• Towards a Circular Relationship between Territory and the City
    V. 22 N. 1 (2022)

    La città per molto tempo è stata considerata come artificio antitetico alla natura: come lo “spazio dell’uomo per l’uomo”, considerato “altro” rispetto al territorio extraurbano ed alla stessa natura. In realtà, il territorio offre alla città gli input necessari per mantenere le sue diverse attività e lo stile di vita. La città è fonte di produzione di beni/servizi esportati anche all’esterno, ma anche di rifiuti e di entropia. Come migliorare questa relazione metabolica? In particolare, come le soluzioni nature-led possono migliorare questo rapporto tra città e territorio? Per progettare il futuro delle città occorre dunque trarre “ispirazione” dal mondo vegetale. Occorre un approccio nuovo di tipo bio-ecologico, fondato sulla “metafora vegetale”. Essa è caratterizzata da un particolare ed efficiente metabolismo, da una organizzazione decentralizzata e soprattutto da una razionalità circolare.

    Occorre che l’urbanistica modifichi innanzitutto la prospettiva attraverso la quale “guardare” alla realtà urbana e territoriale. I “materiali” dell’urbanistica diventano innanzitutto il sole, gli alberi, il suolo. Il suolo è un sistema vivente composto da microorganismi, insetti, batteri, funghi, ecc. Si tratta appunto della prospettiva bio-ecologica che vede nel mondo della natura il fondamento di tutte le attività umane. Occorre che l’urbanistica riconosca a fondo la capacità unica del mondo vegetale, che consiste nella sua
    capacità di auto-rigenerazione e nella sua capacità simbiotica. Occorre che l’urbanistica trovi il suo nuovo fondamento oltre che nell’economia ecologica anche nell’economia civile anticipata da Genovesi.
    Quanto sopra ha ispirato la attività di indagine di molti ricercatori appartenenti al Centro Interdipartimentale di Ricerca in Urbanistica “Alberto Calza Bini”. In particolare, ha ispirato una specifica prospettiva nella ricerca Horizon 2020 CLIC. 

  • Inner and Marginalized Areas: Geographies and Alliances Towards New Cohesion Policies
    V. 21 N. 2 (2021)

    In questo numero della rivista BDC, l’economia circolare viene proposta quale fondamentale approccio alla valorizzazione delle “aree interne”. In effetti, in natura non esistono rifiuti nei processi produttivi. Quanto sopra significa che in natura non esistono componenti centrali e componenti marginali, ma esistono sistemi funzionanti. È il nostro corrente modello di sviluppo (lineare) che ha prodotto aree marginali/interne di esclusione ed aree centrali (costiere o in pianura) di concentrazione. Occorre dunque re-inventare il modello economico di sviluppo regionale, superando il corrente approccio economicistico: occorre una economia che reinventi le relazioni tra aree centrali ed aree marginali, attraverso l’identificazione di nuove complementarità/sinergie. Una economia circolare è di per se stessa una “economia della cura”. La rivitalizzazione delle aree marginali/interne richiede dunque nuove economie locali, ispirate al modello circolare. Le aree marginali dovrebbero configurarsi come il motore di questa nuova economia.

  • Towards an Ecological Modernization of Our Society
    V. 21 N. 1 (2021)

    Oggi densità e multifunzionalità, sebbene ritenute idonee per raggiungere auspicati obiettivi di sostenibilità e sviluppo economico-sociale, cominciano a confrontarsi, nella riflessione di chi teme il “rischio città”, con ipotesi di ritorno a configurazioni insediative meno dense, ereditate dal passato. Allo stesso modo, la strutturazione multipolare del territorio antropizzato verso cui si sono orientate recenti esperienze di pianificazione d’area vasta, focalizzata sull’efficiente utilizzo del trasporto collettivo, suscita le critiche di chi rievoca modelli che propendono per autonomia ed autosufficienza in ragione dell’elevato sistema di relazioni che ne caratterizza il funzionamento e la conseguente fragilità al pericolo pandemico. La tecnica urbanistica si presenta come un corpo disciplinare abbastanza statico, dove si riconosce una limitata presenza dell’innovazione che potrebbe venire dalla ricerca né, da solo, potrebbe esaurire il campo della teoria dell’urbanistica. Il risultato di questa carenza si manifesta nella difficoltà a discutere in termini generali ed astratti, l’unico terreno dove si possono trovare delle convergenze e sintesi. Gli articoli raccolti per questo numero di BDC si collocano in questo punto. È evidente, infatti, che si richieda di ripensare il sistema di pianificazione, esigenza per la quale i contributi qui raccolti potrebbero portare qualche utile effetto.

  • Public Spaces, Nature-based Infrastructures and Common Goods
    V. 20 N. 2 (2020)

    Nel luglio 2020 il WHO (World Health Organization) proponeva un importante Manifesto post COVID-19. Esso riguarda alcuni punti essenziali, quali la conservazione della biodiversità a garanzia della salute/benessere, la necessità di poter fruire di servizi igienico/sanitari essenziali la necessità di avviare quanto prima la transizione verso una energia non fossile. Un punto si riferisce esplicitamente alle città, da progettare, pianificare e gestire in modo da garantire benessere e qualità della vita. Si metteva in evidenza la necessità di incorporare nelle strategie di sviluppo e negli strumenti di pianificazione i valori ecologici, ed in particolare il “valore della natura”. Nel paragrafo n. 5 si auspica l’integrazione dell’obiettivo tutela della salute e del benessere delle persone negli strumenti e nelle politiche urbanistiche generali e di settore. Gli spazi pubblici, i luoghi, le aree a parco pubblico, le infrastrutture green/blue sono visti come essenziale strumento per garantire il diritto alla salute e al benessere dei cittadini.

  • Growing Social Inequalities and Ecological Crisis
    V. 20 N. 1 (2020)

    Cresce nelle città la domanda di migliore qualità della vita: di migliorare le condizioni di salute dell’ambiente urbano per le ripercussioni sulla salute delle persone, sul lavoro, sulla prosperità economica, sulla qualità dei servizi del welfare, etc. A livello internazionale si parla sempre più della necessità di elaborare un nuovo paradigma urbano, per rendere più umana la dinamica evolutiva delle città, per realizzare la scala umana dello sviluppo urbano e dell’urbanizzazione. Nello stesso tempo, in particolare con il New Green Deal, sta emergendo con chiarezza un nuovo paradigma ecologico. Il modello della rigenerazione sostenibile sembra fornire le più promettenti prospettive operative, essendo basato sulla capacità di auto-generare/ri-generare le risorse di cui le città hanno bisogno per evolvere. Ma gli strumenti per rendere operative le risposte a questi bisogni sono solo in parte disponibili. Molta altra conoscenza è necessaria e va ancora prodotta, per elaborare strumenti realmente efficaci.

  • New Green Deal: Towards Ecological and Human-centered Urban Development Strategies
    V. 19 N. 2 (2019)

    Si stanno moltiplicando le riflessioni sulla nostra epoca definita come Antropocene alla luce della rilevante accelerazione di molti impatti conseguenti alle varie azioni umane sull’ambiente, a cominciare dalla concentrazione di CO2 in atmosfera. Le conseguenze delle attività umane stanno mettendo in crisi il funzionamento dell’ecosistema Terra, come risulta bene evidente dai vari Rapporti dell’IPCC (IPCC 2018; 2019). Il cambiamento climatico si configura come la grande questione del XXI secolo. Occorre moltiplicare gli investimenti nella ricerca: sul rapporto tra cambiamenti climatici e i diversi impatti conseguenti, che vanno dal degrado ambientale alle conseguenze sull’economia, sulla salute della società, sull’urbanistica ecc. Occorre che le Università promuovano l’insegnamento e la ricerca sul cambiamento climatico, sugli impatti che esso arreca a cominciare da quelli sulla salute delle persone, dell’ecosistema naturale e dell’economia. È infatti in gioco il futuro della nostra casa comune, della nostra Terra. Occorre uno specifico Piano Strategico di Ricerca su quanto sopra per mettere a fuoco con chiarezza le interdipendenze tra cambiamento climatico e salute/benessere, economia, industria, agricoltura, urbanistica, energia, cercando di identificare nuovi modelli di sviluppo economico/territoriale, nuovi modelli di produzione e distribuzione della ricchezza. La “Terza Missione” non riguarda solo il trasferimento tecnologico e l’imprenditorialità, ma anche la promozione di un modello desiderabile di economia e di città. La sfida non è solo tecnico/tecnologica ma anche culturale/umanistica. Non c’è infatti una cultura appropriata alle grandi sfide del nostro tempo. Occorre modificare le scelte grandi e piccole, in un contesto storico sempre più complesso e contradditorio, con un tempo sempre più ridotto per poter scegliere e con una posta in gioco sempre più alta.

  • Resilience, Productivity, Circularity
    V. 18 N. 2 (2018)

    Dal 2012, cioè dall’anno della celebrazione del World Urban Forum da parte di UN-Habitat a Napoli, la Rivista BDC ha cercato di contribuire alla riflessione sulla “Città di cui abbiamo bisogno”, interpretando i processi urbanizzativi in atto e identificando possibili prospettive di ricerca, capaci di migliorare la qualità della vita nelle città. Ad esempio, già nel vol. 12 del 2012, veniva riportata la Dichiarazione sulla “città circolare”, a conclusione dei dibattiti tenutisi nel WUF (cfr. BDC, vol. 12, n. 1, 2012, pagg. 19-34). In un certo qual modo, i contributi della Rivista hanno collaborato nel lavoro di riflessione nel quadro delle attività della World Urban Campaign che poi nel 2015 hanno portato alla definizione dell’Obiettivo n. 11 della Agenda 2030: realizzare “città inclusive, resilienti, sicure e sostenibili”. Certamente, il dibattito internazionale su approcci, metodi e strumenti per realizzare concretamente l’Obiettivo n. 11 ed i relativi targets continua tutt’oggi ad essere molto vivace.

    Come migliorare l’inclusione sociale nella città che vede crescere di anno in anno la frammentazione sociale al proprio interno, e quindi le disuguaglianze tra soggetti ricchi e moltitudine di marginali? Quale sostenibilità se manca il lavoro? Come garantire la resilienza nel cambiamento accelerato?

  • Approaches and Tools for Implementing the Circular City Model
    V. 18 N. 1 (2018)

    This new number of BDC takes up and deepens the theme of the circular economy as a new urban development model. As is generally known, this model has been introduced through the strategic goal n. 12 of Agenda 2030 and has been recalled in its spatial interpretation in the New Urban Agenda in paragraphs 71-74: in the circular city model. In which way (approaches, tools) can we move towards this new urban development strategy, reducing the consumption of all resources and thus the amount of waste? In which way is it possible to avoid the waste/underuse of different forms of capital: natural, manmade, human and social?
    The CLIC project, financed under the HORIZON 2020 program by the European Commission, deals with the inclusion of the reuse of cultural heritage in the context of the circular city model.
    The Interdepartmental Research Center “Alberto Calza Bini” has been particularly involved in the identification of new evaluation processes at different scales (urban, historical district, single site) since they are the element able to link as a “fil-rouge” both governance strategies and the new business and financing/management models.

  • Circular Models for Systemic Adaptive Reuse of Cultural Heritage and Landscape
    V. 17 N. 2 (2017)

    The previous number of BDC once again dealt with the circular economy model already discussed during the last years, starting from the Japanese experience (BDC 2013, vol.13, no.1) as well as with the circular city model that has been defined as physical-spatial-territorial transposition of the first circular economy model.

    It should be noted that both these organizational models correspond to a specific historical-cultural landscape: they shape/re-shape the landscape. But the issue of the “active” role of cultural heritage/landscape in promoting the circular model has not been introduced yet.

    With the HORIZON 2020 “CLIC” project, funded by the European Commission (for around 5 million euros), cultural heritage/landscape has been explicitly considered as a generator of resilience, sustainability and inclusion and thus incorporated in the circular city model. The overarching goal of CLIC trans-disciplinary research project is to identify evaluation tools to test, implement, validate and share innovative “circular” financing, business and governance models for systemic adaptive reuse of cultural heritage and landscape, demonstrating the economic, social, environmental convenience, in terms of economic, cultural and environmental wealth.

  • Circular City and Cultural Heritage Interplay
    V. 17 N. 1 (2017)

    In our increasingly urbanized world, cities are facing important challenges (related to the economic, social and environmental crisis) referred to three great changes: demographic changes (population growth), structural changes (globalization) and environmental changes (climate change and pollution). Cities play a central role in the achievement of sustainable development. Cities (and in particular metropolitan cities) can represent a threat in the achievement of sustainable development but, at the same time, they can become the starting point to implement sustainable principles and goals. Many of Sustainable Development Goals (United Nations, 2015) can be achieved in the city because many problems are here concentrated. The growing urbanization and natural resource depletion require the identification of new models to increase urban productivity in environmental, financial, economic and social dimensions. They require exploring new ways of value creation ensuring, at the same time, economic prosperity, resource availability and wellbeing in a long-term perspective. It is necessary to rethink traditional models exploring and critically integrating alternative development models.

  • Circular Economy and Symbiosis: The Sustainable Regenerative City Model
    V. 16 N. 2 (2016)

    The sustainable regenerative city model, which comprises a circular, symbiotic, hybrid growing processes is here proposed as a key element towards the Habitat III implementation process. In the context of planning for “inclusive, safe, resilient and sustainable cities” a specific knowledge is going to be produced for contributing to operationalizing the New Urban Agenda. The evaluations of best/good practices are considered as the first step for new knowledge production on the base of specific indicators, for developing new tools, methods, and approaches for planning and managing the complex urban dynamic system, to foster creativity, resilience, and sustainability of the city.

     

  • The Inclusive, Resilient, Safe and Sustainable City: Models, Approaches, Tools
    V. 16 N. 1 (2016)

    Siamo in un’epoca che ormai da più parti viene definita come “il secolo delle città”. Le città sono considerate il Laboratorio della società dei prossimi anni. Esse sono d’altra parte il sistema più complesso creato dall’uomo. Ma cos’è oggi la città? Esprime ancora il progetto dell’uomo nella sua dimensione relazionale, ovvero ne rappresenta la sua contraddizione, essendo il luogo dello spazio nel quale molteplici tensioni si confrontano e si contrappongono, in una prospettiva sempre meno sostenibile?

    In effetti, nelle città si concentrano tutti i problemi e le sfide del nostro tempo: da quella del cambiamento climatico a quella dell’energia, dell’approvvigionamento di risorse idriche al nuovo welfare, della produzione e del consumo sostenibile, ecc. Quale conoscenza è necessaria per la progettazione e la gestione “idonea” del sistema urbano? Come collegare le diverse prospettive specialistiche di analisi (dall’architettura, all’urbanistica, all’economia, ecc.) in una prospettiva olistica e sinergistica? Quali nuovi modelli, strumenti ed approcci per migliorare le scelte?

    Il modello della “città delle simbiosi”, e cioè delle sinergie e dei circuiti che si chiudono in modo virtuoso, appare la prospettiva più promettente per progettare una città più desiderabile. Uno sforzo di ricerca transdisciplinare di elevata qualità ed insieme operatività è richiesto oggi, perché la sostenibilità della città dipende dalla capacità di elaborare ricerca utile e di eccellenza. mai come in questo momento storico il futuro delle città appare dipendere dalla conoscenza nuova che consente di migliorare la produttività innanzitutto economica, ma anche sociale ed ambientale delle città.
  • Towards the Implementation of the Science of the City
    V. 15 N. 2 (2015)

    In October 2016 the process of international consultation on the New Urban Agenda HABITAT III for the next 20 years, organized by the United Nations (UN-Habitat), will conclude at Quito (Ecuador). An explicit reference to the above process is in the 2030 Agenda for Sustainable Development, paragraph 34, in terms of achieving the sustainable development as essential strategy for improving the quality of life of people. The following annexed document is The City We Need (CWN), the UN-Habitat WUC Manifesto, already discussed within several Urban Thinkers Campuses, in various cities all over the world, which finally will take a definitive shape by next April, in order to be presented at Quito (in the light of necessary modifications/integrations). Which observations may be proposed to this text?

    This number of BDC journal, Towards the implementation of the Science of the City, collects some research contributions and some selected papers presented at the 3rd edition of the International Conference Inhabiting the Future. Living together, held in Naples, from 1 to 2 October 2015, oriented to the above perspective.

  • Cultural Landscapes: Evaluating for Managing the Change
    V. 15 N. 1 (2015)

    All over the world, cities have to face three critical challenges: a) the economic crisis and the related wealth production; b) the increasing unemployment and its other social impacts; c) the decay of environmental resources. The question here is: can the culture, the cultural heritage, and, in particular, the cultural landscape play a positive role in relation to the three above mentioned problems? The term “cultural landscape” includes a diversity of interactions between humankind and its natural environment: cultural landscapes reflect tangible and intangible values and their relations. The cultural landscape is more and more recognized as the resource for the economic local/regional development, because it is able to produce at certain conditions new employment, to stimulate the localization of creative, green, ICT activities, to increase inclusiveness and social cohesion. The role of the “comprehensive/complex urban landscape” for city regeneration is proposed in the Interdepartmental Research Centre Alberto Calza Bini studies in its relations with circular/symbiotic/hybridization processes. 

  • Towards an Inclusive, Safe, Resilient and Sustainable City: Approaches and Tools
    V. 14 N. 2 (2014)

    The city represents the place where one of the most considerable mega-trend of the new millennium is happening: the urbanization process, with its environmental, social, economic, cultural impacts. Here the national/regional wealth is produced. The city represents the engine of economic growth of a region, of a country; it is the place where productivity, capability to introduce innovations and to economize resources are higher. The city is more and more considered as the centre of national development policies: where the urban, environmental and economic issues are closely intertwined. But here previous agglomeration economies often turn into many diseconomies. The city is becoming also the place where poverty, social segregation and fragmentation of relationships are concentrated and where environmental pollution is higher. However the city is increasingly considered as an “attractor of hope”. It is a “laboratory”, that is the place where the future of 21st century society is going to be built: where the city capability to attract investments, creative activities, talents, people in a context of growing competition with other cities in the globalized economy appears more evident.

    What future? What development? What quality of life? How to improve the existing conditions? Which strategies, approaches and tools to make more “human” the evolutionary dynamic of the city?