CALL FOR PAPERS 2026

2025-05-27

 

Søren Kierkegaard e le filosofie dell’esistenza

a cura di Ingrid Basso, Ettore Rocca, Leonardo Rodríguez Duplá, René Rosfort

 

L’atto di nascita della filosofia moderna è segnato dal dubbio radicale che mette in crisi il presupposto della filosofia occidentale da Parmenide in avanti, ovvero l’identità di essere e pensiero. Un presupposto che conosce il punto più alto con la speculazione hegeliana. Quindi la rottura: una rottura che nasce nell’alveo della stessa tradizione idealista, con la dichiarazione d’intenti della filosofia dell’ultimo Schelling. Come scrisse Hannah Arendt (1946), la filosofia moderna comincia con il riconoscimento che il che cosa, il quid, non è mai in grado di spiegare il che, il quod, comincia con il terribile choc di una realtà vuota in sé, con quelle cosiddette “situazioni-limite” (Jaspers) in cui la realtà si mostra come irriducibile al pensiero: la morte, la colpa, il dolore, il senso. E l’uomo prende coscienza della propria dipendenza dal semplice fatto che egli è, esiste. È appunto con l’opposizione tra quelle che Schelling definiva una “filosofia positiva” e una “filosofia negativa” o pura scienza della logica, che la parola “esistenza” sembra assumere il suo significato moderno: «La filosofia negativa non ha nulla a che fare con l’esistenza» mentre la filosofia positiva «procede dall’esistenza […] e la possiede solo nel suo puro “che”».

La riflessione kierkegaardiana prende storicamente le mosse da qui, dalla consapevolezza di una definitiva e insanabile rottura tra essere e pensiero destinata a inaugurare una nuova fase nella riflessione filosofica, una fase segnata però allo stesso tempo anche dall’esigenza di riconoscere legittimità e rigore allo stesso pensare filosofico, pur senza dover rinunciare alla realtà dell’esistente: «Pensare l’esistenza in abstracto e sub specie aeterni è sopprimerla nella sua essenza. […] Nella misura in cui il pensiero è eterno c’è una difficoltà per l’esistente. […] Sembra che sia esatto dire che c’è qualcosa che non si lascia pensare: l’esistere. Ma […] il pensatore esiste, e il pensare pone insieme l’esistenza» (Poscritto conclusivo). Lo sforzo di Kierkegaard si configura quindi come un tentativo di pensare e di dire l’esistenza senza vederla svanire, senza abolirla, e ciò segna la peculiarità della sua modalità comunicativa, la “comunicazione indiretta” capace di dire ciò che la pura scienza è destinata inevitabilmente a perdere: «In verità l’esistere, penetrare con la coscienza la propria esistenza, come ad un tempo oltrepassarla eternamente, pur essendo presenti in essa, nel divenire: questo sì è davvero difficile» (Poscritto). E dunque l’utilizzo della narrazione, capace di rivelare il senso senza commettere l’errore di volerne dare una definizione.

La riflessione filosofico-poetica kierkegaardiana sull’esistenza, capace di mostrare un significato in grado di salvare l’essere si è rivelata fondamentale anche per i pensatori dell’esistenza che dall’opera di Kierkegaard hanno diversamente preso le mosse – per poi staccarsene o per approfondirle – al fine di sostanziare la propria visione del mondo e la propria costruzione filosofica e/o teologica: Heidegger, Jaspers, Tillich, gli esistenzialisti, Wittgenstein, Binswanger ecc., fino alla riflessione del XXI secolo.

 

Il “Bollettino filosofico” indica alcuni possibili temi:

- La possibilità di pensare filosoficamente l’esistenza: problemi di metodo;

- La possibilità di dire l’esistenza: filosofia, poesia, narrativa, storia;

- Teologia ed esistenza a partire da Kierkegaard;

- Ontologia dell’esistere;

- Metafisica ed esistenza;

- Logica ed esistenza;

- Psichiatria e filosofie dell’esistenza;

- Teoria e storia dell’esistenzialismo;

- Esistenzialismo e filosofia dell’esistenza;

- Categorie della vita e fatticità dell’esistenza.

 

Gli autori interessati a pubblicare i loro lavori sono invitati a spedirli via e-mail allegati in formato WORD e PDF al Direttore della rivista, Prof. Pio Colonnello (pio.colonnello@unical.it) e alla Redazione (bollettinofilosofico@gmail.com).

Si prega di allegare sia una versione del contributo anonima intitolata «Manoscritto» sia una «Pagina Copertina» separata in cui siano indicati il nome completo degli Autori, una breve nota bio-bibliografica, l’Università o l’Istituto di appartenenza e i recapiti.

Gli articoli potranno essere scritti in italiano, inglese, francese, tedesco e spagnolo, e non dovranno superare i 60.000 caratteri; il manoscritto dovrà inoltre contenere un abstract in italiano e in inglese che non superi i 900 caratteri e una lista di 5 parole chiave. Ogni proprietà del file che potrebbe identificare l’Autore deve essere rimossa per assicurare l’anonimato durante la procedura di referaggio.

I contributi verranno inviati a uno o più reviewer indipendenti secondo la procedura del double blind peer review. I reviewer potranno richiedere all’Autore di un contributo, se accettato, di modificarlo o migliorarlo per la pubblicazione. Per la procedura di selezione iniziale, non vi sono linee guida circa la formattazione. Nel caso in cui il contributo venga accettato per la pubblicazione in Bollettino Filosofico, verrà richiesto all’Autore di produrre una versione finale che rispetti le linee guida scaricabili qui:

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La deadline per l’invio degli articoli è il 30 aprile 2026. Il numero della rivista verrà pubblicato entro dicembre 2026.

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