Logics of agreement. Quine’s naturalism between pragmatism and a Derridean impasse
Abstract
Una critica della metodologia di Quine, da un punto di vista neo-pragmatista, non può basarsi sull’obiezione secondo cui, per una concezione del linguaggio scientifico storicista e olistica, il concetto normativo di “prossimità ai dati reali” è senza senso – come Rorty crede. Quest’ultimo concetto sarebbe “pragmaticamente” giustificato, infatti, poiché si presenterebbe come un “fare emergere” quelle che sono costanti tipologie di strutture e relazioni tra forze, le quali coinciderebbero con un “utile” condivisione di prospettive all’interno della comunità propria di Quine. Per mostrare perché questo emergere di “condivisioni di prospettive” è problematico, perciò, occorre integrare l’olismo di Rorty con la nozione derridiana di disseminazione e singolarità dell’evento. La riflessione di Derrida potrebbe suggerire che i criteri scientifici di Quine di chiarezza, semplicità, linearità, condivisione e – di conseguenza – il concetto vero e proprio di “scienza”, non possono in alcun modo essere ontologicamente distinti dalla necessità di una valutazione etica dell’evento.
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