teoria dei segni che rimanda ai legami tra pensiero, volontà e movimento nell’essere umano. Più in generale in opere come La Psicopatologia della vita quotidiana o la Pathologie de la vie sociale, all’interno dell’elaborazione di una semiotica globale della vita quotidiana, viene rivendicata la possibilità di risalire dagli atti di parola e dai gesti quotidiani apparentemente più insignificanti ai loro significati più profondi considerandoli come sintomi. Tuttavia le teorizzazioni di Balzac e di Freud finiscono per oltrepassare ogni semiotica razionalmente fondata. La loro pretesa di comprensione totale del gesto e dell’atto involontario non può essere contenuta all’interno di un mero esercizio di osservazione immediata: essa va al di là e implica la considerazione di istanze mitiche e figurali che operano sotto la soglia della percezione umana. Così una tale semiotica ambiziosa e onnicomprensiva implica un’ineliminabile componente allucinatoria. E ciò non diversamente dall’universo di manifestazioni sintomatiche sociali e psicologiche a cui pretenderebbe di assegnare un ordine razionale.
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