Urbanità fantastiche. Città immaginarie e culture urbane nella saga di Final Fantasy tra world-building e immersività
Abstract
Il videogioco fonde narrazione, interattività e world-building, generando spazi urbani immaginari capaci di veicolare identità e significati. Le città videoludiche sono espressioni tangibili del world-building e riflettono dinamiche sociali, culturali e spaziali che contribuiscono ad aumentare l’immersività del giocatore grazie alla coerenza interna del mondo di gioco. L’immersività si fonda infatti sulla capacità di suscitare la sensazione di “essere dentro” un mondo vivo e dinamico, caratterizzato da una rete di relazioni sociali, conflitti e trasformazioni. Le game city si situano tra arte, urbanistica e letteratura, permettendo un’esplorazione attiva e temporale dei luoghi, fondendo, mescolando e rielaborando elementi reali e fantastici. La serie di videogiochi della nipponica Square
Enix, Final Fantasy, incarna appieno queste caratteristiche, costruendo mondi e città che non sono semplici sfondi, ma organismi complessi, dove la scoperta, l’esplorazione e l’interazione con l’ambiente e i suoi abitanti alimentano la costruzione di un’immaginazione collettiva e di un senso di appartenenza all’universo di gioco. Città e territori in Final Fantasy, come nel caso di Midgar e Spira, fungono da laboratorio sull’immaginario urbano fantastico, dove si intrecciano archetipi, utopie e distopie, vengono sovvertite e/o ricombinate scale e forme, rivelando tanto le paure quanto le aspirazioni dell’umanità e offrendo un panorama ricco di suggestioni capace di espandere la nostra percezione del possibile.
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