CALL FOR PAPERS 2024

2023-08-01

IL CONFRONTO DI EDMUND HUSSERL CON LA STORIA DELLA FILOSOFIA

A cura di Stefano Besoli, Vincenzo Costa, Carmine Di Martino

 

A lungo si è ritenuto che Husserl non avesse nutrito per la storia alcun interesse, né alcuna vocazione, e ciò in ragione del carattere prevalentemente eidetico che aveva contrassegnato la cosiddetta fenomenologia statica. Da qui sarebbe scaturito l’antistoricismo husserliano, che conseguiva dal mettere in primo piano la problematica logica trascurandone il momento esistenziale, prima che egli giungesse a riconoscere – in Logica formale e trascendentale (1929) – una sorta di storicità del giudizio e una genesi del significato come processo essenziale della sua stessa costituzione. È noto al contempo, però, che il passaggio a una concezione genetica della fenomenologia ha determinato l’ingresso, nella filosofia husserliana, di una considerazione storica che ha sancito ad esempio come lo stesso ego si costituisca «nell’unità di una storia» (MC, § 37). Nel riabilitare l’idea di uomo come essere di natura culturale, ovvero come costituito da tradizione e storia, si afferma infatti, nella fenomenologia husserliana, un concetto di ragione strettamente legato alla storicità. L’uomo non ha più i tratti di una realtà mondana o puramente naturale, ma è il correlato di un progetto teleologico, di un compito infinito, per cui il senso della storia e l’idea stessa della filosofia comportano che la storia della filosofia non presenti alcuna fine o l’evenienza di un sapere assoluto. Celebrando la fenomenologia come «segreta nostalgia di tutta la filosofia moderna» (Idee I, § 62), Husserl traccia una filosofia della storia della filosofia che tenta di rilevare la «profonda aderenza a un senso» (Crisi, § 14), capace di conferire unità al divenire della storia della filosofia stessa. Nelle intenzioni di Husserl ciò non conduce, però, alla definizione ultima della filosofia trascendentale, ma all’autentico inizio della filosofia sans phrases, da sottoporre di continuo a verifica in termini di rigorosa autocritica e di un ancor più stringente riscontro intersoggettivo. D’altronde, ripercorrendo criticamente tutta la storia della filosofia (le idee filosofiche) e riconoscendosi come storicamente condizionata da essa, la fenomenologia giunge a cogliere se stessa come un prodotto storico, come un evento in cui affiorano le segrete aspirazioni di tutto il divenire precedente. In questa chiave, il rapporto selettivo che Husserl intrattiene con la tradizione filosofica si basa su un metodo genealogico e su una ricognizione archeologica sempre al servizio dell’impresa della fenomenologia. Come espressione del suo lascito filosofico, Husserl sviluppa una considerazione teleologica della storia della filosofia come lotta per l’esistenza e il senso dell’umanità, attuando una contrapposizione tra una filosofia autentica e le pseudofilosofie di stampo scettico e di ascendenza ingenuamente naturalistica. Vista dall’interno, la storia della filosofia va ripercorsa, infatti, senza la velleità d’istruire o addottrinare, ma solo con l’esigenza di restituire ciò che si vede. Lungi dal voler produrre dunque un’ulteriore interpretazione delle vicende storico-filosofiche, l’approccio teleologico di Husserl contempla tali eventi dal piano nobile della storia delle idee e non dal sottosuolo dei meri fatti storici. Tale atteggiamento doveva infatti cercare di «penetrare attraverso la crosta dei “fatti storici” esteriori della storia della filosofia, indagandone, provandone, verificandone il senso intimo, la nascosta teleologia. [In questo modo] sorgono domande mai poste, si mostrano campi di lavoro che non sono mai stati esplorati, correlazioni che non sono mai state avvertite e colte radicalmente» (Crisi, § 7). Al riguardo, si afferma quindi il bisogno husserliano di ripercorrere le filosofie del passato per riportarle alla luce della chiarezza del presente, attraverso il progetto di una fondazione ultima in base a cui «si dischiude la tendenza di tutte le filosofie e di tutti i filosofi», realizzando con ciò un «chiarimento che permette di comprendere i passati pensatori come essi stessi non sarebbero mai riusciti a capirsi» (Crisi, § 15). Tra il 1915 e il 1920 Husserl si confronta in maniera intensa con la storia della filosofia (Einleitung in die Philosophie. Vorlesungen 1916-1920), continuando fino al 1926 a tenere corsi sulla storia della filosofia moderna. In questo contesto spicca il corso del 1923/1924 (Erste Philosophie I) che non delinea una storia della filosofia, ma una storia dell’idea di filosofia come inseparabile dall’idea di scienza nelle loro necessarie differenziazioni. Questo modo di approcciare la storia della filosofia come «storia critica delle idee» serve da base per definire, nella Crisi delle scienze europee, il tema della teleologia della storia, giacché si può dire che l’ideale di una filosofia prima funga da criterio metastorico per valutare la stessa storia della filosofia, essendo la teleologia già contenuta, in fondo, nell’idea di una filosofia come scienza rigorosa, con la conferma che anche l’ideale scientifico è frutto di un prodotto storico. Nell’addentrarsi nel suo «poema di storia della filosofia» (Crisi, Appendice XXVIII), Husserl – nell’ultima fase del suo pensiero – sviluppa un’attenzione per la storia e la sua ricca problematica che si costituisce a tema di una speciale filosofia della storia, al punto da divenire a poco a poco il centro gravitazionale del sistema. Su questo piano, ancora una volta l’intento husserliano non è di offrire un contributo alla storia della filosofia comunemente intesa, ma di sottoporre il passato filosofico a un’autentica «archeologia» dei problemi fenomenologici, che sappia esaminare in maniera sistematica «quel terreno originario e ultimo e tutte le origini dell’essere e della verità che esso include in sé» (Erste Philosophie II), in modo da portare ogni conoscenza alla sua forma razionale ultima e più elevata. Il bisogno di attuare una considerazione critica della storia e il significato per certi versi esemplare che Husserl annette alla storia della filosofia determinano lo statuto della filosofia nella sua peculiarità. Il compito di approfondire la storia della filosofia si lega in particolare al riscontro di una generatività filosofica. Al contrario degli artigiani, degli impiegati o degli operai che, nel loro lavoro professionale, non sembrano aver bisogno di una «considerazione storica» per valutare il «senso della propria esistenza» (Crisi, Appendice XXIV), ma anche a differenza di ciò che si registra nelle scienze più progredite, per le quali il risultato delle rispettive elaborazioni «avviene nel presente, senza che la storia della scienza debba rivivere e senza che essa, le opere e i piani del passato debbano essere sottoposti alla critica» (Crisi, Appendice XXV), il filosofo necessita di un’esplicita presa di coscienza storica, poiché il «passato filosofico è attualmente motivante per il filosofo del presente», in un orizzonte di filosofica coesistenza (Crisi, Appendice XXV). Come filosofi, essere eredi del passato significa che tale coesistenza, essenzialmente fondata sul presente filosofico, non s’interrompe mai in maniera definitiva e che i pensieri sedimentati nella forma della documentazione tornano a rivivere avviando una nuova generatività spirituale. Per un filosofo, attingere dalla storia della filosofia non significa però che tale storia «è a sua disposizione come un magazzino di riserva, con tutte le scorte che stanno in esso» (Crisi, Appendice XXVIII), ma che i documenti e le opere dei filosofi sono portatori di significati da cui occorre lasciarsi motivare in maniera per così dire creativa, trattando il passato della filosofia non come un concatenamento di meri fatti, ma come una risorsa atta ad affrontare le problematiche del presente sulla base di un’appropriazione critica del passato. In tal senso, la storia della filosofia non va concepita in termini di una successione esteriore di fatti storici, ma va approfondita in un senso e in un «presente sovratemporale», che ne accredita una «struttura teleologica unitaria», rendendo così possibile imparare dalla storia (Crisi, Appendice XIII). In questa chiave, in cui la storia della filosofia è utilizzata per scoprire il «vero metodo della filosofia o la filosofia stessa», l’approccio husserliano non è di stampo propriamente storiografico ma assume evocativamente le vesti di un «componimento poetico», di un «poetare interpretante» (Crisi, Appendice XXVII; Die Geschichte der Philosophie im Konnex der historischen Wissenschaft und der Kultur, 1934). A fronte della vecchia e radicata convinzione che lo «studio della storia della filosofia debba costituire l’unico fondamento su cui basarsi per poter adempiere al proprio compito filosofico» (Crisi, Appendice XIII), le considerazioni metodologiche espresse da Husserl vanno nella direzione di non potersi avvalere della mera ripresentificazione di fatti o documenti storici, e cioè di «mere constatazioni di filosofie storicamente trascorse», ma di sfruttare una «sedimentazione spirituale» che apra alla definizione di un metodo storico, non certo l’unico, all’altezza della «costruzione della filosofia», che non sarà una filosofia tra le altre e nemmeno una «filosofia definitiva», non essendoci la possibilità di mostrare, in modo retrospettivo, che essa infatti ha raggiunto un «esito finale».

 

Il “Bollettino filosofico” indica alcuni possibili temi:

 

  • Il rapporto con la filosofia antica e l’idea di scienza filosofica
  • Il tema della fondazione della logica e dell’analitica apofantico-formale in rapporto allo sviluppo dell’ontologia formale fenomenologica
  • Il rapporto con la Sofistica e le diverse forme di scetticismo
  • Il tema della soggettività e di una scienza della soggettività nel suo sviluppo storico
  • Il rapporto con la tradizione dell’empirismo
  • Il rapporto con la tradizione del razionalismo
  • Il rapporto con la monadologia di Leibniz
  • Il rapporto con il trascendentalismo kantiano e neo-kantiano
  • Il rapporto con le varie forme di idealismo
  • Il rapporto con il tema del positivismo e con alcune figure dell’empiriocriticismo
  • Il tema della teleologia in chiave storico-filosofica
  • Il rapporto con le principali tematiche etiche
  • Il rapporto tra fenomenologia trascendentale e filosofia prima

 

Gli autori interessati a pubblicare i loro lavori sono invitati a spedirli via e-mail allegati in formato WORD e PDF al Direttore della rivista, Prof. Pio Colonnello (pio.colonnello@unical.it) e alla Redazione (bollettinofilosofico@gmail.com).

Si prega di allegare sia una versione del contributo anonima intitolata «Manoscritto» sia una «Pagina Copertina» separata in cui siano indicati il nome completo degli Autori, una breve nota bio-bibliografica, l’Università o l’Istituto di appartenenza e i recapiti.

  • Gli articoli potranno essere scritti in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo, e non dovranno superare i 60.000 caratteri; il manoscritto dovrà inoltre contenere un abstractin italiano e in inglese che non superi i 900 caratteri. Ogni proprietà del file che potrebbe identificare l’Autore deve essere rimossa per assicurare l’anonimato durante la procedura di referaggio.

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La deadline per l’invio degli articoli è il 31 maggio 2024. Il numero della rivista verrà pubblicato entro dicembre 2024.

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