“Avere un fuori, ascoltare ciò che ne viene”. Inconscio e Blanchot

  • Alberto Zino Psicanalista
Parole chiave: Letteratura e Psicanalisi

Abstract

La scrittura di Maurice blanchot è attraversata da una passione del fuori, ciò che non permette all’opera di esaurirsi: né in sé stessa né tanto meno nel suo autore. Qui alberto Zino sottolinea il legame con la psicanalisi, nella sua versione più radicale e meno compiacente con il sistema ideazionale dominante. La poesia, la letteratura, l’essere che è domanda e perciò in relazione, anche l’analisi stessa nella sua pratica, si es-pongono, si pongono ex. Come possono letteratura, psicanalisi e Università allearsi nell’intercettare tale débordement cui Blanchot dà, oltre ad altri nomi, anche quello di fuori, non per suturarlo o guarirlo, ma per farne tesoro? Certo, per via del fuori e della sua insistenza, ogni io andrà sempre verso un eccesso incontenibile, uno sbrodolamento di
sé che solo a prezzo di ulteriori inganni potrà ogni volta ricondurlo ai trucchi immaginari della propria sognata struttura di “io esente da conflitti”.
Psicanalisi sta dalla parte del cambiamento, delle acque mosse. È il tratto etico. Non la soluzione, ma il “pensiero della sua assenza di soluzione” in quanto luogo del domandare. La questione della dis-soluzione del sintomo – non si cancella ma si scioglie altrimenti – somiglia agli effetti che la letteratura, una lettura, ha su di noi. Continua a scriversi, a leggersi, ha il suo fuori con ciò che ne viene.

Pubblicato
2019-12-15