The Place of Hungarian Literature within the Serbian Literary Polysystem. A Case Study
Abstract
L’articolo prende in esame il posto della letteratura ungherese nel polisistema letterario serbo, a partire dal presupposto secondo cui, quando si tratta di tradurre da lingue meno diffuse, il ruolo dell’iniziativa personale e le qualità individuali del traduttore divengono di prima importanza. È questo stesso presupposto che, in base al confronto fra la formazione del translation opus di Danilo Kiš, Aleksandar Tišma, Sava Babić e Árpád Vickó e la condizione di possibilità delle successive generazioni di traduttori (a cui appartiene anche l’autore dell’articolo), esige di una rivalutazione. La perdita della libertà di scelta delle opere da tradurre, che contraddistingue le nuove generazioni di traduttori, oltre ad informare del mutato status della letteratura e del crescente dominio della logica capitalistica del mercato letterario, induce a reinterpretare la situazione del traduttore letteraio: se da un lato esso è, oggi, consapevole di non avere nessun potere reale di modellare il polisistema letterario, dall’altro lato, tuttavia, ha piena consapevolezza di poter tentare di esercitare influenza sullo stesso polisistema letterario indirettamente, attraverso l’atto della traduzione.