Nikos Kavvadias dal mediterraneo agli oceani

  • Eugenia Liosatou Università di Napoli L'Orientale
Parole chiave: viaggio, marabù, fuga, mare, Cefalonia

Abstract

Nikos Kavvadias (1910-1975), un poeta diverso – da marinaio – usa i suoi viaggi per mare come metafore. Charles Baudelaire e i poètes maudits influenzano la sua opera, la quale è collegata al movimento del simbolismo e richiama con parole e musica ricordi del poeta. L’opera di Kavvadias ha un carattere cosmopolita, e un significato molto più profondo e oscuro. Nella prima raccolta emergono storie avvenute in mare (Marabù) e nei vari porti visitati, storie nelle quali il poeta riproduce personaggi segnati da noia, apatia e spiriti maligni, sulla scia dello Spleen di Baudelaire. Nelle raccolte successive (Pousi e Traverso) il mito si mescola con la realtà, le immagini diventano più sfumate e le parole evocatrici. Il suo unico romanzo (Turno di guardia) è la cronaca del viaggio attraverso la vita dei marinai, ‘maledetta’ a dir loro, ma d’altronde accettata e desiderata. In questa raccolta di storie, narrate durante il turno di notte sul ponte della nave, emerge la prospettiva con la quale Kavvadias osserva la realtà che lo circonda.  Il poeta, con una grande abilità narrativa, trasmette un clima pesante, in cui la destinazione del viaggio non offre altro al viaggiatore se non desolazione, prostituzione, malattia e morte. La vita è un viaggio continuo, tutto mare e poesia, ma non è utopico o inesistente. La mappa interiore è in continuo movimento, supportata da letture e da esperienze, da contatti reali e concreti ma anche da immagini e sensazioni. Coglie, in questo modo, non solo l’aria mediterranea ma anche quella degli orizzonti più lontani armonizzando i ritmi della sua vita con i ritmi del mare.

Riferimenti bibliografici

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Pubblicato
2024-01-25