La mercificazione delle esperienze e il consumo della realtà. Come i media e la new economy stanno modificando la percezione del mondo
Abstract
In un mondo proteso all’innovazione e alla ridiscussione dei nostri stili di vita, l’esperienza intesa come apprendimento, lento processo di formazione, può costituire ancora un passaggio determinante come è stato per i secoli passati? È questa la domanda con cui si confronta il lavoro articolato nei paragrafi che seguono. L’articolo trae spunto dal dibattito aperto dall’opera di Pine e Gilmore, pionieri di una branca della new economy che pone l’esperienza al centro dell’attenzione. Il presupposto di questa nuova disciplina, definita anche experience economy, è che l’esperienza sia qualcosa di spendibile. Il consumatore, ormai soddisfatto nei suoi bisogni fondamentali, non ambisce più ad appagare desideri di ordine strettamente materiale. Egli vuol vivere, proprio attraverso il consumo, delle esperienze uniche e memorabili. A tal fine, sul sentiero tracciato dai due studiosi americani, si è sviluppato tutto un fiorire di studi tesi a comprendere le leve emozionali dell’esperienza. Questi studi prescrivono tecniche per «abbagliare i sensi» e «colpire il cuore». Tecniche che, però, rischiano di mitridatizzare le percezioni del soggetto aggravando un processo di spersonalizzazione che è già in corso da alcuni secoli. A partire da queste riflessioni l’articolo prospetta una breve storia dell’esperienza per indagare la sua funzione originaria e come essa si è evoluta fino al nostro tempo. L’obiettivo è quello di mettere a fuoco alcuni orientamenti della società contemporanea per stimolare un dibattito critico che ne colga occasioni e contraddizioni.
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Copyright (c) 2019 Daniele Demarco

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