Le ferite della violenza tra paura e terrore.
Abstract
Le autrici mostrano la continuità esistente tra Dittatura di Stato e Dittatura privata, evidenziando quanto entrambe siano fondate sulla strategia del terrore più che della paura. Come nei regimi totalitari governati dal terrore è quasi impossibile, senza appoggi economici e socio-politici, articolare il dissenso o la resistenza, così il silenzio delle donne vittime di violenza, spesso incomprensibile, è invece un prodotto della passività impotente che chi esercita la dittatura privata intenzionalmente produce. Le ferite del corpo e della mente sono tali da non promuovere la fuga, come l’emozione della paura potrebbe determinare, bensì la sottomissione coatta e il terrore di morire se si tenta di uscire dalla passività. Verranno riportate estrapolazioni tratte da interviste a donne che hanno subito violenza all’interno di una relazione coniugale e che si sono rivolte ad un centro antiviolenza del territorio campano dopo molti anni di permanenza nella relazione. Solo in presenza di un legame gruppale può farsi strada una strategia di resistenza o la possibilità di denuncia. Diventa allora rilevante il ruolo dei luoghi d’ascolto e di strutture protette in cui le donne possano sconfiggere il terrore che aveva disorganizzato pensiero e la parola per uscire dal silenzio con azioni appropriate.
Downloads
Copyright (c) 2016 La camera blu. Rivista di studi di genere
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Unported.