Un disegno moderno di città Osservazioni sul saggio di Marcello Piacentini: Sulla conservazione della bellezza di Roma e sullo sviluppo della città moderna (1916)

  • Marco Pietrolucci Confedilizia di Roma e Lazio

Abstract

Il tema dell’articolo riguarda Roma e il suo sviluppo moderno, in particolare gli anni
1930-1960 che racchiudono una stagione breve ma molto ricca per la città eterna. Tracciando i principali eventi della Roma moderna, l’articolo illustrerà la rottura tra la “visione storicista” della crescita e dello sviluppo della città (per successive aggiunte organiche all’antico nucleo) e la “visione modernista” per parti autonome che producono
una città strutturalmente diversa da quello storica. La ricomposizione di questa “rottura
culturale” è la base del lavoro che gli architetti sono chiamati a fare nel prossimo futuro
e l’articolo cercherà di illustrare il “cambio di rotta” necessario per recuperare la qualità
urbana nelle parti moderno-contemporanee delle nostre città. La rilettura del saggio
di Piacentini ci da quindi la possibilità di ripercorrere alcuni passaggi chiave dell’insegnamento dell’urbanistica e di riflettere su alcune questioni di fondo. Fino agli anni
Trenta, il progetto di Roma era un progetto possibile, per parti collegate ma autonome,
tenute insieme dalla “strada” che è il pilastro di tutti gli spazi pubblici, il connettore, lo
scheletro, la struttura portante del corpo cittadino, la sua “ anima “come dice Piacentini, che disegna la città nel suo insieme, in una dimensione di alterità con la campagna.
Il maestro italiano della generazione “conservatrice”, un uomo dalle grandi capacità,
riflette sulla “strada”, sulla sua importanza e centralità nel modulare lo spazio urbano
della città. La distanza da ciò che, in quegli stessi anni, la pianificazione urbana modernista stava dicendo è spaventosa. L’ allievo più stimato di Piacentini, Luigi Piccinato
è, a Roma e in Italia, l’interprete di questa “rottura” che viene consumata, sul suolo di
Roma, drammaticamente, con la stesura del Piano del 1962, ma che è scoppiata culturalmente molto prima. È quindi necessario riprendere le fila di ciò che è stato abbandonato troppo in fretta tornando a pensare alla città come un insieme di parti concatenate
che è possibile progettare nel loro complesso.

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Pubblicato
2020-11-29