Le tradizioni costruttive della Murgia dei trulli nell’immaginario fotografico degli architetti
Abstract
Il potere del documento fotografico, la grandiosità e la complessità di campagne documentarie visive in Puglia hanno quasi sempre evidente intenzione di persuadere, incoraggiare e stimolare interessi non solo antropologici ma anche nei riguardi di tecniche costruttive tradizionali. In molte culture primitive gli edifici sono anonimi nel senso che il nome dell'architetto, proprietario o costruttore non è noto e non si sa nulla di preciso sulle circostanze della loro costruzione. Tali edifici vernacolari devono essere considerati come i prodotti di una comunità piuttosto che di un qualsiasi individuo, una descrizione che caratterizza esattamente l'innumerevole numero di case rurali in Puglia, in particolare nell’area dove si trovano i singolari trulli dal tetto conico. Questa tipologia costruttiva è strettamente legata alla vita contadina, alla sopravvivenza delle popolazioni locali, e al loro stile di vita: “il soddisfacimento delle più semplici e meno vanitose necessità costruttive realizzate dall’uomo, con uno spirito di meraviglioso primitivismo”. Fu forse il breve e impegnativo articolo “Documenti di Architettura Rurale Italiana” di Giuseppe Pagano, apparso in Casabella nel novembre del 1935, a ispirare Bernard Rudofsky a visitare la Puglia, poiché era già accaduto con Emil Otto Hoppé, e come accadrà successivamente con architetti del calibro di Enrico Peressutti, Edoardo Gellner, Giancarlo De Carlo, e Edward Allen. Tutti questi con l'ausilio di una macchina fotografica avevano uno scopo principale: acquisire una visione personale di queste architetture vernacolari che costellano e punteggiano il paesaggio della Murgia dei trulli.
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