Una rilettura letteraria della dimensione mediterranea medievale in Bārī Anshūdat Sawdān (Bari, il canto di Sawdān) di Ibrāhīm Aḥmad ʿĪsà
Abstract
Il romanzo storico arabo ha conosciuto, negli ultimi decenni, una significativa rinascita grazie a un numero sempre crescente di scrittrici e scrittori affermate/i ed emergenti.
La storia araba vista in una prospettiva multiculturale mediterranea è il tema del romanzo di Ibrāhīm Aḥmad ʿĪsà Bārī, anshūdat Sawdān (Bari, il canto di Sawdān, 2017) il cui protagonista è un personaggio storico, quel Sawdān al-Mawrī, unico e ultimo emiro musulmano di Puglia. Romanziere e storico nato ad Alessandria d’Egitto, Ibrāhīm Aḥmad ʿĪsà è stato premiato nel 2018 con il Katara Award for Arabic Fiction per il suo romanzo.
L’Emirato di Bari fu uno Stato islamico che ebbe breve durata, dall’847 all’871. Il terzo e ultimo emiro di Bari fu appunto Sawdān, che governò per 14 anni. Durante il suo emirato, Sawdān tentò di conquistare la città di Napoli (858-859) e intraprese una politica aggressiva, devastando le terre del principato longobardo di Benevento con l’intento di compiere saccheggi e catturare uomini, donne e bambini per il ricco mercato degli schiavi del Mediterraneo. L’avventura dell’emirato musulmano di Bari si concluse il 3 febbraio 871, quando le truppe di Ludovico II e del principe longobardo Adelchi assediarono la città e catturarono Sawdān, che però riuscì a negoziare la resa, avendo salva la vita. Durante la sua prigionia, l’emiro divenne addirittura consigliere di Adelchi.
L’immagine del predone sanguinario e sacrilego trasmessaci dalle fonti latine è mitigata da altre testimonianze che descrivono un principe abile e astuto, dotato di grandi capacità di comando e di una saggezza quasi leggendaria, interessato a legittimare il proprio potere e, come molti condottieri musulmani, non privo di interessi culturali (Berardo Pio, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 91, 2018). Parzialmente basato sul Kitāb futūḥ al-buldān (Liber expugnationis regionum) di al-Balādhurī (m. 892), il romanzo di Ibrāhīm Aḥmad ʿĪsà esplora i territori di Bari e delle città limitrofe, tra cui Napoli, sottolineando l’incontro tra due mondi, quello musulmano e quello cristiano, e le numerose guerre che afflissero queste regioni causando «la morte di molte persone, corpi ammassati e vessilli mescolati». In questo caso lo scrittore egiziano rilegge e riscrive il passato per leggere il presente, ipotizzando che questo periodo estremamente sanguinoso sia stato anche un momento di grandi esperienze di convivenza, scambio culturale e scoperta dell’altro.