Politica, poetica ed estetica di Ricardo Piglia
Abstract
L’articolo analizza l’impatto che Ricardo Piglia ha avuto sulla letteratura argentina, come lettore di Borges e della tradizione argentina prima, e come innovatore nella scrittura poi, e come l’autore abbia saputo rendere tanto le opere di finzione come i testi teorici veri e propri laboratori di ipotesi, strategie e tecniche capaci di offrire nuove risposte alla discussione sulla letteratura e la società. Dopo un’attenta distinzione tra la prima tappa nella scrittura di Piglia (permeata dall’influenza del dibattito marxista in letteratura negli anni Sessanta e Settanta) e la seconda (volta all’avanguardia e alla sperimentazione), inaugurata da Critica y ficción e che continuerà fino alle opere postume, la riflessione individuerà un filo conduttore tra le due tappe nel modo argentino di scrivere “come se fosse tradotto”, in quell’identità letteraria nazionale fondata sulla traduzione e transculturazione. Il saggio si sviluppa, in particolare, in tre sezioni: nella prima dedicata alla politica, verranno affrontati i concetti di autore come produttore e il concetto di valore nella sua scrittura; la parte dedicata alla poetica offrirà invece approfondimenti sull’ideologia letteraria di Piglia, trattando i legami tra critica e finzione e circoscrivendo le opere di genere delle non-fiction e quelle di stampo diaristico, comunque caratterizzate da elementi di (auto)finzione; l’ultima sezione, dedicata all’estetica, tratterà i principali dispositivi teorici e strategie utilizzate nelle scrittura di Piglia, tra cui il “segreto”, il “narratore inaffidabile,” il “soggetto scisso”.
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