L’immagine di Plutarco in Petrarca fra conoscenza diretta e fonti intermedie
Abstract
L’opera di Plutarco ebbe enorme successo nella tarda antichità e all’interno della cultura bizantina. A causa della caduta in disuso della lingua greca, nell’occidente medievale latino essa è caduta nell’oblio, per ritornare in voga in epoca umanistica. Impiegando come strumento di ricerca la metodologia proposta da Hardwick – Stray 2011: 1, secondo cui la ricezione studia ciò che è stato trasmesso, tradotto, estrapolato, interpretato, riscritto, re-inventato, rappresentato, l’articolo cerca di investigare uno dei punti più oscuri della storia della ricezione dell’opera plutarchea: le origini della rinascita di interesse nei suoi confronti in occidente. Sembra infatti che tale interesse si riaccenda già ai tempi della presenza papale ad Avignone e di Petrarca. Nell’opera di quest’ultimo, infatti, sembrano ricorrere tracce di una certa conoscenza degli scritti di Plutarco; conoscenza che potrebbe derivare dalla frequentazione di intellettuali di lingua greca, come Barlaam di Seminara, o, più probabilmente, dalla lettura di fonti intermedie influenzate da Plutarco, come Gellio, Arnobio, Macrobio, Girolamo e, forse, Floro.
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