Nelle rappresentazioni canoniche della guerra il protagonista attivo è sempre l’uomo, il combattente, rappresentato nel pieno della sua virilità e (patriottica e giusta) aggressività. La donna in ogni discorso pubblico sulla guerra compare di solito come metafora di un bene da difendere: la patria, appunto, la terra degli avi, minacciata, esposta alle invasioni, passiva. Eppure nelle guerre le donne non sono mai state passive, a cominciare dalla mitica Antigone. E spesso hanno introdotto una dimensione ‘terza’ rispetto alla logica dello scontro e della negazione frontale. Spesso, da Antigone alle donne del Sud che parteciparono ad una dimenticata resistenza antinazista dopo l’otto settembre, le donne in guerra si attivano per salvare vite e al tempo stesso per preservare i valori etici e morali della propria comunità e della comunità universale, che la guerra distrugge insieme con i corpi.
Rifiutando ogni visione essenzialista che identifichi tout court le donne con la pace, questo numero racconta percorsi ed esperienze di donne attraverso le guerre.