Tra una natura identificata con la passività e la ripetitività - in cui scienziati e legislatori hanno iscritto per millenni il ‘destino biologico’ femminile, la sessualità, le relazioni di genere, sottraendoli alla relatività/ mutevolezza della Storia e fissandoli in uno statuto di immutabilità -, e la Storia, il Logos, la dimensione del Soggetto attivo e creativo (maschile per definizione), la cultura occidentale fin dalle sue radici classiche ha stabilito una contrapposizione binaria, una reciproca alterità.
Uno dei contributi più profondamente critici e innovativi introdotti dai gender studies nell’ambito delle conoscenze - sia ‘umanistiche’ che ‘scientifiche’ - è stato la scomposizione di quest’antica dicotomia e il mostrare come corpi e linguaggi siano tra loro in relazioni molteplici di contiguità e osmosi, e soprattutto in relazioni di potere nelle quali il corpo del singolo – uomo o donna – è iscritto in una rete di prescrizioni, censure, significazioni. Questo numero presenta studi che indagano il corpo come dimensione culturale e storica.