Palazzo de Sinno e Palazzo Barbaja. Descrizioni e contraddizioni di due residenze borghesi napoletane tra Settecento e Ottocento
Abstract
Domenico Barbaja fu un personaggio molto noto e molto potente, fu l’impresario dei teatri reali napoletani dal 1810 al 1840, con piccole interruzioni, oltre ad aver gestito il Kärntnerthortheater e il Theater an der Wien tra il 1821 e il 1828 e la Scala di Milano tra il 1826 e il 1832.
Fu anche l’imprenditore dei lavori di ristrutturazione del San Carlo dopo l’incendio del 1816, affidati ad Antonio Niccolini. Fu, inoltre, impresario per la costruzione della chiesa di San Francesco di Paola che trasformò il Largo di Palazzo nella grande piazza con esedra secondo il discusso progetto di Pietro Bianchi.
A Milano si era arricchito introducendo il gioco d’azzardo al teatro scaligero; giunto a Napoli nel 1810, durante il decennio francese, per risollevare le sorti del teatro massimo, ripropose quanto aveva già fatto per il teatro alla Scala, avviando anche a Napoli il gioco d’azzardo. Questo modo abbastanza spregiudicato di dirigere il teatro reale napoletano gli permise però di ingaggiare direttori, compositori e cantanti tra i più famosi dell’epoca.
Un uomo così potente e ricco ebbe sicuramente tre dimore: il palazzo Barbaja a Toledo, la villa Barbaja a Mergellina e una poco nota ma molto interessante villa a Casamicciola d’Ischia.
In realtà tutte le proprietà Barbaja, così note e ben frequentate, quando era in vita l’impresario, sono state dimenticate e rimaneggiate in modo così massiccio da renderle difficilmente riconoscibili.
In particolare il palazzo Barbaja a Toledo è stato quasi sempre confuso con l’edificio adiacente, tanto che la targa informativa è stata apposta alla casa ritenuta a torto Barbaja ma che oggi possiamo correttamente chiamare col nome del suo proprietario all’inizio dell’Ottocento Domenico Sinno, cognome diventato poi de Sinno. Ma anche l’analisi del palazzo de Sinno, indispensabile per sostenere la corretta attribuzione, ha rilevato la presenza di una sorprendente scala, che merita di essere segnalata ad un pubblico di studiosi.
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