Lingua portoghese e cittadinanza in Brasile. Un’agenda per il XXI secolo
Abstract
Attraverso un approccio lato sensu interdisciplinare (dalla linguistica teorica alla glottodidattica passando per la sociolinguistica), che muove dai diritti linguistici sanciti, più o meno esplicitamente, dalla Magna Carta costituzionale del paese, questo contributo ha l’obiettivo di addentrarsi nelle concrete pratiche didattico-pedagogiche adottate dal Brasile del XXI secolo per cercare di garantire, non solo formalmente, quella cittadinanza piena e attiva di cui la lingua è un elemento imprescindibile, anche e soprattutto in termini di educazione e competenza linguistica, oltre che in quelli più ovvi di strumento di libera espressione. A tal fine, però, anziché prendere in esame le politiche linguistiche ufficiali di inclusione/esclusione delle minoranze alloglotte interne (o di quelle prodotte dai nuovi flussi migratori), questo contributo si concentrerà piuttosto sui loro più interessanti risvolti occulti, inscritti, per esempio, nelle modalità di insegnamento del portoghese lingua materna, che pur apparentemente ispirate a principi di cittadinanza, risultano anche oggi invero intrinsecamente discriminatorie, soprattutto nei confronti di quella maggioranza di parlanti le cui norme non standard continuano a non essere contemplate dal monocentrismo astrattamente prescrittivo della scuola, spesso, purtroppo, ancora poco capace di formare dei veri cittadini.