Riforme e controriforme in gialloverde

Abstract

L'analisi dello stato di forme e delle politiche delle istituzioni rappresentative sta sollecitando un interessante dibattito dottrinale anche alla luce delle riforme istituzionali promosse (riduzione del numero dei parlamentati) o ancora in fase di studio (regionalismo differenziato). Se, da un lato, lo snellimento del Parlamento appare una scelta per lo più condivisibile dalla dottrina maggioritaria, quantomeno sul profilo della scelta della riduzione del numero dei parlamentari, l'avvio del procedimento ex art. 116, comma terzo, suggerisce più che mai un confronto serrato ed approfondito sui motivi e sulle conseguenze di una procedura avviata "in segreto" e di cui poco si conosce nella forma e nel contenuto.
Il tentativo non troppo mascherato di una vera e propria "secessione dei ricchi" ha inaugurato numerosi confronti tra la politica e la comunità scientifica.
Il pre-accordo sottoscritto dal Governo Gentiloni, in prossimità della fine della legislatura, rappresenta un atto di indirizzo sostanziale, una sorta di assunzione di responsabilità politica che l'attuale Governo (ancorché di colore diverso) appare intenzionato a portare a termine.

Appare ancora poco chiaro il metodo e il merito: il profilo delle risorse, il decentramento dei poteri, l'estensione delle materie da attribuire ai "richiedenti la differenziazione" sono profili che andrebbero approfonditi, soprattutto al fine di evitare che la tendenziale irreversibilità della procedura de jure condendo, metta alla porta il Parlamento, limitandolo nella sua funzione legislativa, in particola di quella (non solo eventuale) emendativa.
Il rischio è duplice: disgregare il Paese inaugurando un contenzioso infinito tra Regioni in competizione.