Gli strumenti economico-finanziari dell’Unione europea per fronteggiare le conseguenze della pandemia causata dal Covid-19:
un rafforzamento dell’ordo neoliberista con ripercussioni “silenti” sulla forma di stato e sulla tenuta dell’ordinamento comunitario. Verso un’Europa a “due velocità”?
Abstract
Lo scopo del contributo è quello di analizzare gli strumenti introdotti dall’Unione, in occasione del Consiglio europeo del 23 aprile e dell’Eurogruppo dell’08 maggio 2020, funzionali a rispondere alle drammatiche conseguenze economiche, derivanti dalla pandemia causata dalla rapida diffusione del Covid-19, che i ventisette Stati membri dovranno affrontare. Dopo una breve illustrazione delle diverse modalità messe in campo e delle criticità ad esse connesse, si cercherà di dimostrare come le stesse da un lato vanno a rafforzare l’ordo neoliberista affermatosi nell’ordinamento comunitario già a partire dal Trattato di Maastricht del 1992 (ma entrato in vigore il 01 novembre 1993), comportando un ulteriore stravolgimento dello Stato, entità sempre meno esogena all’ordine commerciale e sempre più integrata nel mercato globale, a scapito del modello delineato dalla Costituzione repubblicana vigente ed in assenza di modifiche formali ex art. 138, dall’altro come questi strumenti, in mancanza di una politica fiscale comune ancora in capo agli Stati membri, benché fortemente condizionata dalla governace economica europea successiva alla crisi dei debiti sovrani, finiscano per allargare il divario tra i Paesi maggiormente indebitati (come l’Italia) e quelli con un rapporto debito/PIL più contenuto (Repubblica federale tedesca, Austria).
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