LA CHŌRA DI URMUZ IN PÂLNIA E STAMATE. IL SAPERE NON FENOMENICO DEL SEGRETO IN UNA FAVOLA ROMENA D’AVANGUARDIA

  • Irma Carannante
Parole chiave: Urmuz, Pâlnia e Stamate, Chōra, Nicolae Balotă, Jacques Derrida, letteratura romena d’avanguardia

Abstract

Questo studio si propone di analizzare, da un punto di vista filosofico e psicanalitico, uno dei racconti di Urmuz, Pâlnia şi Stamate (Pâlnia e Stamate). Intriso di riferimenti culturali che vanno da Aristotele a Freud, passando per Leibniz,  Kant,  Schopenhauer, Marx e Darwin, questo mondocreato dalla scrittura urmuziana si rivolge  a un lettore in grado di oltrepassare questi riferimenti interpretativi, affinché riesca ad  aprirsi all’esperienza del segreto nella finzione letteraria. In Pâlnia e Stamate tale segreto prende le forme di Pâlnia, l’imbuto – un sostantivo che nella lingua romena è di genere femminile – che interpreta il ruolo della protagonista del racconto. La sua essenza, dal valore derridiano di ricettacolo, come la Chōraplatonica del Timeo, è quella della “donna” che lacanianamente “non esiste”. Essa si cela e allo stesso tempo si manifesta nella scrittura di Urmuz, mantenendo sempre intatta la sua sostanza segreta, che resterà per sempre intraducibile, per quanto i saperi del mondo – la filosofia, la scienza, la religione, la morale – tentino instancabilmente di rivelarla. 

Pubblicato
2020-11-16